Crimes of the Future, recensione: è tornato David Cronenberg, profeta di un futuro passato

Viggo Mortensen, le carni esposte, un futuro inquieto e sensuale: in Crimes of the Future il creatore del body horror guarda a un futuro tutto suo, che ha radici lontane.

Crimes of the Future recensione è tornato David Cronenberg profeta di un futuro passato

I crimini del futuro secondo Cronenberg hanno pochissimo a che fare con la tecnologia, Internet, il virtuale e il cloud. È forse questo l’aspetto che tradisce più di ogni altro l’età del cineasta canadese, classe 1943, che torna in queste ore nei cinema italiani dopo un silenzio cinematografico durato anni. Presentato al Festival di Cannes e accolto con tiepido favore, Crimes of the Future è di certo un ritorno molto atteso, ma anche la prova agrodolce che anche i più iconoclasti e provocatori pensatori a un certo punto vengono raggiunti e superati dalla Storia.

Questo non significa che il regista di Crash e Videodrome non abbia più niente da dire (anzi) ma è palese come ci sia stato un distacco tra le sue angosce e le visioni rispetto al nostro domani e ciò che il sentito comune percepisce al riguardo. Una volta geniale provocatore e anticipatore di tematiche e ossessioni ancora di là da venire, Cronenberg continua le sue riflessioni su un corpo che ora è metafora della suo vissuto, della sua opera. Dentro non ci troviamo più le carni esposte delle nostre inconfessabili ossessioni, quanto piuttosto una summa di organi che costruirono e costituiscono il suo cinema.

Crimes of the Future, recensione: è tornato David Cronenberg, profeta di un futuro passato

Di cosa parla Crimes of the Future

Il film si muove su due linee narrative differenti. Crimes of the Future si apre con un infanticidio a opera di una madre dura, fredda, raggelata dalle stranezze di un figlioletto che di umana sembra avere solo la forma. L’umanità però, come collettivo, è cambiata radicalmente. Cronenberg accenna di sfuggita al fatto che il dolore è scomparso, liberando l’umanità dalle sue catene ma scatenando la curiosità verso ciò che è stato perduto, tanto che la chirurgia, la modificazione della pelle e degli organi, l’incisione della carne viva in pubblico sono divenuti “il nuovo sesso”, come dice Kristen Stewart nella battuta più iconica del film.

In questo futuro tratteggiato ai margini, mai poco più che abbozzato, si muove Saul (Viggo Mortensen), un uomo appartenente a un piccolo gruppo di veri e propri mutanti a cui spuntano continuamente nuovi, strani organi. Le nuove legislazioni in materia stabiliscono che questi organi vadano rimossi prima che possano svilupparsi completamente, procedura che Saul e la sua compagna Caprice (Léa Seydoux) hanno trasformato in un’arte performativa, realizzando spettacoli dal vivo che attraggono la morbosa curiosità dei feticisti del genere. Il tutto sotto l’attento occhio vigile di uffici governativi stranamente dimessi (quasi diroccati) che si occupano di raccogliere e censire i nuovi organi. La vita di Saul però è una sofferenza continua in un mondo ormai privo di dolore: mangiare, dormire e svolgere ogni attività richiedono apposite macchine di conformazione simile agli incubi di H.G. Giger.

Quando una strana organizzazione avvicinerà Saul e Caprice, l’uomo dovrà confrontarsi con la sua natura e decidere se lasciare che le sue mutazioni interne abbiano compimento.

Nel nuovo futuro di Cronenberg risuona il passato

Alla vigilia di Cannes si era parlato di un film estremo e a tratti insostenibile; in realtà Crimes of the Future colpisce per la malcelata malinconia con cui Cronenberg torna a parla dei temi a lui cari. Partiamo dai corpi, quei corpi che in passato ha alterato, modificato, straziato alla ricerca di un senso o un chiarimento. Il primo e più esposto è quello di Viggo Mortensen, suo attore feticcio che anche in interviste e conferenze stampa ha dimostrato un attaccamento quasi morboso al cineasta e alla sua opera. Saul è un personaggio tenuto lontano dall’involontario ridicolo proprio dalla fede cieca nel suo creatore che Mortensen mette in campo. Quella di Saul è una parabola classica dell’uomo che obbedisce alla società e rifiuta un cambiamento personale “naturale”, a costo di grandi sofferenze. Il mantello nero di cui è sempre vestito, le macchine bizzarre che lo aiutano a nutrirsi e a dormire; stavolta sembra più trattarsi di orpelli estetici che di vero e proprio immaginario narrativo. Più sorprendente e riuscita è invece la dolce, imperturbabile intesa lavorativa e affettiva con la compagna Caprice, nonostante i due siano agli antipodi dello spettro corporeo. Lui squarciato dal dolore e deciso a non cedere alle naturali mutazioni del suo corpo, lei liberata dal patimento fisico e via via desiderosa di alternare il suo corpo con la chirurgia.

Crimes of the Future, recensione: è tornato David Cronenberg, profeta di un futuro passato

Merita una menzione anche la Timlin di Kristen Stewart, a cui l’attrice dona un nervosismo proprio del suo carattere ma anche un’ingenuità credibile e a tratti affascinante. È lei, con grande semplicità, ma postulare alcune verità filosofiche di questo nuovo futuro cronenbergiano (la chirurgia è il nuovo sesso). Non mancano difetti in Crimes of the Future, un film che sarebbe stato impattante e sconvolgente negli anni ‘90 a cui sembra appartenere. Anzi, l’impressione è proprio quella di vedere un ottimo film di fantascienza di quell’epoca, una perla dimenticata che qualcuno ha ripescato e posto nel palinsesto notturno di qualche emittente TV.

Cronenberg non è del tutto sconnesso dal presente e anzi azzecca alcune scene di singolare potenza. Tuttavia non è interessato a raccogliere la sfida dei temi e del sentito attuale, è tutto ripiegato e concentrato sui suoi punti narrativi nevralgici, sulle sue verità. Per fare un esempio: a un certo punto del film un personaggio mangia un cestino di plastica, colto da un’irrefrenabile fame. Il materiale ai suoi occhi è edibile e sembra persino gustoso. Nel 2022 è una scena che non può lasciare indifferenti: Cronenberg, quasi involontariamente, finisce per suggerire come la mutazione**, l’evoluzione umana possa fornire la soluzione a uno dei grandi problemi del pianeta.** Umani che mutano e si nutrono di plastica e sostanze tossiche, adattandosi a un nuovo ambiente, forse salvandolo. Eppure la scena non ha particolare seguito. Forse perché Cronenberg non ne intuisce la vera forza, forse perché non è disposto a farsi dettare l’agenda dal presente e dal sentire di altri.

Tecnicamente il film si fa notare, soprattutto per la sublime colonna sonora. Peccato però che Cronenberg si concentri su una storia che forse ha poco da dire, mentre il filone narrativo dell’infanticidio sullo sfondo di una Grecia oscura e piena di ruggine e complotti risultava decisamente più promettente.

Crimes of the Future

Rating: Tutti

Durata: 107'

Nazione: Canada, Gran Bretagna, Grecia

3

Voto

Redazione

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Crimes of the Future

Cronenberg è tornato e il suo film è un must see per ogni cinefilo che si rispetti. Crimes of the Future però è una summa del suo cinema passato, un riepilogo di ciò che ha provato a dire nella sua lunga carriera esplorando i corpi e il cinema. Con il presente ha pochissimo da spartire, perciò racconta un futuro che sembra immaginato in epoche remote. Anche i grandi registi finiscono per essere superati dalla Storia: Cronenberg oggi è meno rilevante rispetto al passato, ma ciò non significa certo che sia meno affascinante ascoltarlo.