Occhiali neri, recensione: pochissimo horror, tanto imbarazzo
Non c’è niente di meno allettante che stroncare l’opera di un regista così animato dall’amore del cinema da continuare a girare pellicole a 81 anni: purtroppo però Occhiali neri è davvero un pessimo film.
Negli anni a venire, di Occhiali neri mi ricorderò la cappa d’imbarazzo chiaramente percepibile in sala, tra i colleghi giornalisti presenti. Nessuno era entrato in sala con grandi aspettative, considerando che le ultime prove di Dario Argento le si guarda più per affetto verso il grande Maestro del Brivido che per genuina voglia di farsi del male con film che sono pessimi in sé e che diventano ancor più terribili ripensando alle vette raggiunte dal regista qualche decennio fa.
Qui però siamo chiaramente nel territorio dell’oggettivamente brutto, probabilmente in quello dell’indifendibile. Difficile salvare qualcosa in un film che torna ancora una volta a presentare uno spietato killer che prende di mira giovani donne nella capitale italiana uccidendole in modo atroce, mentre la protagonista, gravemente menomata da un primo incontro con il furgone su cui viaggia l’assassino, tenta di salvarsi la vita.
La trama di Occhiali neri
Diana (Ilenia Pastorelli) è una escort che lavora negli alberghi della capitale italiana. Bella e disinibita, ha un’idea precisa di cosa voglia o meno fare con i suoi clienti, non esitando a dire no e ad applicare un suo standard quando necessario.
Le strade di Roma vengono insozzate dal sangue delle prostitute. Un misterioso assassino comincia a prenderle di mira, inseguendole con un furgone e poi strangolandole con una corda da violoncello che lacera le carni del collo e le fa annegare nel loro stesso sangue.
Diana riesce a scampare a un primo attacco, ma per farlo provoca un incidente che rende orfano un ragazzino cinese di nome Chin (Xinyu Zhang). Lei stessa dovrà far fronte alle conseguenze dell’incidente, che le cambieranno radicalmente la vita. Chin deciderà di andare a vivere con Diana con cui si creerà una tenera amicizia, ma i due dovranno vedersela con un assassino ossessionato dalla donna e così spietato da uccidere ogni persona che si frapponga tra lui e il suo obiettivo
Occhiali neri: un film scollegato dalla realtà
Oltre all’evidente povertà di mezzi con cui è stato girato e al confronto con altri film di Argento sullo stesso tema, Occhiali neri ha un altro terribile difetto. Il film è datato, completamente scollato dalla realtà cinematografica e dalla sensibilità attuale.
Argento, va riconosciuto, fa qualche timido tentativo di attualizzare un intreccio più che classico per lui. La presenza di un coprotagonista che racconta i giovanissimi italiani di seconda generazione, la voglia di esplorare il mondo della disabilità con pragmatismo e sensibilità. Questi due temi però sembrano più pretesti che elementi che stiano davvero a cuore al regista. Il problema è che al film importa davvero poco o nulla di entrambi, messi subito in panchina per tornare a raccontare visivamente corpi femminili che si contorcono e muoiono di morti orribili. Nulla di sconvolgente, se non quanto sia gratuita questa esibizione di violenza fine a sé stessa, che rispetto al passato non ha nemmeno l’incredibile dimensione visiva e sonora di un tempo. Occhiali neri è un film così mal fatto, diretto e fotografato da sembrare una produzione di una piccola televisione locale.
Anche considerando tutte le attenuanti del caso, Occhiali neri colpisce solo per come sembri sordo a quanto queste immagini viste oggi appaiano gratuite. Non aiuta poi il fatto che i motivi che spingono l’omicida a prendersela tanto con le prostitute siano ora inspiegati, ora così francamente ridicoli che Ilenia Pastorelli meriterebbe un applauso per come riesca a rimanere seria quando scopre il movente dell’assassino.