Namco Bandai stringe i controlli
Stando a quanto riportato da Bloomberg, Namco Bandai é in procinto di modificare la propria politica aziendale accordando meno libertà (e fiducia) ai team di sviluppo d'oltremare, colpevoli a quanto pare di non aver soddisfatto le aspettative dell'azienda.
"Abbiamo trovato insoddisfacente la qualità e i tempi di sviluppo dei titoli realizzati per noi da team d'oltremare - ha dichiarato il presidente Shukuo Ishikawa - Gli studi stranieri potranno ancora proporre e sviluppare giochi, ma il nostro staff Giapponese supervisionerà il processo più da vicino."
Per fare qualche esempio di "flop" oltreoceanico, si può citare Clash of the Titans, che ha venduto 250,000 copie contro le 700,000 previste, oppure Dead to Right: Retribution, fermo a 350,000. Per questi motivi, Namco Bandai ha infatti ridotto drasticamente le proprie aspettative su titoli come Splatterhouse o Majin and the Forsaken Kingdom. Un esempio ancora più calzante é quello del marchio Surge, istituito dall'azienda nel 2008 e finora applicato al solo titolo Afro Samurai.
Il presidente Ishikawa però non ha in programma di "tagliare i ponti" con l'occidente: l'azienda mira infatti a portare il proprio fatturato estero al 50% di quello totale entro il 2016 - contro l'attuale 30%.