Il Time difende i videogame riguardo alla strage di Oslo

di Fabio Fundoni

Solitamente registriamo dichiarazioni, articoli e servizi degli organi d'informazione generalista che tendono (dicesi eufemismo) a spostare l'attenzione riguardo a stragi di vario tipo sui videogame, perennemente incolpati nei modi più disparati di essere causa di varie tragedie. Avevamo già parlato dello scalpore che aveva creato la dichiarazione di Andres Breivik, fautore della strage di Oslo (isola di Utoya), che asseriva di essersi allenato a sparare giocando a Call of Duty e ora, con il processo in corso a Breivik, torna puntuale l'argomento videogame legato all'accaduto.


Vari organi di stampa si sono scatenati grazie alle nuove dichiarazioni dell'assassino che ha detto che Call of Duty é stato perfetto per allenarlo all'uso del mirino dei fucili moderni, ma che ha utilizzato anche un anno per giocare a World of Warcraft, dedicandosi a sessioni anche di 16 ore al giorno per estraniarsi dal mondo reale e organizzare al meglio il suo piano.


Fuori dal coro ha però cantato il Time che ha scritto che é impossibile legare WoW alla pianificazione di un attentato e che rimane un semplice passatempo. Allo stesso modo viene graziato Call of Duty. La testata afferma che dichiarare un videogame di guerra causa o motivo dell'atto sarebbe come condannare tutti i poligoni di tiro per ogni uso sconsiderato di armi da fuoco.


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