X - A Sexy Horror Story, recensione: non il solito horror, non il solito porno
La censura italiana ha voluto vietarlo ai minori di 18 anni, provando quanto il tema scelto da Ti West per il suo nuovo horror scuota ancora le coscienze. La recensione di X - A Sexy Horror Story.
A leggere distrattamente la trama di X - A Sexy Horror Story, ci si immagina un film horror e slasher molto, molto differente da quello - ottimo - appena approdato nelle sale italiane. Leggi “giovane gruppo di adulti più o meno spiantati che vuole girare un film pornografico amatoriale nel Texas del 1979” e subito t’immagini una pellicola pruriginosa e sotto sotto un po’ conservatrice per approccio e messaggi. Di quelle a cui siamo tristemente abituati, che non si fanno remore a sfruttare l’avvenenza delle disinibite protagoniste, salvo poi selezionare per le più audaci di loro morti repentine e particolarmente cruente.
Maxine non deve morire
Lo sceneggiatore e regista Ti West qui non solo non punta su facili appetiti per soddisfare il suo pubblico, ma fa un discorso diverso e ben più stimolante. La protagonista della pellicola, la bella Maxine (una Mia Goth finalmente protagonista) è il classico personaggio che in un altro film avrebbe fatto una fine particolarmente cruda e anticipata: la prima a morire, come da stereotipo horror.
Maxine è infatti una giovane donna che ha fretta di emergere e non si fa remore a mostrare il proprio corpo per farlo. Per giunta è coinvolta sentimentalmente con un uomo molto più grande di lei, è disinibita anche in fatto di droghe e non sembra scandalizzarsi facilmente. X - A Sexy Horror Story però non vuole farle la ramanzina, non la giudica mai e anzi, se c’è qualcuno che questo film vuole cogliere in fallo è lo spettatore, carico di tutte le sue aspettative e di tutti i suoi pregiudizi. Solo nel finale del film capiremo la complessità e la ricchezza del personaggio di Maxine, ma è chiaro sin dall’avvio che le pin up di West sono donne complesse, argute, sane portatrici di una solidarietà mai giudicante, a differenza di quanti le circondano e si sentono ben più centrati e “arrivati” di loro.
Chi andrà in sala alla ricerca di un film horror di stampo slasher estremo e crudo, magari sulla scia della notizia del divieto ai minori a cui è stata sottoposta all’ultimo questa pellicola, è destinato a rimanere deluso. Non perché il film non si conceda la sua mattanza nella tranquilla fattoria isolata texana di tardi anni ‘70; anzi, X si apre con la promessa di una carneficina e non disattende le sue premesse.
X riflette sul potere oscuro del sesso
Tuttavia non è davvero quello il punto della situazione, né la titillante promessa di qualche scena scollacciata legata al filmino porno che si sta girando. Ti West non scopre troppo né le sue carte, né le sue protagoniste: a interessarlo non è tanto la possibilità di mostrare facili scene di sesso con splendide attrici protagoniste, quando dimostrare al suo pubblico quanto il sesso sia una forza tanto taciuta e negata quanto inarrestabile, a qualsiasi età e in qualsiasi contesto.
Non è un caso dunque che la scena più memorabile e “orrorifica” del film sia quella in cui Maxine si ritrova letteralmente faccia a faccia con la scoperta che il desiderio sessuale non si estingue, come pensava lei, con l’età. Anzi: la frustrazione di essere inappagati sotto questo punto di vista può portare le persone a sfidare la morte oppure a ricorrere all’omicidio pur di placare i propri desideri. Maxine si scontra sia con i pregiudizi degli altri nei suoi confronti di giovane donna disinibita e “semplice” all’apparenza, sia con le sue stesse remore e i suoi pregiudizi, che rispecchiano i nostri di spettatori. Lo fa in un film che dimostra quanto West conosca e sia a suo agio nel genere horror, capace di replicarne gli stilemi e infrangerli quando necessari per dare più forza al suo messaggio.