Thor: Love and Thunder, la recensione: amore e paternità secondo Taika Waititi

Meno innovativo e sorprendente di Thor: Ragnarok, Love and Thunder si concentra sul vissuto emotivo del suo protagonista, tracciando una parabola dolce-amara dell’amore tra e per i supereroi. La recensione.

Thor Love and Thunder la recensione amore e paternità secondo Taika Waititi
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"Ho un desiderio di paternità”: la citazione storpiata da Cara ti amo, acuta diesamina dei rapporti di coppia degli Elio e le storie tese, si adatta alla perfezione a Thor: Love and Thunder. La presenza della parola amore nel titolo è tutt’altro che pretestuosa e casuale e troverà una sua spiegazione letterale nel finale del film.

Lungo tutta la quarta pellicola con protagonista Chris Hemsworth l’amore è un tema portante e fondamentale. Se in Avengers: Endgame Thor era quasi “andato in terapia” per affrontare i tanti traumi e rimorsi che ne avevano devastato la psiche, in Love and Thunder continua il suo processo di guarigione psicologica, affrontando i suoi conflitti irrisolti del passato, primo tra tutti l’amore interrotto per Jane Foster (Natalie Portman). Allora erano state esigenze di copione e disponibilità attoriali a troncare bruscamente la relazione: intoppi trasformati da Taika Waititi in un’ulteriore occasione per esplorare la fragilità di Thor, le ferite del suo cuore.

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In Thor: Love and Thunder ritroviamo il protagonista in viaggio con i Guardiani della galassia. Il periodo buio di Endgame però non è ancora alle spalle: Thor si è rimesso in forma, torna ad aiutare persone in difficoltà nell’universo, ma non ha ancora superato una serie di questioni insolute nel suo passato recente e lontano. Quando Gorr il macellatore di dei (Christian Bale) minaccia la nuova versione terrestre di Asgard, Thor si troverà a confrontarsi con un altro punto irrisolto del suo passato: il suo rapporto con la terrestre Jane Foster (Natalie Portman), che lo metterà a confronto con la vecchia versione di sé.

Suona drammatico ed emozionale e Love and Thunder per certi versi lo è spesso. Come ben sintetizza questo film, Thor è passato per una lunga serie di lutti, perdite e crisi che ne hanno minato l’identità. Dentro la storia cerca di capire chi sia e cosa voglia fare della sua divinità, fuori dal mondo Marvel il regista Taika Waititi ha voluto avvicinare il personaggio sempre più all’attore che lo interpreta. Caratterialmente ora Thor è quasi sovrapponibile a Chris Hemsworth (a detta dell’interessato e del resto del cast). Una scelta forte che porta con sé pregi e difetti. È un Thor molto umano e genitoriale in cui è più semplice identificarsi, ma è anche un personaggio in cui si respira emozione, comicità, ma poca avventura ed epicità.

Questione di gusti insomma. Se avete amato il precedente Ragnarok probabilmente vi convincerà anche questo film, che soprattutto a livello comico riprende il medesimo approccio. Personalmente ho trovato Love and Thunder molto “appoggiato” a Thor: Ragnarok, incapace di apportare lo stesso livello di sorpresa e novità. È un film meno anarchico e innovatore, molto, forse troppo rassicurante. Persino il cattivo di Christian Bale - Gorr, ****il macellatore di dei - da “babau” che terrorizza i bambini si rivela essere un personaggio che ha subito traumi simili a quelli di Thor. Nella visione di un Taika Waititi papà e padre di famiglia (la sua identità principale in questo film) non è il trauma a definire chi sei, ma come reagisci allo stesso.

Thor: Love and Thunder, la recensione: amore e paternità secondo Taika Waititi

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Thor dunque è molto gentile ed emozionante, un po’ “cazzone” (termine non proprio elegante ma adatto a rendere l’atmosfera da amiconi che s’instaura tra personaggi e attori nelle gag del film) e molto, molto impegnato a raccontare la potenza del rapporto tra genitori e figli, che può salvare una persona o distruggerla. Alcuni lo definiranno woke, altri sentimentale, altri ancora emozionante. Forse l’unica posizione forte che prende Taika Waititi in questo film è proprio legata a ciò che rende Thor l’eroe che è. Non è il martello, non l’ascia, non è il potere del tuono, ma la volontà di continuare a essere emotivamente disponibile e pronto ad amare, anche dopo essere stato ferito, resistendo alla tentazione di chiudersi su sé stesso.

Suona un po’ come una seduta di psicoterapia e tutto sommato potrebbe esserlo. Di certo il tono guascone del personaggio e i tanti spunti comici del film regalano un blockbuster perfetto per l’estate, che nella seconda parte infila anche un paio di passaggi d’azione e combattimento spettacolari (vedi le bellissime sequenze in bianco e nero). Peccato però che a questa dimensione sia dedicato così poco spazio, che Waititi, Hemsworth, Portman e Bale siano sul set pensandosi e raccontandosi come genitori per la maggior parte del tempo.

Thor: Love and Thunder, la recensione: amore e paternità secondo Taika Waititi

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Thor: Love and Thunder

Rating: Tutti

Durata: 125'

Nazione: USA

3

Voto

Redazione

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Thor: Love and Thunder

Immedesimazione o evasione? È il grande dilemma del cinema d’evasione: più parli della realtà più crei una connessione emozionale profonda col tuo pubblico, perdendo però l’evasione, l’escapismo, la leggerezza di chi vuole intrattenere e non spiegare o spiegarsi. Se Thor: Love and Thunder vi piacerà o meno dipenderà soprattutto da quanto sarete emotivamente pronti e disponibili a reagire a questa sua dimensione emotiva, familiare, genitoriale. Come Thor, ognuno di noi lavora su sé stesso: non è detto che siate nel momento giusto per questo film, che nei grandi equilibri Marvel di fatto non sposta granché né alza l’asticella.

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