Top Gun: Maverick, la recensione: una rombante, miracolosa nostalgia
Maverick è cambiato molto, ma anche noi siamo diversi, così come il mondo del cinema in cui il pilota Top Gun fa ritorno...e fa centro. La recensione.
Ha fatto bene Paramount a tenere duro e resistere alle sirene di Netflix e Apple durante la pandemia. Perché sì, durante il lungo periodo di lockdown in cui i cinema di tutto il mondo erano chiusi, gli studios avevano tanti film “fermi”, la cui uscita rimandata è costata milioni di dollari. Si sono fatte avanti le piattaforme di streaming, con i loro budget milionari e una serie inestinguibile di nuovi contenuti da proporre a un pubblico bloccato a casa per settimane. Paramount è stato uno dei pochi studios a cedere parecchi pezzi del suo catalogo alle piattaforme streaming, ma su Top Gun ha rimandato al mittente proposte che, si dice, fossero da capogiro.
Ha fatto bene, perché nessuno né allora né oggi ha per le mani un film come Top Gun e una star come Tom Cruise, per non parlare di una produzione vecchia maniera gestita da una leggenda come Jerry Bruckheimer. Top Gun: Maverick è un alieno anche dentro lo stesso catalogo Paramount, che sta riscuotendo un costante ma silenzioso successo con le sue uscite cinematografiche con una strategia tutta fatta di film di media portata, medio budget e medie aspettative, che diventano successi commerciali anche con un box office discreto, sotto i cento milioni di euro.
Top Gun: Maverick è l’esatto opposto. È un film gigantesco, maestoso, imponente, che fa sembrare econome le mega-produzioni dei supereroi di Warner Bros e Marvel Studios. Per il ritorno di Maverick a bordo dei fighter non si è badato a spese: il risultato è un film che fa capire la netta distanza tra i blockbuster di ieri e di oggi, che sembra quasi venire da un’altra epoca. Una che in tanti rimpiangono.
Top Gun: Maverick: cosa è cambiato dal 1986 ad oggi
Top Gun segna la differenza con il cinema odierno sin dal suo approccio. Non punta ad essere il più trasversale e inclusivo possibile, ma al contrario ha come scopo quello di fare felici quanti sono genuinamente interessati al ritorno di Maverick sul grande schermo. Nei primi test con il pubblico ha suscitato entusiasmi soprattutto tra il pubblico maschile e nella generazione boomer.
Non è una sorpresa e tutto sommato non è nemmeno uno sbaglio, anzi. Il che non vuol dire che la sceneggiatura del sequel di Top Gun ignori completamente la sensibilità contemporanea. Anzi, forse era più conservatore e passatista il primo film. Qualche accenno di modernità c’è, ma il livello di motori, rombi assordanti, testosterone, blue jeans e sogno americano non è mai troppo basso.
In questa pellicola troviamo un Maverick invecchiato e decisamente più maturo, costretto a fare i conti con il tempo che passa e la tecnologia che avanza. I droni sembrano destinati a prendere il posto dei piloti: è finito il tempo dei top gun, nei film e nella vita reale? Forse, ma Maverick mette in piedi un’autentica missione suicida che guarda caso può essere portata a termine solo tornando sui vecchi F-18, solo puntando sulla giovane elite di piloti e chiedendo all’uomo dei miracoli Maverick di fare loro da maestro. Tenerlo a terra si dimostrerà una missione impossibile, in un film con una trama dai presupposti abbastanza labili.
Tom Cruise è l’anima di Top Gun, ancora una volta
Alla fine anche un uomo randagio e solitario come Maverick ha messo la testa a posto, ma mantenendo una carriera incredibilmente longeva a bordo dei fighter e riuscendo persino a espiare agli errori passati, in un film che introduce moltissimi nuovi personaggi ma non fa mai l’errore di metterlo in un angolo.
Top Gun 2 è soprattutto il film di Maverick, alle prese con gli strascichi del passato, con la necessità di lasciarselo alle spalle e, forse per la prima volta, pensare al futuro, lontano dai fighter, con i piedi ben saldi a terra.
Nel film a lui dedicato c’è ampio spazio per fargli testare i propri limiti di pilota, con lunghissime sequenze a bordo dei fighter, incomparabilmente più complesse e spettacolari rispetto al film originale, di cui si tenta di rievocare lo spirito spensierato, sognatore. Forse è questo il grande pregio di Top Gun Maverick: cogliere al volo l’occasione di far rivivere un’epoca ormai lontanissima, forse per l’ultima volta in maniera acritica, con un pizzico di nostalgia e l’encomiabile capacità di creare una sorta di bolla in cui le ansie e lo spirito del presente non fanno mai capolino. È un pop corn movie d’altri tempi, che riesce a far rivivere un’epoca lontana senza sembrare passatista.
Il merito è principalmente di Tom Cruise, uno dei pochi sopravvissuti dello star system anni ‘80 con il suo divismo più o meno intatto e con l’enorme carisma necessario per tenere in piedi il cinema come puro escapismo, divertimento ad alto voltaggio e con enorme leggerezza. Giova anche che ci sia al suo fianco Joseph Kosinski, un regista che ama dirigerlo e che sa come infondere di spirito americano un blockbuster ricco di azione e di dramma.