Due parole su Ghost Recon Breakpoint
Domani pubblicheremo la recensione di Ghost Recon Breakpoint. Ho sempre amato molto i tactical shooter Ubisoft, in entrambe le sue varianti: I Ghost, appunto e Rainbow Six. Ho anche apprezzato la deriva che la saga ha intrapreso a partire da Wildlands, dove si è affacciata per la prima volta, a suo modo, all’universo degli open world.
Ho amato in particolar modo la possibilità di giocare in cooperativa, perché dava veramente spessore al concetto di team working e ho chiuso un occhio su versante single player che portato davvero troppa carne al fuoco.
La mia speranza, su Breakpoint era che Ubisoft ritornasse sui suoi passi proprio su questo versante, cercando di snellire il più possibile la formula di gioco senza inzeppare missioni e sotto-missioni di dubbia utilità giusto per dare un senso a questo immenso mondo “aperto”.
Diciamo che sul versante delle novità non c’è di cui lamentarsi: il gioco porta diverse cose nuove, da un sistema di gestione del personaggio del tutto rinnovato e molto in linea con il mood dei Ghost, ad un rinnovato motore fisico che ha il pregio di variare postura e mobilità del vostro personaggio a seconda delle pendenze e della costituzione del terreno su cui si trova. Assolutamente pregevole. Il tutto all’interno di un ambiente che sembra essere preso pari pari da una mappa di Far Cry, con tanto di piante da raccogliere, acqua da conservare, bivacchi da accendere per trovare rifugio e riposo.
Ora il punto è: funziona davvero?
Eh, a domani.
Mica spoilero, che credete?