Valve condannata per aver applicato prezzi diversi in Europa
Torna l'annosa questione dei prezzi differenti da una regione all'altra
I prezzi dei negozi digitali come Steam possono variare considerevolmente da un mercato all'altro: è una misura necessaria, per tenere conto del diverso potere d'acquisto delle singole nazioni, oppure un espediente per massimizzare il profitto, in un contesto dove le barriere abbattute dal digital delivery vengono rialzate artificiosamente? Quale che sia la vostra opinione in merito, sappiate che Valve è stata redarguita per questa pratica.
Nel 2021, la Commissione Europea ha riconosciuto Valve e 5 publisher (Bandai, Capcom, Focus Home, Koch Media e ZeniMax) colpevoli di aver violato le norme comunitarie sulla concorrenza, perché fra il 2010 e il 2015 hanno venduto su Steam copie dei giochi con prezzi diversi a seconda delle varie nazioni europee. Le chiavi dei giochi erano geo-blocked, vale a dire che se si acquistavano nello store di una data nazione europea, non si potevano attivare in un'altra nazione europea.
I cinque publisher si sono limitati ad accettare la sanzione, mentre invece Valve ha portato la questione di fronte alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Nella giornata di ieri, però, la Corte ha confermato la decisione della Commissione, ribadendo che il comportamento di Valve abbia alzato artificialmente i prezzi dei videogame, in violazione delle norme comunitarie.