Vi presentiamo l'horror italiano The Town of Light
Abbiamo il piacere di presentarvi The Town of Light, un nuovo gioco horror sviluppato dagli italiani di Lka.it, team indipendente di talenti nostrani. Il titolo è ambientato nel manicomio di Volterra, e si è già fatto notare al Game Connection dell'anno scorso, oltre ad aver ottenuto un grande successo su Greenlight. Eccovi un po' di dettagli rilasciati dal team stesso, riguardo a giocablità e storia:
The Town of Light è un’esperienza esplorativa psicologica in prima persona con ambientazioni e personaggi ispirati ad eventi e luoghi reali, realizzato dallo studio indipendente Lka.it L'obiettivo è quello di ricreare per il giocatore, le esperienze, le angosce, i drammi che fino alla fine del secolo scorso venivano vissuti dai pazienti ricoverati nei manicomi, il disagio della malattia mentale e gli orrori delle istituzioni totali che la “trattavano”. L'azione di gioco è ambientata in uno dei più grandi manicomi esistiti in Italia, che arrivò a contare fino a 5000 internati, situato nella città di Volterra; istituzione dalla storia controversa e poco nota.
I primi mesi di lavoro sono stati spesi con un lungo lavoro bibliografico e frequenti visite nella location. Per darvi una idea di quanto inquietante sia senza esser calata nel medium videoludico, guarda questa galleria di foto
Il titolo ha trovato un grande riscontro a livello internazionale, divenendo in pochissimo tempo Greenlit su Steam (il più grande distributore di videogiochi al mondo). A livello internazionale ha vinto l'award in "Story & Storytelling" presso la Game Connection Europe 2014 svoltasi a Parigi.
Stiamo ricreando fedelmente una delle zone più tristemente note di questo sanatorio, comprendente i padiglioni Charcot e Ferri, non solo con visite “autorizzate” sul posto, ormai abbandonato, ma anche documentandoci attraverso varie testimonianze di ex pazienti, dottori e infermieri.
Il gioco è in rilascio a fine 2015 per PC, Mac, Linux. Particolare attenzione è stata riposta nella compatibilità con Oculus Rift per creare una esperienza ricca di paura e tensione come mai visto prima d'ora.
“Storia”
The Town Of Light racconta la storia di Renèe, una giovane donna schizofrenica, che si svolge tra la fine degli anni 30 e l’inizio degli anni 40 a Volterra, questa scelta dipende essenzialmente da due fattori:
- Il primo è che quelli sono stati probabilmente gli anni più interessanti e controversi nella storia dell’istituzione manicomiale italiana, anni in cui non erano ancora arrivati gli psicofarmaci, in cui i manicomi erano sovraffollatissimi ed il trattamento dei ricoverati era particolarmente complesso, anche a causa della carenza cronica di personale.
- Il secondo elemento è la scelta del luogo: Volterra.
La scelta non è legata a quella che è stata la storia peculiare del manicomio di Volterra, se pure estremamente interessante e particolare. Il nostro gioco potrebbe essere ambientato in qualsiasi manicomio. La scelta di Volterra è dovuta al fatto che il complesso ospedaliero è particolarmente affascinante e adatto da un punto di vista architettonico ad essere scelto come location per un videogioco, in quanto suddiviso in numerosi padiglioni di dimensioni relativamente ridotte, immersi in un grande e affascinante parco che sarà protagonista della storia al pari degli interni dei padiglioni.
Lo scopo del gioco non è quello di attaccare la psichiatria e la sua storia, ma semplicemente quello di far scoprire, a chi non la conosce, la terribile realtà dell’istituzione manicomiale in quegli anni.
Cercheremo di vedere sempre le cose da due punti di vista:
da una parte quello del ricoverato che subiva la perdita dei propri diritti civili, veniva sottoposto a terapie violente da shock a cui non poteva sottrarsi, e viveva la terribile sofferenza della malattia mentale.
Dall’altra quello di chi lavorava in questi ospedali in condizioni difficilissime, in numero non sufficiente, spesso con una preparazione inadeguata e frustrato dall’impotenza di fronte al vero mostro: la malattia mentale.
"La realtà sembra assottigliarsi, tutto perde il consueto ordine, manca la capacità di osservare. Mi ritrovo senza pelle ed ogni alito di vento è terribilmente doloroso.”
“Meccaniche di gioco”
Il gioco è un'esperienza psicologica in prima persona che ha come protagonista una giovane donna schizofrenica che passò buona parte della sua vita in un manicomio.
La voce di Renèe ci accompagnerà nell'esperienza di gioco e attraverso il suo sguardo rivivremo la sua storia ed il suo dramma personale. Dovremo cercare di ricostruire la sua personalità, esplorando liberamente l'ambiente, reperendo documenti, rivivendo le sue allucinazioni e cercando di interpretare quello che la sua voce via via cercherà di comunicarci.
Questa è in sintesi la storyline principale del gioco, storyline che vedrà diversi possibili finali e sarà affiancata da esperienze parallele, liberamente affrontabili che ci permetteranno di approfondire la conoscenza del manicomio e della nostra protagonista.
Cercheremo di narrare questa storia con la dovuta delicatezza e rispetto. La storia di Renèe non è realmente accaduta, ma è "storicamente attendibile", abbiamo tratto ispirazione da storie reali e documentarie, cercando di mantenere una credibilità storica e psicologica, senza mai trascendere nel sovrannaturale.
Non ci saranno “porte da aprire” con “chiavi da trovare” ne puzzle da risolvere. Non ci saranno zombi, complotti nazisti o mostri che compaiono all'improvviso.
La componente "horror" del gioco è determinato dalla realtà storica del manicomio e dal disagio della malattia psichica.
“Ambientazione”
Il gioco è ambientato nei nostri giorni, questa scelta è stata fatta per mostrare lo stato di degrado in cui versano oggi molti delle strutture degli ex ospedali psichiatrici in Italia.
Visitando gli ambienti nelle condizioni odierne rivivremo la storia della protagonista ( ambientata negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale) attraverso ricordi e flashback.
Abbiamo ricostruito Il padiglione Charcot con cura maniacale per i dettagli, abbandonato e pericolante esattamente com’è oggi. Al suo interno, però, non c'è quasi più nulla e non disponendo di una documentazione precisa dell’epoca abbiamo deciso, per quanto riguarda arredamento, apparecchiature mediche e reparti, di non vincolarci ad un periodo specifico, ma di spaziare liberamente in quelli che sono stati gli anni di ricovero della nostra protagonista, che partono alla fine degli anni 30 per giugngere fino alla chiusura degli ospedali psichiatrici avvenuta a seguito della legge 180 del 1980.
“Oculus”
Durante la prima fase di sviluppo di The Town Of Light abbiamo scoperto Oculus VR, abbiamo subito capito che si trattava di una periferica perfetta per il nostro titolo e abbiamo subito deciso di affiancare alla tradizionale versione per monitor, la versione Oculus, non come una pura e semplice implementazione dell’hardware, ma con alcune modifiche e peculiarità a livello di gameplay.
Oculus rivoluziona talmente l'esperienza di gioco, grazie all’incredibile immersività, che ci ha subito spinto subito a pensare a nuove meccaniche per sfruttarlo al meglio, Potete da subito scoprire il “Trailer Oculus” ovvero l'equivalente di un video, ma visualizzabile con Oculus; un percorso guidato attraverso l'ambientazione del gioco dove potrete guardarvi attorno per cominciare ad assaporare le sensazioni che questi luoghi riescono a trasmettere.
“Gli ammalati a letto, lasciati nei loro escrementi sono lavati da altri ammalati che provvedono con una spugna e una vecchia latta vuota…”
“Il Manicomio”
Il ricovero nel manicomio in Italia, come in moltissimi altri paesi, comportava la completa perdita dei propri diritti, non si poteva più decidere per se stessi.
Il ricovero avveniva in modo coatto, Il malato non poteva possedere più nulla, le terapie più pericolose venivano applicate senza bisogno del suo consenso, spesso le lettere che i pazienti scrivevano alle famiglie e viceversa non venivano recapitate. Il paziente dipendeva in tutto dalle decisioni dello medico che lo seguiva:
il diritto a ricevere la visita dei propri familiari, le terapie, o l'eventuale fine del ricovero, le terapie, tutto avveniva ad insindacabile giudizio dello psichiatra.
I manicomi, soprattutto negli anni in cui la nostra storia è ambientata, erano sovraffollati e carenti di personale e questa situazione portava con sé condizioni igenico sanitarie inimmaginabili; gli psicofarmaci moderni con la loro capacità di "tranquillizzare" i più agitati non esistevano ancora, i reparti erano delle vere malebolge dantesche e questo costringeva spesso il personale ad adottare misure di contenzione e terapia estreme che oggi verrebbero definite senza dubbio “torture”: pazienti legati al letto per mesi, docce gelate, lobotomie, soffocamento.
L’Italia è uno dei pochi paesi ad aver chiuso definitivamente i manicomi nel 1978 con la legge 180, nota come “legge Basaglia” sostituendo, con fortuna alterna, queste strutture di contenzione con una rete di piccoli centri e di reparti all’interno dei comuni ospedali; solo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ancora esistono e le condizioni di vita al loro interno sono drammaticamente simili ai peggiori esempi dei vecchi manicomi, tanto che nel 2012 una commissione di indagine del Senato Italiano ha sollevato uno scandalo e decretato la chiusura di questi ultimi, operazione la cui realizzazione pratica sta incontrando difficoltà e che ancora di fatto non è avvenuta.
Questo elemento di attualità ci ha dato un’ulteriore motivazione nella scelta di intraprendere lo sviluppo di The Town Of Light.
"E la notte in Malebolge è peggiore del giorno. Per qualche ora agiscono le iniezioni di sonnifero; poi si ode un ringhiar sordo che cresce di tono e s'incupisce in un ululato tremendo, che ridesta tutte le voci alte e fioche dei deliri più diversi."