Midnight Mass, recensione: Mike Flanagan torna ad esplorare le profondità angoscianti della psiche umana

Un racconto personale e collettivo che trova nella religione la radice dei mostri più spaventosi. La recensione di Midnight Mass.

Midnight Mass recensione Mike Flanagan torna ad esplorare le profondità angoscianti della psiche umana

Midnight Mass è la serie autunnale più bella che vedrete su Netflix quest'anno. Nonostante sia diventata piuttosto popolare all'uscita, l'incredibile e ingombrante successo di Squid Game è riuscita a metterla in ombra. Se vi fosse sfuggita, vi consiglio di recuperarla, magari approfittando delle atmosfere orrorifiche di ottobre.

Midnight Mass infatti sembra promettere mostri e tensione all'interno di una cittadina statunitense che è spettrale già di suo: Crockett Island è un'isoletta devastata da una perdita di petrolio al largo delle sue coste e dalla successiva moria di pesce, che ha tagliato le gambe alle famiglie di pescatori dell'isola. In tanti se ne sono andati "sul continente", senza nemmeno tentare di vendere la propria abitazione. Dieci anni prima florida comunità, Crockett Island oggi è abitata da appena qualche centinaio di persone.

Midnight Mass, recensione: Mike Flanagan torna ad esplorare le profondità angoscianti della psiche umana

La trama di Midnight Mass

L'ambiente appare tanto deprimente quanto soffocante, dato che non solo tutti sanno tutto di tutti, ma la comunità ha una forte impronta religiosa, spesso usata da alcuni abitanti per discriminare, deridere o annichilire "le pecorelle smarrite" della comunità. Due di loro, Erin (Kate Siegel) e Riley (Zach Gilford) sono tornate contro ogni previsione sull'isola da cui erano fuggiti appena raggiunta l'età adulta, entrambi con uno stigma evidente che li pone ai margini della comunità.

Comunità che si ritroverà a fare i conti con un giovane, carismatico prelato arrivato all'improvviso a sostituire l'anziano monsignore locale, sentitosi male durante un pellegrinaggio in Terra santa. Padre Paul (Hamish Linklater) sembra in grado di dare una scossa alla comunità, mentre eventi via via più bizzarri e sinistri spingono vari osservatori "scettici" a chiedersi se Crockett Island sia il teatro di inaspettati miracoli o ben più maligni accadimenti.

La genesi di Midnight Mass

Il creatore e regista di Midnight Mass Mike Flanagan contava di trasformare questa storia (a cui ha lavorato per anni come progetto laterale alla sua carriera) in un romanzo. Per mantenere viva l'attenzione verso Midnight Mass, innanzitutto con sé stesso, è arrivato a inserire un libro finto intitolato proprio così in alcune scene dei suoi precedenti progetti Hush e Il gioco di Gerald.

La vicinanza tematica di questa miniserie alla scrittura di Stephen King fa quasi pensare che Flanagan ne sia stato profondamente influenzato durante il processo di adattamento di alcune sue opere (Il gioco di Gerald e Doctor Sleep) che proprio il regista ha portato su piccolo e grande schermo. La piccola comunità statunitense tanto isolata quanto ricca di trascorsi sinistri, certe figure tanto carismatiche quanto manipolatrici come il personaggio di Bev, la difficoltà nel capire se un evento fuori dall'ordinario sia un miracolo o una maledizione: i punti di congiunzione tra il Re del Terrore e questo regista in costante ascesa in effetti sono parecchi.

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King, Jackson, Flanagan

Forse Flanagan ricorda altri perché fino ad oggi l'abbiamo conosciuto come un adattatore di successo di storie altrui. Netflix è arrivata a dargli fiducia in questo progetto dopo che ha curato con grande successo di critica e pubblico la trasposizione di The Haunting, tra i più celebri scritti di Shirley Jackson, un'altra autrice che a sua volta ha ispirato profondamente Stephen King.

A mio modo di vedere Jackson, King e Flanagan sono testimoni di un'America che nei decenni non è cambiata molto e continua lasciare cicatrici su quanti poi la racconteranno in scrittura e per immagini, trasformando le sue devianze in manifestazioni soprannaturali. Midnight Mass è un racconto profondamente personale di una persona cresciuta in un contesto religioso da cui successivamente si è allontanata. Un adulto in cui convivono lo scetticismo derivante dall'aver visto l'utilizzo manipolatorio di Dio che fanno gli uomini e la nostalgia per un senso di comunione con gli altri e con il proprio sé migliore che la fede può regalare. Midnight Mass riflette sui grandi problemi che ogni religione affronta (la morte e l'aldilà), analizzando le angosce di una piccola comunità e dei suoi singoli abitanti. La miniserie, divisa in sette episodi con altrettanti titoli di libri della Bibbia, è anche il racconto del senso di colpa che si porta dietro chi ogni giorno deve fare i conti con quanto fatto o detto sotto gli spiriti nefasti dell'alcolismo.

Due tematiche che sono centrali non solo degli scritti, ma anche della vita di Stephen King e che chiaramente hanno avuto un ruolo non marginale in quella di Flanagan. Da parte sua il regista e showrunner basa la sua miniserie - lenta ma inesorabile - su un'altra brillante intuizione, anzi su un fraintendimento. Quello che un uomo di fede autentica ****(ma dalla mente confusa e smarrita) ha di fronte a qualcosa che nella serie non viene mai chiamato col suo nome e, con un ribaltamento che ha del geniale, viene accostato alle radici stesse del Cristianesimo.

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Midnight Mass, recensione: Mike Flanagan torna ad esplorare le profondità angoscianti della psiche umana
5

Voto

Redazione

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Midnight Mass, recensione: Mike Flanagan torna ad esplorare le profondità angoscianti della psiche umana

Nel catalogo Netflix ci deve essere spazio per intrattenimento e spensieratezza, ma sarebbe bello se serie importanti e dalle domande non scontate (talvolta angoscianti) come Midnight Mass arrivassero più di un paio di volte l'anno. Cast strepitoso, produzione di livello e un'ottima scrittura rendono Midnight Mass una delle migliori miniserie del 2021.

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