Il morso del coniglio - Corsi e ricorsi nell'horror psicologico
Cosa non ha funzionato in una storia che tra cast, troupe e suoni meritava molto di più
De Il morso del coniglio - Run Rabbit, Run ne avevamo già parlato al momento del lancio. Si tratta di un film australiano in odore di déjà vu, diretto da Daina Reid e interpretato da Sarah Snook e Lily LaTorre.
Opera che dimostra di essersi un po' troppo piegata alla conformità di genere, dove ha prevalso il rifugio nei cliché perché le idee scarseggiavano o non c'era vera voglia di mettersi in gioco e (forse) rischiare di più.
Sarah è un medico della fertilità con una solida conoscenza del ciclo della vita. Quando è costretta a dare un senso al comportamento sempre più bizzarro della figlia Mia, si ritroverà a mettere in discussione le sue stesse convinzioni e affrontare i fantasmi di un difficile passato.
Tutto sommato il luogo geografico in cui è collocata la vicenda ha relativamente significato, stavolta l'Australia a far da sfondo a traumi familiari, storia di madre e figlia che lottano per sopravvivere a venti di antica follia. La tensione avrebbe potuto essere ben altra, dove resta poco tra le mani tra estetica e narrazione, guadagnando ulteriormente mordente e salvandosi proprio alle battute finali, nonostante le forzature e gli elementi scontati.
Opera che si affida più al suono che all'impatto visivo, senza riuscire a essere mai realmente imprevedibile.
Peccato, perché Il morso del coniglio è diretto con buona mano da Daina Reid (tra i registi della notevole serie Apple TV+ Shining Girls), così come è recitato e vanta cast e troupe di talento. Purtroppo la poca ambizione dello script finisce per metterlo in ombra.