Morbius, recensione: un film che abbiamo già visto

Non c’è davvero niente di nuovo o sorprendente in Morbius, che anzi sembra ignorare quanto visto nel filone cinecomics negli ultimi 20 anni: stavolta non è nemmeno colpa di Jared Leto. La recensione.

Morbius recensione un film che abbiamo già visto
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Vedendo Morbius viene da chiedersi se Sony non stia scientemente abbassando il livello dei suoi film supereroistici, per capire quanto il marchio Marvel possa risultare attrattivo per il pubblico, a prescindere dal titolo e dai protagonisti presenti su grande schermo. Sappiamo già che, per questioni di diritti, Sony si trova a pescare da un bacino di personaggi poco noti e di seconda fascia, per lo più cattivi che appaiono nelle run di Spider-Man e dei Fantastici 4. Non gli eroi e i cattivi più attesi dal pubblico insomma, ma comunque sia un bacino di storie e personaggi che le permettono di sfruttare l’onda supereroistica.

Chi è Morbius, il nuovo antieroe dell’universo Marvel di casa Sony

Morbius è un esempio perfetto del tipo di progetto che ha in cantiere Sony per i prossimi anni. Rispetto a Venom, il “vampiro vivente” antagonista di Spider-Man, Ghost Rider e Blade è decisamente meno noto e probabilmente ha meno cartucce da sparare per conquistare il pubblico.

Creato negli anni ‘70, Michael Morbius aderisce a popolosissimo e stereotipato filone degli scienziati geniali che spingono le proprie ricerche al limite per fini nobili, finendo però per trasformarsi in mostri o folli. Michael Morbius è affetto da una rara patologia ematica che non permette al suo sangue di coagulare al meglio: sin da bambino è stato costretto a sottoporsi a più trasfusioni di sangue al giorno. Nel suo corpo malato alberga una mente geniale e ricca di compassione per le sofferenze umane, che lo spinge a tentare di curare gli altri malati della sua sindrome, diventando un medico tanto brillante da ricevere (e rifiutare) il premio Nobel, nonostante la giovanissima età.

Sopravvissuto fino all’età adulta ma imprigionato in un corpo debilitato, Michael (Jared Leto) decide di tentare un esperimento ai confini dell’etica medica, alla ricerca di una cura per lui e il suo amico d’infanzia Milo (Matt Smith), affetto dalla stessa malattia. Su una nave cargo ancorata in acque internazionali, Morbius combina il sangue umano con il DNA di un raro tipo di pipistrello vampiro. Il piccolo volatile è l’unico mammifero a nutrirsi di sangue animale. Il risultato, prevedibilmente, lo trasforma in un essere vampiresco, con incredibili poteri legati alla biologia dei pipistrelli (la capacità di volare, una sorta di ecolocalizzazione sonar, un’agilità superumana) ma una tragica dipendenza dal sangue umano.

Morbius, recensione: un film che abbiamo già visto

Michael la considera una maledizione e tenta di convincere Milo dal desistere a voler assumere il suo medicinale sperimentale. Come prevedibile, l’amico s’inietterà una dose e si trasformerà a sua volta in un vampiro vivente. A differenza di Morbius, Milo sfrutterà i suoi poteri per sopraffare e uccidere gli altri, diventando la nemesi del suo ex migliore amico.

Cosa non funziona in Morbius

Morbius non ha dalla sua un personaggio iconico come il precedente - e tremendo - Venom con Tom Hardy, ma compensa questa mancanza di appeal con un cast formato da tre attori famosi e solitamente molto capaci. Oltre al duo Matt Smith e Jared Leto, nel cast c’è anche Jared Harris (Fringe, Chernobyl), un attore di razza che avrebbe potuto aiutare il film a trovare un suo spazio e una sua qualità.

Morbius però non fa nemmeno un tentativo di sfruttare il potenziale a sua disposizione. Stavolta Jared Leto, molto criticato per le sue ultime performance come Joker e come membro della famiglia Gucci in House of Gucci, è incolpevole. Leto ha l’aspetto bello, glam e dannato perfetto per interpretare un vampiro e, a differenza del passato, approccia il ruolo senza strafare, con umiltà e impegno.

A mancare invece è proprio il film intorno al suo dottore divenuto vampiro, il materiale di base con cui questi attori avrebbero potuto dare una performance divertente, accattivante. La sceneggiatura del film invece sembra formata a una serie di passaggi chiave tenuti insieme senza scene di raccordo vere e proprie, tanto che il film non sembra mai davvero arrivare alla meta o mettere un punto, postulando qualcosa di preciso. Non aiuta poi che alla regia ci sia Daniel Espinosa, regista i cui film più noti sono stati anche dei clamorosi fiaschi di critica e botteghino.

Per giunta Morbius è mortalmente banale, senza un guizzo, un minimo di verve. Non è nemmeno chiaro in che epoca sia ambientato, se nel presente o a inizio ‘00, a causa dei suoi riferimenti confusi (Cosmopolitan?) e di una serie di scene così stereotipate (l’aggressione all’edicola) che lo fanno sembrare sopra ogni altra cosa uno di quei film Marvel non proprio memorabili appartenenti all’era pre Iron Man e pre MCU.

Morbius, recensione: un film che abbiamo già visto

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Redazione

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Morbius, recensione: un film che abbiamo già visto

Non c’è davvero nulla di divertente o appassionante in Morbius, un eroe che si rifà a tantissimi stereotipi del genere cinecomics e di quello vampiresco, senza tirar fuori un’idea che sia una. Dalla regia agli effetti speciali, a trionfare più che la sete di sangue è la pigrizia insita in questa operazione.