Un uomo condannato per aver mandato la SWAT negli studi di Ubisoft

Il responsabile, un francese di 22 anni, è un cheater di Rainbow Six Siege

Un uomo condannato per aver mandato la SWAT negli studi di Ubisoft

Col termine "swatting" si indica la pratica di coloro che trasmettono un falso allarme alle forze dell'ordine, così che una unità speciale faccia irruzione in uno specifico luogo. Ci sarebbe molto da interrogarsi sulle modalità che consentono di perpretrare certi abusi, sul come con una semplice telefonata anonima si possa mettere in azione una squadra di polizia, ma non è questa la sede appropriata; ci limitiamo a segnalare che uno di questi episodi si è recentemente concluso con una condanna per il responsabile.

Come riporta la Montreal Gazette, un uomo francese di 22 anni con problemi psichiatrici, Yanni Ouahioune, è stato condannato dal tribunale di Parigi a tre anni di affidamento in comunità. Nel novembre 2020, Ouahioune ha chiamato la polizia di Montreal, denunciando che nella sede locale di Ubisoft venissero tenute in ostaggio delle persone. La sua chiamata ha fatto scattare l'intervento di una squadra speciale, che si è immediatamente recata sul posto.

Vi lasciamo immaginare i disagi per i dipendenti di Ubisoft Montreal. Alcuni sono stati fatti evacuare, altri si sono barricati negli uffici, prima che venisse accertato che si trattasse di un falso allarme. Come sempre accade in questi casi, il motivo dietro allo swatting è decisamente futile: Ouahioune era un giocatore di Rainbow Six Siege in cerca di vendetta dopo che il suo account è stato bannato per cheating. 

Ma lo swatting agli uffici di Ubisoft non è l'unica accusa che è stata imputata all'uomo francese: la Montreal Gazette cita fra i capi d'accusa anche un attacco DDoS ad un ufficio governativo francese e minacce agli sviluppatori di Minecraft. Fortunatamente, l'episodio di swatting non ha provocato danni a persone, ma non è sempre stato così. Nel 2017, in Kansas, il 28enne Andrew Finch è stato ucciso durante una operazione di questo genere. In quella occasione, il responsabile del falso allarme è stato condannato a 20 anni di carcere.