Sony risponde al Congresso: implicati Anonymous?

Come comunicato ormai é di dominio pubblico, la vicenda soprannominata PSNgate ha ormai raggiunto dimensioni internazionali, che coinvolgono organi giuridici che vanno dal Congresso degli USA, all'FBI, al governo Australiano a Class Action Canadesi.


Soddisfacendo le richieste del Congreso, il presidente Kaz Hirai ha inviato una lettera, visionabile nell'archivio immagini del Blog ufficiale PlayStation, che riassume tutti i fatti nei limiti in cui la stessa azienda ne é a conscenza.


Scartabellando il documento non emergono particolari novità: vengono nuovamente citate le date in cui é stato verificato l'attacco e pertanto é stato operato lo switch-off; viene confermato il fatto che la comunicazione dell'avvenuto furto dei dati personali sia stata promulgata solo in data 26 Aprile perché verificata non prima del 25; si ripete che i dati delle carte di credito, seppure sottratti, sono criptati e alla data attuale nessun istituto di credito ha segnalato frodi riconducibili agli accadimenti.


Emerge però per la prima volta un dettaglio: in uno dei server é stato ritrovato un file intitolato "Anonymous" riportante la frase "We are legion", ossia lo slogan - per l'appunto - del gruppo di hacker che si firma Anonymous. Il gruppo era stato già in precedenza colpevole di un attacco ai server del PSN, con intenti puramente dimostrativi, salvo poi dichiarare che avrebbe evitato ulteriori attacchi per non danneggiare gli utenti finali.


A sostegno di questa tesi, subito dopo l'attacco di fine Aprile, il gruppo ha immediatamente dichiarato la propria estraneità ai fatti. Il file rinvenuto durante l'indagine getta però un'ombra sulle loro dichiarazioni, anche se ovviamente potrebbe trattarsi del più elementare sistema di depistaggio architettato dall'intruso per concentrare i sospetti sui "Soliti Sospetti".


Tanto é bastato però perché Anonymous promulgasse un nuovo annuncio, in cui protesta nuovamente la propria estraneità, specificando che simili attentanti non rientrano nei loro interessi.


"Se verrà condotta un'investigazione onesta e legittima a proposito del furto delle carte di credito, Anonymous non verrà smentito - dice l'annuncio - Anche se siamo un gruppo distribuito e decentralizzato, i nostri 'capi' non accettano il furto di carte di credito. Siamo interessati all'erosione della privacy, la diffusione del feudalesimo aziendale, l'abuso di potere e le motivazioni dei dirigenti e leader che si credono immuni personalmente e finanziariamente per le azioni che svolgono in nome di aziende e uffici pubblici."


E le indagini proseguono...