Recensione Artemis Fowl: un passo falso inaspettato
Disney sbaglia quasi tutto
Artemis è un ragazzo di dodici anni intelligentissimo, con diversi problemi legati alla sfera delle amicizie. Figlio di un famoso e ricco mercante d’arte, il suo rapporto con il padre è viscerale, ed insieme studiano e si appassionano al folklore irlandese. Dopo l’improvvisa scomparsa del padre, il giovane Artemis si troverà immischiato nel recupero di un oggetto magico chiamato Aculus necessario per salvare la vita del padre; uno strumento che lo porterà a vivere un’avventura epica, in cui tutti i miti studiati con il padre, prenderanno lentamente forma e sostanza...
Che dietro alla serie di romanzi di Eoin Colfer ci fosse da tempo la voglia di vederli trasposti al cinema, è un fatto assodato da anni; che ci fosse la curiosità di vedere il risultato di una produzione Disney con Kennet Branagh dietro la macchina da presa, era anch’esso un elemento di estrema curiosità.
D’altronde i romanzi di Artemis Fowl sono un target perfetto per i più giovani ma, allo stesso tempo, l’enorme lavoro di World Building realizzato da Colfer, offriva uno spaccato intrigante anche per i genitori o le persone più adulte.
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Insomma, un cocktail funzionale ad un grande blockbuster Disney che, causa Covid-19 è diventato il primo vero blockbuster della Casa dalle grandi orecchie ad essere dirottato dal cinema su Disney+.
Dopo poco meno di novanta minuti (titoli di coda esclusi) e senza usare troppi giri di parole, possiamo tranquillamente affermare che Artemis Fowl è un film fallimentare. Un blockbuster dalla durata contenuta, con tantissimi tagli e scene che sono state inspiegabilmente eliminate dalla versione finale, nonostante fossero presenti nel trailer.
La mano di Branagh è davvero inesistente, anche per colpa, molto probabilmente, di una sceneggiatura e di un montaggio che sguazzano nell’anonimato. Al netto di alcuni cambiamenti rispetto ai romanzi (e questo, è un fatto ormai assodato e preventivabile per necessità visive), Artemis Fowl fallisce sotto molteplici aspetti. Ferdia Shaw si impegna nel ruolo di Artemis (ragazzi dodicenne super intelligente e figli di un famoso e ricco mercante d’arte), e la sua prova sarebbe anche convincente in termini puramente recitativi...ma, per colpa di uno script davvero svogliato, la sua personalità, il rapporto con Spinella Tappo e con il padre vengono appiattiti e gettati all’interno di una ratatouille produttiva che da diversi anni non si vedeva in Disney. Problema di cui soffre anche il personaggio di Farrell (il padre del ragazzo) e soprattutto della Dench che risulta, tra tutti, un vero e proprio pesce fuor d’acqua nei panni di Comandante Tubero.
A salvare la baracca - si fa per dire - ci pensa un Josh Gad piuttosto in forma che, sorprendentemente, riesce a dare una forma e un carattere al suo personaggio di Bombarda Sterro che risulta, senza particolare competizione, il personaggio più riuscito.
Un rammarico gigantesco quello legato ad Artemis Fowl, soprattutto perché tutta la parte fantasy del film, in cui si espande il concetto di folklore irlandese con fate, elfi, goblin, troll e nani, tutto sommato funziona e la rappresentazione di Cantuccio (capitale del Regno Fatato che si trova al centro della terra) è visivamente appagante, unico sussulto piacevolissimo di una produzione che, a nostro modo di vedere, ci è sembrata davvero troppo svogliata.
La sensazione che si ha guardando Artemis Fowl, non lo neghiamo, è che qualcosa sia andato storto. Una produzione che saggiamente è stata portata sulla piattaforma Disney+, ma che purtroppo non aggiunge quel valore che speravano al catalogo della piattaforma Disney. Un grande peccato.
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Redazione