Il mondo dei Videogiochi dopo la Sentenza della Corte Suprema

di Tommaso Alisonno

Correva l’anno 2005 quando il Senatore Leland Yee dello stato della California (distretto di San Francisco) scrisse una legge che impediva la vendita dei videogiochi “violenti” agli utenti minorenni. La legge venne poi firmata e dunque messa in vigore dall’allora Governatore della California Arnold Schwarzenegger, salvo poi essere immediatamente “congelata” da un ingiunzione del tribunale federale presso cui aveva fatto ricorso una class action guidata dalle varie industrie distributrici di videogiochi, riunite in associazione.


La causa si é protratta per anni con il nome di “Schwarzenegger v. Entertainment Merchant Association”, salvo poi essere rinominata “Brown v. Entertainment Merchant Association” quando il mandato dell’ex-star di Hollywood é terminato e un nuovo Governatore ha preso il suo posto. I termini esatti della causa sono naturalmente lunghi e complessi: ben novantadue pagine che i più titolati in materia legale possono trovare a questo indirizzo. Riassumendo ai minimi termini, la tesi attraverso cui l’associazione contestava la legittimità della legge rientrava nell’ambito del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, la quale sancisce e tutela la libertà di espressione sotto qualsiasi forma.


Questa causa é giunta recentemente a conclusione dopo aver superato il giudizio delle Corte Suprema, la quale con una votazione di 7-2 ha dato ragione all’associazione dei distributori. Il testo del provvedimento cita: “Così come libri e film, i videogiochi trasmettono delle idee attraverso un mezzo familiare e specifico. Gli studi psicologici riguardo l’esposizione ai videogiochi violenti non hanno finora dimostrato l’insorgenza di un aggressività sui minori. Siccome lo stato della California non ha applicato simili restrizioni agli altri Media, come ad esempio i cartoni animati della Domenica Mattina, la sua regolamentazione nei confronti dei videogiochi é da considerarsi decisamente esclusiva e immotivata.”


L’episodio, che ovviamente costituisce un precedente importante contro cui qualsiasi altro organo legislativo dovrà scontrarsi prima di tentare un provvedimento analogo a quello della California, ha suscitato commenti da tutto il mondo videoludico. John Riccitiello di Electronic Arts ha dichiarato che “Tutti vincono con questa sentenza: la Corte Suprema ha confermato il diritto costituzionale degli sviluppatori di videogiochi.” Bobby Kotick di Activision afferma “E’ un’importante vittoria contro gli attacchi selettivi e infondati subiti dalla nostra industria: la protezione dei contenuti é importante ma é per questo che abbiamo delle classificazioni apposite.” Ed kaufman di THQ aggiunge che “Oggi siamo dalla parte di ESA e ESRB: la Suprema Corte ha sancito che le limitazioni nello sviluppo dei videogiochi sono anticostituzionali.”


E il senatore Yee? Senza fare esplicite accuse, ma é facile leggere tra le righe delle sue dichiarazioni, ha detto che “Wal-Mart [una famosa catena di ipermercati Americana] e le industrie di videogiochi continueranno a incassare miliardi a spese della sanità mentale dei nostri figli e della salvezza della comunità. E’ semplicemente sbagliato che l’industria dei videogiochi possa mettere i propri profitti al di sopra dei diritti dei genitori e della salute dei figli.”