Recensione Black Widow: Disney approda alla fase 4 dell'MCU
In attesa della sua uscita in Italia, ecco la recensione completa del primo film della fase 4 del Marvel Cinematic Universe
A distanza di più di un anno da quella che sarebbe dovuta essere la sua uscita originale (29 aprile 2020) Black Widow esce finalmente nelle sale cinematografiche. Il primo lungometraggio stand alone su Vedova nera doveva rappresentare in origine l'inizio della ormai famosa Fase 4 dell'MCU, ma a causa della Pandemia, ben 3 serie tv l'hanno anticipata.
Il film, diretto da Cate Shortland si posiziona immediatamente dopo gli eventi di Captain America: Civil War e riporterà Natasha Romanoff a scavare nel suo passato, alla ricerca di una verità rimasta sopita per tanto, troppo tempo. Un passato che si materializza nelle figure di sua sorella Yelena Belova (Florence Pugh), sua madre Melina Vostokoff (Rachel Weisz) e di suo padre Alexei Shostakov alias Red Guardian (David Harbour) e di una minaccia che tornerà con prepotenza a far riaffiorare ombre ingombranti e piene di rancore.
La volontà di donare un film stand alone a Vedova Nera aleggiava da diversi anni e, lo diciamo subito, il risultato, seppur non esaltate come altri prodotti Marvel, centra l'obiettivo. Quello che lo spettatore si trova a guardare per circa 130 minuti è un film che mescola diversi generi cinematografici, pescando a piene mani dagli spy movie e action che hanno influenzato il cinema moderno. Parliamo di James Bond, John Wick, The Bourne Identity, a cui si mescola il classico elemento light comedy (le battutine non mancano nemmeno qui!) che spezza il ritmo.
Guerra fredda, agenti sotto copertura, combattimenti corpo a corpo e inseguimenti in macchina. Nello show creato dalla Marvel non manca davvero nulla e anche la storia della Romanoff, in questo trambusto audio visivo, viene portata avanti in maniera tutto sommato godibile e credibile, dandole così una origin story che però tiene conto degli eventi già accaduti nei film che precedono temporalmente questa pellicola, dandole quindi una collocazione plausibile all'interno del contesto narrativo.
Qualche momento di stanca c’è, questo va detto. Al netto di una pellicola piacevole, quello che manca è un vero e proprio momento “wow!” in grado di rimanere impresso nella mente di chi guarda. Un super cast al femminile che convince e funziona, su cui spicca tra tutte una Florence Pugh già perfettamente a suo agio nel personaggio. Harbour risulta a tutti gli effetti la spalla comica dell’interno gruppo, una scelta forse un po’ forzata in alcuni momenti ma che nel complesso funziona e diverte.
In Black Widow troviamo anche un altro problema che è ormai abbastanza cronico all’interno di tante pellicole Marvel: il villain. Il “cattivone” di questa pellicola è il famoso - per chi bazzica nel mondo dei fumetti - Taskmaster. Una incarnazione del male sulla carta davvero interessante e ricca di potenziali sfaccettature, ma che purtroppo viene un po’ sacrificata per tutta la durata della pellicola, purtroppo, molto poco credibile.
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Redazione