Obiettore di Coscienza arrestato perché gioca a PUBG

Accade in Corea del Sud

Obiettore di Coscienza arrestato perché gioca a PUBG

Sebbene in Italia il servizio militare obbligatorio - che è comunque previsto dalla Costituzione - risulti sospeso sin dal 2005, in molte altre nazioni del mondo è una pratica tutt'ora valida e attiva. Ed esattamente come succedeva in Italia fino ad una ventina di anni or sono sono parecchie le persone che cercano, se possibile, di evitare di prestare detto servizio.

Una delle ragioni che molte nazioni reputano ammissibile per evitare il servizio di Leva obbligatorio è quella dell'Obiezione di Coscienza, ossia l'affermazione di ripudiare la guerra e la violenza, l'uso delle armi e così via per ideali morali e/o religiosi e dunque il rifiuto categorico del far parte di una forza armata. L'Obiezione di Coscienza, però, deve anche essere comprovata e determina una serie di conseguenze: tanto per dirne una, gli obiettori di coscienza in Italia non possono conseguire il porto d'armi - neanche per caccia, legittima difesa o attività sportiva al poligono di tiro - e naturalmente non possono partecipare ai concorsi pubblici per i corpi di Polizia e Guardia di Finanza né essere impiegati come guardie giurate.

In altre nazioni, addirittura, la condotta di vita del sedicente obiettore viene passata al setaccio e qualsiasi sgarro può essere motivo per dichiarare mendaci le sue rivendicazioni morali. È quanto accade in Corea del Sud secondo quanto riportato da The Korean Herald: un uomo ha cercato di evitare i 18 mesi di servizio militare obbligatorio dichiarandosi obiettore di coscienza, ma la corte ha rifiutato le sue dichiarazioni. Il motivo: l'uomo è un accanito giocatore di Player Unknow BattleGround, noto videogioco battle royale in cui, come certamente saprete, lo scopo è proprio quello di abbattere i giocatori avversari a colpi (prevalentemente) di armi da fuoco.

"L'imputato non ha impiegato alcuno sforzo nel diffondere o realizzare ciò che dichiara essere un suo credo ideologico - sono le motivazioni - e ha ammesso di aver frequentemente giocato al videogioco Battleground, che consiste nell'uccidere personaggi con armi da fuoco in una realtà virtuale. Il videogioco è differente dalla realtà, ma il fatto che l'imputato - che dichiara di star rifiutando il servizio miltare basandosi sui suoi ideali che si oppongono alla violenza ed alla guerra - ami questo tipo di giochi porta la corte a chiedersi se la sua obiezione di coscienza sia autentica."

L'uomo, la cui identità non è stata resa pubblica, è stato dunque condannato a 18 mesi di reclusione e di lavori socialmente utili, ossia un tempo pari a quello in cui avrebbe dovuto servire sotto le armi.

Non critichiamo né giudichiamo le decisioni della corte Sudcoreana, di cui ovviamente rispettiamo l'autorità, ma speriamo ci sia permessa almeno una domanda: l'imputato sarebbe stato dichiarato colpevole anche se, anziché a PUBG, avesse giocato assiduamente a Risiko! o a Scacchi? Perché, sapete: anche quelli, alla fin fine, sono simulazioni di guerre e battaglie...

Iscriviti alla Newsletter

Resta aggiornato sul mondo Gamesurf: anteprime, recensioni, prove e tanto altro.

ISCRIVITI