Microsoft vuol negare il Game Pass ai dipendenti: Spencer interviene

Un po' di maretta negli uffici di Redmond, allarme rientrato

Microsoft vuol negare il Game Pass ai dipendenti Spencer interviene

Una prassi piuttosto comune per le aziende fornitrici di servizi è quella di includere detti servizi sottoforma di benefit ai loro dipendenti: alla regola non sfugge Microsoft, che finora ha sempre incluso in tutti i suoi contratti un abbonamento a Xbox Game Pass Ultimate, ossia il pacchetto più ricco e corposo di giochi gratuiti e in cloud gaming presenti su PC e Console.

Questa prassi ha rischiato di bloccarsi: lo scorso 2 Novembre infatti una circolare interna degli uffici di Redmond ha comunicato ai dipendenti non direttamente impiegati nella divisione Xbox - si parla di circa 200.000 anime - che a partire dal 1° Gennaio 2024 l'abbonamento in questione sarebbe stato discontinuato e che eventualmente avrebbero potuto rinnovarlo con uno sconto. Trattandosi di un abbonamento che costa ben 17 $ al mese (e che è anche incrementato di prezzo lo scorso Giugno, quando era ancora a 15 $) la cosa non è stata ben accolta dai dipendenti in questione: The Verge racconta che le proteste sono arrivate direttamente alle orecchie di Phil Spencer, capo della divisione Xbox, il quale è letteralmente caduto dalle nuvole e ha promesso di indagare sul provvedimento.

E così effettivamente ha fatto: solamente il giorno successivo è sempre The Verge a riportare la risposta che San Phil protettore del gaming ha inviato ai dipendenti scontenti prima di ascendere nuovamente alla sua paradisiaca nuvoletta: "Dopo aver esaminato la questione col team, posso confermare che non ci sarà alcuna variazione nella disponibilità di Game Pass nel 2024. Se avete accesso all'offerta Geme Pass oggi continuerete ad avere accesso. Apprezzo il tempo che avete speso per informarmi e mi scuso per le domande e la confusione creata. E grazie per supportare Xbox."

Leggendo tra le righe della dichiarazione sembra insomma che il benefit ridimensionato possa essere una condizione retributiva destinata ai futuri dipendenti e non a quelli attuali. Oppure si tratta di un'inversione a U per evitare un danno d'immagine? Non lo sapremo mai...

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