Spector commenta Wolfenstein, poi si scusa e precisa

"Il mondo ha veramente bisogno di un altro gioco di Wolfenstein? Abbiamo bisogno di un generico gioco scuro, monocromatico, FPS, uccidi-il-robottone-nazi? Uh. No. Il mondo non ne ha bisogno." Così, attraverso la sua pagina Fecebook, ha esordito Warren Spector, celeberrimo autore di videogiochi, all'annuncio di Wolfestein: The New Order, rincarando poi la dose pregando di non realizzare più trailer con voci soffuse o musica di Jimi Hendrix. Il libero parere di una voce autorevole? Probabilmente si, ma anche una reazione che poco é piaciuta ai vari fan, i quali hanno tempestato il suo profilo di messaggi, alcuni concordanti, ma molti discordanti - e certamente molto coloriti.


Il giorno dopo, Spector ha un passo indietro, se non nei contenuti, perlomeno nella forma con cui ha espresso la propria opinione. In un lungo intervento, Warren comincia col fare le sue scuse al team di sviluppo del gioco: ammettendo di non avere il diritto di giudicare uno specifico gioco che non ha (per ovvie ragioni) ancora provato, rimarca il suo rispetto nei confronti di chiunque si dedichi al suo sviluppo, ossia un lavoro che lui conosce bene e di cui conosce bene le difficoltà.


Già nel secondo punto, però, Spector cambia prospettiva, difendendosi da quei fan che l'hanno accusato di essere semplicemente piccato perché la sua più recente serie Epic Mickey - soprattutto il secondo episodio - non é stata il successo che si aspettava. Posto che il successo o meno della serie non ha niente a che vedere con la sua opinione, Spector afferma infatti che non considera i due giochi un fallimento, quanto piuttsto due best-sellers a cui ha lavorato.


Nel terzo punto ha confermato e esplicato la sua opinione a proposito della carenza di varietà sul mercato: questo non riguarda certamente il solo Wolfenstein - trovatosi quest'oggi sulla linea di tiro - ma é qualcosa che predica da anni, ripetendo che c'é un'ingerenza di FPS fin troppo simili, tanto da sembrargli sempre lo stesso gioco "con gli abiti cambiati".


Negli ultimi punti ha infine chiarito di non ergersi a giudice unico o dittatore delle vite videoludiche (o meno) della gente: ciascuno é libero di giocare o non-giocare a ciò che vuole, così come lui ha il diritto di esprimere la sua opinione. E ancora, chiunque é libero di seguire o non-seguire il suo profilo, se ciò che scrive e pensa non lo trova concorde. Spector non ha risparmiato una tirata di orecchie alla stampa del settore, a suo parere colpevole di aver "modificato" il suo intervento per costruire titoli "sensazionali" con frasi che, di fatto, non ha mai detto.


Voi che ne pensate?