Gamestop in crisi: le perdite costringono ad altri licenziamenti

La compagnia americana paga l'inesorabile declino del supporto fisico

di Davide Tognon

Il mercato dei videogame sta vivendo una transizione dal formato fisico a quello digitale, un processo che va avanti ormai da più di 20 anni (un esempio eloquente: la prima versione di Steam risale al 2003) e segue l'andamento generale del mondo della tecnologia. Appare ormai evidente da molto tempo che questo processo sia inevitabile e la sua logica conseguenza sta nel declino del supporto fisico, che si sta convertendo ad oggetto da collezione.

Il declino del supporto fisico va ovviamente a colpire le relative catene di distribuzione, in primis il leader del settore, ovvero Gamestop. Non è un caso se si parla da anni di crisi per Gamestop e non è un caso che la compagnia texana abbia provato a diversificare il suo business, introducendo nei negozi vari articoli di merchandise e provando a puntare su ambiti differenti, come quello degli NFT (senza avere fortuna). In questo contesto, non ci stupiamo che il CEO Ryan Cohen abbia predicato frugalità.


Gamestop: i numeri della crisi

Come riporta Reuters, Gamestop ieri ha annunciato cattivi risultati finanziari, che hanno costretto a tagliare un numero imprecisato di posti di lavoro. Nel quarto trimestre del 2023, la compagnia ha fatturato 1,79 miliardi di dollari, contro i 2,23 miliardi del medesimo periodo nell'anno precedente. Le spese sono calate, perché il numero di dipendenti durante il 2023 era già stato ridotto in maniera importante

Infatti, a febbraio 2024, Gamestop poteva contare complessivamente su 8.000 impiegati full time, più 13-18.000 part time. Un anno prima, c'erano 11.000 full time e 14-27.000 part time. Questi numeri sono destinati a ridursi ulteriormente con i nuovi licenziamenti, ma ciò non basterà a salvare Gamestop: ne è convinto l'analista Michael Pachter, secondo cui il livello delle vendite sia destinato a scendere fino a livelli insostenibili.