Venom: la furia di Carnage, recensione: quando il cinecomics diventa una rom-com
*Dopo il primo, disastroso capitolo, Venom torna con un film che mostra gli stessi difetti, ma ha il pregio di non prendersi sul serio e di provare una strada scanzonata e...queer. La recensione di Venom: la furia di Carnage.*
Fa quasi sorridere sentire il messaggio di benvenuto in sala di Tom Hardy rivolto ai fan di Venom, in cui l'attore inglese assicura che questo sarà "il miglior film della saga": non un obiettivo così ambizioso, quando sei alla seconda pellicola di un franchise supereroistico e la precedente è stata massacrata da critica e pubblico in maniera tutt'altro che immotivata. Si tratta comunque di una sfida non scontata da affrontare per il regista Andy Serkis, che si mette con buona volontà a dirigere un progetto pieno di mancanze. Venom: la furia di Carnage vede un villain senza il suo buono (e costretto quindi a interpretare entrambi i ruoli), una frazione dell'universo Marvel che nasce come corollario di un mondo fumettistico popoloso e articolato; un contorno da far funzionare senza tutta la portata principale. In più, come scopriremo nella scena extra dopo i titoli di coda (da vedere assolutamente!), Venom è diventato in qualche modo un franchise obsoleto per Sony: la vera priorità di questo film è trovare 90 minuti di scusante per introdurre al pubblico quel breve ma cruciale spezzone e tornare al punto di partenza, con un'idea si spera migliore.
Repetita Iuvant (con Carnage): la trama del film
Venom: la furia di Carnage quindi deve ripetere il copione del primo capitolo cercando di far meglio ma senza particolari nuove frecce nel suo arco, ad eccezione di quella dell'apparizione del letale Carnage. Così ritroviamo Eddie (Tom Hardy) alle prese con una difficilissima convivenza con l'alieno simbionte che vive dentro di sé. Se Venom in qualche modo dimostra di non voler mettere troppo nei guai Eddie, è palese che i due abbiano bisogno "di una terapia di coppia", come suggerisce il fidanzato della sempre amata Anne (Michelle Williams). Anche se il cattivo del film è Woody Harrelson nei panni di Cletus Kasady, il secondo Venom ha per protagonista la relazione tormentata e tortuosa tra i due reietti Eddie e Venom. La pellicola dimostra chiaramente la loro sintonia e trae la sua spiccata verve comica dall'incapacità dei due protagonisti di ammettere con sincerità quanto la loro convivenza funzioni e quanto siano già affezionati l'uno all'altro.
Se Venom diventa una commedia romantica
Se suona come una commedia romantica è perché in fondo Venom: la furia di Carnage è proprio questo. Dal primo film ha imparato a non prendersi troppo sul serio e ad abbracciare con aria scanzonata certe derive incongrue e sciocche che non si vedevano nei cinecomics dai tempi dei primi, non riuscitissimi, esperimenti Marvel. A differenza del gigante Marvel Studios però, Venom ha dalla sua il fatto di affrontare responsabilità e pressioni minime e, posto di fronte a un film il cui obiettivo è in qualche modo azzerare tutto, coglie l'occasione imperdibile di fare qualcosa di tutto sommato ardito, che nel MCU si tenta di fare ormai da tempo ma sempre in maniera mediata e in un'ultima istanza mai autentica. Venom potrebbe essere il primo cinecomics autenticamente, dichiaratamente queer della storia, soffiando il primato a una Marvel che, come in molti altri casi (vedi l'incapacità di tirare fuori un cinecomics con protagonista un'eroina fino a Captain Marvel del 2019), soffre di un'immobilismo patologico.
Nel film c'è poco altro, ma il pregio di Serkis è proprio questo: rimanere consapevolmente entro i limiti di una produzione che sembra quasi chiederci scusa di esistere, cogliendo però l'occasione per dare una graffiata prima di salutare il pubblico. "Le responsabilità sono per i mediocri" dice Venom stizzito a Eddie nel film, ma alla fine è proprio il progetto più marginale e risicato di tutti a prendersele con maggior convinzione.