Famiglia Cristiana parla di GTA V
Come spesso accade, l'uscita di un titolo dalle "tinte forti" come Grand Theft Auto ha il potere di attirare l'attenzione della stampa anche non specialistica. Sappiamo benissimo che ci sono testate che parlano senza conoscere, senza provare, senza sapere. Non così pare essere l'articolo di Giuseppe Romano sul Blog di Famiglia Cristiana, il quale, seppur limitato da uno spazio editoriale modesto, riesce a fare una rapida e, a nostro parere, inecceppibile analisi del prodotto, contestualizzandolo nella polemica.
E' dunque nostro piacere riproporre l'articolo integralmente:
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Non sottovalutate GTA 5
È il gran giorno di GTA5, ovvero Grand Theft Auto, il gioco di Rockstar Games più famigerato del panorama. La storia del delinquente che si fa strada a suon di atti criminali, da interpretare in prima persona. Rigorosamente sconsigliato ai meno che diciottenni. Costato 265 milioni di dollari, come un blockbuster cinematografico, come nessun videogioco mai.
Non é la prima volta che parlo di GTA. E non sarà nemmeno l’ultima che traccio un distinguo per scongiurare “facili” moralismi. È lecito sentirsi infastiditi o anche più da un gioco che non esita a mostrare (e a far fare) azioni ripugnanti. Certo. Non é però così facile buttarlo a mare liquidandolo tra le fesserie.
Genitori ed educatori faranno bene a far rispettare il consiglio sull’età. Sappiano frattanto che il gioco é affascinante, e non per caso. Le caratteristiche “drammaturgiche” dei videogame, qui, vengono utilizzate al meglio: impersonare qualcun altro, calarsi in un ruolo, é un atto umanamente pieno di dignità e di gioia. Quale che sia il ruolo, ciò comporta un distacco critico che in arti di antica tradizione, come il teatro ma anche il cinema, non lascia posto a dubbi: nessuno critica l’attore che ha interpretato splendidamente il ruolo del “cattivo”.
Questo é il “meccanismo culturale” che giustifica, narrativamente, anche un gioco come GTA. Che a ciò aggiunge risorse e fattura da mille e una notte. Quindi, tutt’altro che una fesseria. Restano due fatti. Il primo: un bambino o un ragazzino non ha, semplicemente, le risorse culturali per mantenere quel distacco critico nel “farsi un altro” che invece in un adulto é auspicabile ci sia. Il secondo: se poi a un adulto non piace – come pure é molto possibile, perché davvero non c’é risparmio di contenuti sgradevoli – addossarsi il ruolo del delinquente per gioco, libero di non comprare GTA e di sconsigliarlo. Ma non di sottovalutarlo. [Giuseppe Romano]