Recensione il delitto Mattarella
Piersanti Mattarella viene nominato Presidente della Regione siciliana in un periodo storico in cui (col delitto Moro) sembrava (ed era effettivamente) tramontata per sempre la strategia del compromesso storico. Per quello che però veniva considerato uno dei più promettenti allievi di Moro (e più volte invitato ad assumere la vicesegreteria nazionale del Partito da parte di Zaccagnini) l'ipotesi di un'asse col PCI per rendere la Sicilia veramente una "regione con le carte in regola" poteva avere ancora un forte significato politico, soprattutto sfruttando la forte propensione alle geografie variabili da parte delle forze politiche siciliane.
Una mossa politica, questa (favorita dal buon rapporto tra Mattarella e il Segretario regionale del Pci Pio La Torre) che poteva tra le altre cose favorire la marginalizzazione della corrente andreottiana della Dc siciliana, guidata dai discussi esponenti Nicoletti e (soprattutto) Ciancimino.
Il film di Aurelio Grimaldi si inserisce pienamente nel secolo della docufiction: viene narrata una storia reale con attori che interpretano i personaggi della vicenda.
Una ricostruzione che si fa storia giudiziaria: partendo dalla formazione politica di Mattarella e dal suo spirito integgerimo, si analizza quali possono essere stati i moventi del suo assassinio. Lo spirito del film è didascalico, a partire dai dialoghi tra i personaggi che in certi casi si trovano a ribadire concetti e principi in primo luogo finalizzati a far comprendere l'intrigata vicenda allo spettatore. Ma l'aspetto didascalico risulta essere una precisa scelta stilistica da parte di Grimaldi, che non a caso segnala nel finale come tuttora non siano stati identificati gli assassini del Presidente regionale e come lo stesso delitto sia finito un po' troppo sbrigativamente nel dimenticatoio (come conferma di ciò viene citata la totale assenza "toponomastica" dedicata a Piersanti Mattarella nelle principali città italiane).
Del resto è il cursus honorum del fratello (poco interessato ad ereditare dal padre l'interesse per la carriera politica e candidato dalla Dc alla Camera dei Deputati alle politiche del 1983, tre anni dopo la morte del fratello) ad aver comprensibilmente rimesso al centro della storia giudiziaria italiana la vicenda di un Presidente della Giunta Regionale siciliana che pagò con la vita i torbidi intrighi (non ancora del tutto chiari) tra mafia, estremismo neofasciata e, addirittura, Gladio. Un contributo per conoscere non soltanto la vicenda di Piersanti Mattarella, ma anche per comprendere la reale fisionomia di un paese che si apprestava a vivere una lunga e complessa agonia: quella della Prima Repubblica, che sarebbe sfociata in Tangentopoli.
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Redazione