Tin & Tina - "Rinfrescante" horror nostalgico su Netflix
Nella Spagna dei mondiali di calcio dell'82 una tragedia familiare trascina due coniugi in una spirale di atroci sospetti e ossessioni
Il primo lungometraggio del regista Rubin Stein intitolato Tin & Tina ha iniziato a circolare lo scorso 31 marzo, ma non ha suscitato grande interesse per le sale. Definito dal suo produttore come un "thriller religioso con sfumature horror", è difficile dare un'etichetta al suo mix di generi e toni, e forse per questo motivo non ha convinto il pubblico più mainstream e meno avvezzo a investire un paio d'ore in qualcosa di un po' più sperimentale.
Tin & Tina è interpretato da Milena Smit e Jaime Lorente ("Denver" ne La casa di carta) ha un iniziale tono da black comedy stile anni '80, virando poi sempre più nell'oscurità innescata dal dramma della maternità perduta. La presenza di attori locali di livello gli hanno dato una seconda chance proprio su Netflix, dove ha trascorso gli ultimi 2 mesi nella rosa dei primi 10, primeggiando a maggio.
Cast a parte, a interessare il pubblico probabilmente i molteplici riferimenti alla cultura spagnola del periodo e degli storici mondiali di calcio, le immagini e non di meno i suoni a partire dalle hit di quel momento come "Super Disco Chino" di Enrique y Ana, colonna sonora portante della trama.
La trama non sarà forse delle più originali, ma funziona. Nel momento in cui Lola resta vittima di una maternità interrotta, la sua fede in Dio svanisce. Nella speranza di recuperarla si reca con il marito Adolfo in un convento di suore dove incontrano Tin e Tina, due angelici fratellini di 7 anni per i quali Lola prova un'attrazione speciale. Adolfo non è dello stesso parere, ma l'adozione viene comunque decisa. Col passare del tempo, Lola inizia a cadere in una spirale di sospetti e ossessioni nei confronti dei bambini, innescati dai loro macabri giochi religiosi.