Schegge di paura – Il 4K che non ti aspetti
Realizzazione tecnica in parte sottotono rispetto a un film del 1996
L'arcivescovo di Chicago viene trovato seminudo, accoltellato e punito con inverecondo sadismo. Unico indiziato il giovane Aaron, disadattato che l'alto prelato prese sotto la sua ala protettrice. Con gli indumenti imbrattati di sangue, il suo è il tipico caso “pro bono” che l'arrivista e arrogante avvocato Martin fa di tutto per assicurarsi, accendendo ulteriormente i riflettori sulla sua immagine pubblica.
Schivo, gentile e maledettamente timido, l'animo di Aaron cozza con l'evento delittuoso, per cui il legale invita una psichiatra a studiarne il comportamento. I ripetuti incontri e diversi approcci del medico fanno affiorare una devastante doppia personalità, mentre l'investigatore dello studio insegue la pista di un terzo uomo che Aaron afferma aver visto di sfuggita prima di perdere i sensi.
Veterano della televisione, nel 1996 Gregory Hoblit (Hill Street Blues, L.A. Law, NYPD Blue) debuttava in questo lungometraggio. Basandosi sul romanzo best seller di William Diehl del 1993, il regista e gli sceneggiatori Steve Shagan e Ann Biderman misero insieme un dignitoso thriller dal retrogusto anni '80, che almeno nella prima parte non sfigura. Con una Frances McDormand discretamente sprecata, nel resto del cast ricordiamo Laura Linney (The Truman Show, Potere assoluto) nel ruolo dell'avvocato della Procura, Andre Braugher (Glory – Uomini di gloria), Steven Bauer (Scarface) e Jon Seda (Sunchaser).
Girato analogico 35 mm molto sensibile alla luce (500 ASA), non abbiamo la certezza che si tratti di materiale nativo 4K come segnalato in rete, formato immagine 1.78:1 dichiarato “Full Frame”, quindi con maggiori informazioni nelle aree prossime ai bordi superiore e inferiore rispetto alla mascheratura 1.85:1. Risoluzione 3840 x 2160/23.97p, codifica HEVC su BD-66 doppio strato. Il tipo di pellicola è accompagnato da inevitabile grana piuttosto evidente, che qui sembrerebbe essere rimasta nella sua interezza.
La visione d'insieme è gradevole ma non c'è particolare risalto degli elementi inquadrati già a partire dal primo piano, così come la comparativa con la controparte Blu-ray/Full HD, inclusa, non rivela grosse distanze se non per i punti luce e in parte la ricchezza cromatica. In tal senso il Dolby Vision ha sicuramente aiutato ad avvicinare al lavoro del cinematographer Michael Chapman (Il fuggitivo, Taxi Driver, Toro scatenato tra i tanti), ma si tratta di differenze avvertibili perlopiù affiancando le due immagini.
Traccia audio Dolby Digital 5.1 canali (640 kbps) italiana a malapena sufficiente a restituire una scena sonora che favorisca la narrazione, poco dinamica e presente specie sui canali posteriori, favorisce almeno le transizioni musicali. Migliore ma comunque non eccelsa l'originale Dolby TrueHD inglese 5.1 (24 bit), che alimenta con maggiore spessore l'intera colonna sonora. Non sono presenti extra, mentre l'edizione statunitense offre vari supplementi del passato con l'aggiunta di un nuovo approfondimento sulla produzione.