Per Ubisoft bisogna abituarsi a non possedere i giochi. Ma...

...Qualcuno è contrario e non ci riferiamo solo ai giocatori

Per Ubisoft bisogna abituarsi a non possedere i giochi Ma

Ubisoft ha appena rinnovato l'offerta del suo servizio in abbonamento e per l'occasione Philippe Tremblay, direttore delle sottoscrizioni per la compagnia francese, ha preso la parola. Tremblay ha affrontato l'argomento a 360°, sul sito di Ubisoft e in interviste, ma fra le cose dette ne è emersa una che suona particolarmente antipatica alle orecchie di molti gamer: bisogna abituarsi a non possedere i giochi.


Le parole di Philippe Tremblay

Questo concetto è stato espresso a Gamesindustry. Tremblay fa un discorso ampio, che paragona la transizione del mercato verso i servizi in abbonamento al processo analogo avvenuto in ambito home video, con lo streaming che ha soppiantato l'acquisto di DVD. Per Tremblay, affinché i servizi spicchino il volo, i giocatori devono sentirsi più a loro agio con essi. Ci si può sentire a proprio agio perché anche con i servizi il gioco resta sempre a disposizione, si può mollare e riprendere quando si vuole, senza perdere i propri progressi.

Il discorso di Tremblay è vero fino ad un certo punto (i giochi dei servizi sono disponibili solo se si rinnova la sottoscrizione e alcuni titoli escono dal catalogo), ma l'uscita in sé è decisamente infelice, perché si rivolge ad un mondo popolato da cultori che conservano gelosamente i propri videogame come reliquie. Ma non sono solo i giocatori a risentirsi delle parole del direttore Ubisoft: c'è anche l'opposizione di una voce autorevole dell'industria.


Swen Vincke: c'è chi dice no

Swen Vincke, boss di Larian Studios, ossia la software house che ha sviluppato il gioco più celebrato del 2023 (che oltretutto non approderà mai sui servizi in abbonamento) ha voluto esprimere la sua opinione sul caso. Vincke specifica che, qualunque sia il futuro dei videogame, la cosa più importante resterà sempre il contenuto; tuttavia, sarà molto più difficile avere buoni contenuti qualora i servizi in abbonamento diventassero lo standard, con pochi soggetti che decideranno cosa si deve pubblicare. La strada da seguire è il rapporto diretto fra lo sviluppatore e i giocatori.

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