Shawn Layden a ruota libera: acquisizioni, brand, conservazione dei giochi

L'ex-dirigente di Sony dà una sua visione dell'attuale stato dell'industria

di Tommaso Alisonno

Sono ormai 4 anni che Shawn Layden ha lasciato il suo incarico di CEO presso Sony Computer Entertainment America, ma il suo ruolo nell'industria è lungi dall'essere finito, specie se si considera che dal 2022 è consulente di Tencent Studios. Recentemente, l'ex-dirigente si è espresso sia nel corso del GamesIndustry.biz Investment Summit sia in un'intervista rilasciata al podcast Lan Parties, ed in entrambe le circostanze si è soffermato sulla situazione attuale dell'industria.

Uno dei fenomeni che attualmente gli ha dato da pensare è la tendenza delle software house a consolidare piuttosto che ad innovare, spesso includendo nel loro ecosistema team più piccoli e cercando così di stabilire dei gruppi sempre più grossi. "Per prima cosa Il consolidamento può essere un nemico della creatività - ha detto - Penso anche che l'aumento dei costi nell'industria del gaming sia una minaccia esistenziale per tutti noi. E lo è anche l'ingresso nel settore di industrie note come 'i barbari alle porte'." con riferimento a multinazionali non originariamente dedicate al gaming come Google, Netflix, Apple o Amazon [Layden lo sa che Sony ha iniziato coi registratori musicali su nastro magnetico? Così, per sport...]

In realtà Layden ha sempre più o meno criticato la tendenza alla creazione di blockbuster da centinaia di milioni di dollari di sviluppo e della durata di 40-60 ore: secondo lui questi lavori portano le compagnie a cercare di ridurre i rischi riproponendo i brand a botte di sequel e proponendo franchise hollywoodiani. Anche la tendenza delle grosse imprese, come Sony, Microsoft o Take-Two, ad acquisire team minori per poi sfruttarli in questi progetti è vista da Shawn come una minaccia alla creatività.

"La mia preoccupazione a proposito del consolidamento è che spesso questo impatta sulla creatività. Per capirci, si prende qualche tipo di piccolo, indipendente e selvaggio studio, lo si porta dentro un ampio conglomerato ed essenzialmente lo si rallenta. Più sei grosso, più il tempo rallenta. Sono anche preoccupato quando gli studios vengono acquistati perché invece di dar loro modo di realizzare i loro giochi possano invece essere assorbiti in un'impresa più grossa che sta realizzando un gioco più grosso. Se sapeste quanti studios sono coinvolti nella realizzazione di un blockbuster sareste shockati."

Ovviamente Layden non vede solo il lato oscuro della medaglia: ammette infatti che l'acquisizione ha in passato salvato molti team talentuosi dal fallimento e la chiusura: "Sono solo preoccupato di ciò che può fare all'impulso alla creatività di uno studio: potranno mantenere viva quella sorta di creatività indipendente o saranno semplicemente assorbiti? Solo il tempo ce lo dirà, ma è un po' preoccupante. Quando si passa da centinaia di voci a una dozzina di voci, perdi delle voci..."

Anche la varietà di generi ne risentirebbe: "Se continuiamo a reiterare quei quattro o cinque generi non raggiungeremo nuovi giocatori, perché sono persone che hanno già detto 'non siamo interessati a questi generi'. Non illudetevi che qualcuno che ha detto 'No' a Call of Duty negli ultimi 15 anni possa improvvisamente dire 'Sì' a Call of Duty."

Infine, Layden si è soffermato sulla questione della conservazione dei giochi: parliamo del fatto che i titoli di sistemi non più recentissimi ma ancora validi, come per esempio PS3, non siano sempre giocabili sui nuovi a meno di retrocompatibilità, remaster o versioni digitali. "La conservazione è importante - dice Layden - Spero che sempre più persone nell'industria, soprattutto le grandi società, comincino a realizzare che c'è una responsabilità morale. Non dovremmo buttare via la roba che facciamo. Questa è roba che dovrebbe rimanere in giro per molto tempo perché le future generazioni ne possano godere nello stesso modo in cui ne abbiamo goduto noi ed è criminale che non stiamo facendo di più per proteggerla."