Kojima bacchetta i colleghi nipponici

di Fabio Fundoni

Intervistato durante la manifestazione per il venticinquesimo compleanno della saga di Metal Gear, Hideo Kojima é voluto tornare sul discorso della crisi vera o presunta degli sviluppatori nipponici. Secondo Hideo i team giapponesi peccano per una mancanza di globalizzazione che si nota su due elementi: la tecnologia e l'ambientazione. Da un lato molti team non hanno il "coraggio" di guardare fuori dal Giappone per migliorare le proprie competenze tecniche, dall'altro non riescono a capire che alcune ambientazioni sono troppo giapponesi per piacere alla massa americana ed europea.


Kojima dice che, ad esempio, ambientare un titolo nei quartieri di Shibuya e Shinjuku sia un qualcosa capace di allontanare pubblico e quindi investimenti. Il riferimento é ovviamente indirizzato alla saga di Yakuza, ambientata nel quartiere fittizzio di Kamurocho che riprende le due zone di Tokyo citate da Kojima. Ci chiediamo però se quel che auspica il papà di Snake non segnerebbe un appiattimento delle caratterizzazioni verso un unico modello globale, con la perdita degli elementi portanti e imprescindibili di alcune saghe come, appunto quella di Yakuza.


Se, ad esempio, levassimo la profonda anima giapponese che pervade le avventure di Kazuma Kiryu, portandole magari in una anonima città americana, levando il codice d'onore yakuza e cancellando i tatuaggi tradizionali dei nostri eroi, forse avremmo vendite migliori, ma perderemmo una perla di originalità per avere l'ennesimo action troppo simile a molti altri titoli.