Recensione Una donna promettente
Emerald Fennell, incinta e con un budget risicato all'osso, ha vinto un'Oscar con un revenge movie che esplora il concetto di "bravo ragazzo".
Andate a vedere Una donna promettente al cinema e perdonate a Universal l'immenso ritardo accumulato - tra slittamenti e ridoppiaggi - nel presentare nelle sale uno dei protagonisti dell'ultima corsa agli Oscar 2021, il più iconoclasta. Ne varrà la pena, specie se al cinema siete un po' masochisti e preferite essere schiaffeggiati piuttosto che accarezzati.
Si sono spesi fiumi d'inchiostro e byte discutendo la valenza sociale e politica di questo film, un revenge movie con protagonista una cacciatrice di bravi ragazzi. La protagonista Cassandra (Carey Mulligan) si finge infatti una preda per diventare predatrice. Giovani uomini la vedono sbronza e semi incosciente sul divanetto di un locale, la approcciano, la seducono, la portano a casa. Lei però è mortalmente sobria e, non appena l'uomo di turno smette la faccia da bravo ragazzo, lei smette le vesti di fanciulla indifesa.
Dinamite pura contro il patriarcato
Un presupposto che è dinamite pura: gli spettatori vorrebbero rispondere istintivamente "non tutti gli uomini sono così!" ma è proprio questo il punto del film: se l'occasione fa l'uomo ladro, prima di protestare la propria fedina penale pulita, bisognerebbe riflettere su cosa costituisca l'occasione di prevaricazione raccontata dal film, non solo in ambito sessuale.
Fennell non è certo cieca alla complessità del tema patriarcale che va affrontando, perché nella lista delle persone di cui vendicarsi di Cassandra ci sono anche donne. Non solo: è la stessa Cassie a essere bloccata in uno stereotipo femminile ben preciso, adolescenziale e dalle tinte pastello, la sua crescita umana, emotiva e lavorativa messa brutalmente in pausa per vendicarsi per un torto subito per interposta persona.
Senza compromessi, sin dal set
Non sempre il film dà l'impressione di essere sincero: in almeno un paio di passaggio si ha la sensazione che Fennell, sceneggiatrice e regista, ricerchi volutamente la reazione del pubblico, lo shock value di sequenza forti che vanno via via intensificandosi nel finale brutale ma confuso. C'è anche una componente di velata ironia rispetto agli stereotipi violenti del genere stesso, ma sono sfumature da cultori di b movie che non si può dare per scontato vengano intese senza fermarsi alla prima, brutale lettura.
Emerald Fennell (nota per aver interpretato Camilla nella serie Netflix The Crown) ha l'irruenza, la cattiveria e l'imprecisione tipica degli esordienti. Il suo film osa tanto e non lesina errori e sbavature, soprattutto sul finale. La sua prima regia però è stata una vera battaglia: incinta sul set con poco più di due settimane a disposizione per girare un film, con il sostegno di una Margot Robbie produttrice e poco più. Una situazione da buona la prima, per necessità. Lei stessa ha raccontato di non aver tagliato quasi nulla del girato nel montaggio finale.