Square Enix e la globalizzazione

di Tommaso Alisonno

Il presidente di Square Enix, Yoichi Wada si esprime a proposito della globalizzazione dei videogiochi, e del perché questa a suo parere non sia riuscita finora né ai Giapponesi né agli occidentali. Secondo lui, il punto della situazione é che la concezione del gioco non dev'essere né Nippo-centrica né Americo-centrica, ma "Network-centrica", che poi é quello che stanno tentando di realizzare.


"Per raggiungere questo risultato - dice Wada - lavoriamo a progetti di collaborazione tra Eidos e il nostro studio di Tokio. Prendiamo l'esempio di Deus Ex: Human Revolution: il gioco é in sviluppo a Montreal, ma il Trailer é stato preparato a Tokio. Questo tipo di collaborazione migliora il dialogo e porterà a qualcosa di nuovo."


"La sfida della globalizzazione risiede nell'attrarre clienti con gusti differenti. Sega ha fallito. Konami ha fallito. Namco Bandai ha fallito. Le SH occidentali hanno fallito nelle vendite in Giappone. Nessuno ha avuto successo nella globalizzazione. Ma se hanno fallito é stato perché si sono sempre basati su direzioni giapponesi: capi giapponesi che commissionavano giochi agli sviluppatori occidentali."


Insomma: "Non bisogna cercare di fare tutto nella maniera giapponese" ma piuttosto cercare un approccio culturalmente più rispettoso.

"Abbiamo acquisito Eidos, e così facendo l'abbiamo incorporata nel nostro gruppo e sono divenuti parte della nostra famiglia: non sono i nostri nuovi schiavi."


"Infatti, il CEO di Eidos é il capo della divisione europea di Square Enix, e lo studio di Eidos é trattato in maniera assolutamente analoga allo studio giapponese. Quello che volevo creare é un sistema in cui gruppi etnici completamente differenti possano coesistere nella stessa compagnia. Ecco perché Eidos gode di una specifica sussidiaria. E' importance che ciò che sta in America sia gestito da Americani, così come in Europa e in Giappone. Le persone sono legate alla loro cultura e devono parlare la loro lingua."


"Gli errori che ho visto finora nascevano quando i Giapponesi cercano di fare tutto alla maniera Giapponese, imponendo i lavoratori Giapponesi alle altre aree del mondo"


"Al momento circa il 30-40% dei nostri dipendenti non sono Giapponesi, e limitandoci allo sviluppo del software la percentuale sale al 50%. Mi piace parlare con persone di differenti culture e da loro ricevo idee per gli affari. E' estremamente interessante"