Insulti omofobi e scuse del campione di Call of Duty

Censor si scusa per la condotta online

Insulti omofobi e scuse del campione di Call of Duty

Una cosa è certa: difficilmente avremo mai nelle librerie un trattato intitolato "Lo Zen e l'arte di giocare a Call of Duty"; questo perché le sessioni di Multiplayer Online a questa o altre saghe di FPS (e non solo) sono costruite ad arte in modo da far uscire dai gangheri i giocatori, e molte di queste sono arcinote per l'incipiente tossicità dei frasari adottati in chat.

Ma anche se a tutti capita, presto o tardi, di lasciarsi andare e sparare qualche insulto ad avversari e compagni di squadra, fortunatamente esiste ancora un minimo di netiquette che condanna in maniera draconiana determinati eccessi, come ad esempio gli insulti razzisti od omofobi. È saltato dunque agli onori della cronaca il comportamento tenuto da Doug “Censor” Martin, il capitano dei Boston Breach e due volte ex-campione nazionale di Call of Duty che nel corso di una recente sessione di gioco trasmessa in streaming ha adoperato uno specifico termine di quest'ultimo tipo (la cosiddetta "parola con la F") con l'intento di esprimere disprezzo per il suo compagno di team.

Dal video si evince che lo stesso Censor si rende conto di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire subito dopo averla detta, ed infatti le scuse non si sono fatte attendere a lungo: quella sera stessa, all'una di notte, Martin ha infatti replicato alla segnalazione chiedendo venia: "Se aspettassi ancora non sarebbe giusto. Se capirete lo apprezzerò, ma capirei se non lo faceste. Ad ogni modo, so che questo è l'unico modo in cui voglio procedere. Ho commesso un errore e detto una parola che non avrei dovuto dire. Ho lasciato che qualcuno entrasse nella mia pelle e ho detto la parola con la F. Non ne vado fiero. Non ne sono felice. Sono sinceramente deluso da me stesso perché nonostante ciò che tutti potrebbero pensare non è assolutamente qualcosa a cui penso o qualcosa che direi mai nella mia vita privata."

Insomma: Censor [di nome ma non di fatto] invoca una sorta di Jekyll/Hyde situation legata all'adrenalina del momento e si appella alla clemenza dei suoi follower. Al momento non sappiamo se Activision, ora patrimonio di Microsoft, prenderà provvedimenti nei suoi confronti per l'episodio.

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