La casa che brucia – Miniserie Netflix che tira dentro
Intrighi familiari, ricerca della verità e vendetta sono gli ingredienti principali di un'avventura thriller molto richiesta
La casa che brucia è una miniserie diretta da Yuichiro Hirakawa (regista del live action The promised Neverland) e sceneggiata da Arisa Kaneko (live action Orange). È basata sul manga josei (fumetti per donne) Mitarai-ke, Enjou suru di Moyashi Fujizawa. Thriller vecchio stile che soddisferà le aspettative di chi cerca qualcosa di breve durata e sicuro intrattenimento.
Interpretato da Mei Nagano (Kenshin, il guerriero samurai), Asuka Kudou (Kuragehime) e Ren Hanami (Makanai), ha debuttato lo scorso luglio su Netflix e da allora sta riscuotendo un grande successo sulla piattaforma. Opera breve ma intensa con elementi di una appassionante narrazione e il valore aggiunto che gli 8 episodi durano solo 45' minuti ciascuno. Scelta produttiva in controtendenza rispetto a molte serie asiatiche che superano agilmente i 60' minuti.
Ci sono false identità, segreti dal passato, perfidia e cattiveria in raffinata quantità, soggetti dalla dubbia posizione che si stenta a capire se siano alleati o doppiogiochisti, una protagonista che rischia di perdere se stessa mentre cerca di realizzare la sua vendetta. Uno sviluppo piuttosto dinamico delle diverse trame che facilmente intrattiene e sa come tenere incollati fino alla fine.
Va da sé che si tratta di una serie che non va molto per il sottile praticamente in nessuno dei temi trattati, scontrandosi probabilmente anche con sconosciuti atteggiamenti culturali o di grossolanità narrativa per via dei minuti contati: come un padre che non considera minimamente le figlie per 13 anni e poi riprende i contatti come se nulla fosse. L'epilogo è conclusivo, chiude tutte le trame e difficilmente resta tempo per annoiarsi.