American Hustle
di
Roberto Vicario
Che David O. Russel sia un regista dalle grandissima potenzialità, lo avevamo già capito guardando film Come The Fighter o Il lato Positivo. Film che hanno saputo raccontare, sotto la lente di ingrandimento della macchina da presa, tutta la fragilità dell'essere umano, portando attori come Christian Bale e Jennifer Lawrence a vincere meritati Oscar.
Il 2014 non poteva quindi iniziare meglio, il nuovo film firmato dal regista di New York, intitolato American Hustle - L'apparenza Inganna, sfruttando un reale operazione dell'FBI degli anni '70, chiamata Abscam, inscena una vera e propria epopea di sentimenti subdoli, riscatti e paure, in quello che per oltre due ore é un vero e proprio turbinio di bugie.
L'inganno come strumento di piacere...per il pubblico.
Irving Rosenfeld (Christian Bale) é il classico truffatore finanziario che ti chiede 5 promettendoti 50. La sua attività procede in maniera lineare sino a quando la sua vita non incrocia quella di Sydney Prosser (Amy Adams), donna dal carisma ben delineato ed in grado di far perdere la testa al personaggio di Bale, tanto da diventare sua “socia” oltre che amante.
La vita di entrambi subirà un cambiamento netto, quando l'agente FBI Richie DiMaso (Bradley Cooper) scoperchiando l'attività illecita, metterà i due truffatori nei guai. La scappatoia viene però offerta dall'agente stesso, che chiede ai due di collaborare ad un'operazione sotto copertura che mira a incastrare noti personaggi corrotti del mondo politico, come il sindaco Carmine Polito (Jeremy Renner). Un facile sentiero verso la redenzione che diventerà invece una strada sin troppo tortuosa per tutti i protagonisti, con sfaccettature molto pericolose.
Quello che potrebbe essere agli occhi di tutti un classico thiriller poliziesco diventa in realtà, grazie all'abile mano del talentuoso regista, un vero e proprio trattato sulla psicologia umana. Quello che avevamo già avuto modo di intravede ed apprezzare nei suoi precedenti lavori, in American Hustle risalta in maniera maggiore, diventando probabilmente la massima espressione di quello che il regista é in grado di trasmettere.
Non esistono buoni in American Hustle, non ci sono personaggi in cui immedesimarsi o antagonisti da temere, quello che troviamo sono semplicemente uomini, e come tali fatti di paure e ambizioni. In oltre due ore di pellicola, sfruttando le strabilianti capacità recitative di tutti gli attori coinvolti, Russell trasmette fotogramma dopo fotogramma un vero e proprio turbino di emozioni. L'arrivismo sfacciato e la voglia di riscatto di DiMaso, la subdola furbizia della Prosser e l'ostenta sicurezza nelle proprie capacità di Rosenfeld, sono posizioni che nel susseguirsi di eventi di cui il film é pregno, mutano costantemente, contorcendosi tra di loro, mischiandosi in un guazzabuglio intricato estremamente affascinante, in grado di far risaltare quello che poi é il messaggio che il regista vuole sbattere in faccia al pubblico e che viene esplicato anche all'interno di un dialogo: "viviamo in mondo in cui non esistono bianco e nero, ma solo tante scale di grigio."
In tutto questo c'é lei: Jennifer Lawrence e la sua Rosalyn (moglie di Irving) una vera e propria bomba ad orologeria all'interno della pellicola. La classica figura che riesce a tenere ancora di più lo spettatore con il fiato sospeso, con un ruolo che nonostante la sua totale fragilità ha il potere di distruggere in qualsiasi momento il fragile equilibrio su cui si basano tutti gli avvenimenti. Isterismo, depressione, furbizia, ingenuità, e tanto altro ancora in quello che é sicuramente il miglior ruolo che la Lawrence ha interpretato all'interno della sua carriera, e che siamo sicuri, le varrà un altro oscar.
La vulnerabilità di tutto il cast é forse l'elemento più accattivante della sceneggiatura di Eric Singer, con il regista che sembra trovarsi perfettamente a suo agio nella disastrata ma affascinate vita di queste persone, che fondamentalmente lottano per un sentimento quasi romantico, ma che li porta a compiere azioni non sempre razionali.
Gran merito va ovviamente dato agli attori che mossi dalla sapiente mano di Russell portano in scena il meglio delle loro capacità attoriali. Oltre alla scoppiettante Jennifer Lawrence che nonostante il minutaggio a sua disposizione riesce a rubare la scena, troviamo davvero un sacco di qualità che torna utile nel trasmettere a chi sta guardando tutta al fragilità su cui sono basati i personaggi. In questo affresco quasi perfetto, c'é anche spazio per un cameo di Robert De Niro che torna a fare quello che sa fare meglio. A voi il piacere di scoprirlo.
Il tutto all'interno di quei ruggenti anni '70 che abbandonano ad ogni tipo di velleitario realismo, lasciando che lo sfarzo e gli eccessi di quell'epoca inondino ogni singolo fotogramma della pellicola. Tutto questo grazie ad una fotografia praticamente perfetta dell'ottimo Linus Sandgren, in cui l'eccesso dei colori e dei costumi rapisce gli occhi dello spettatore tanto quanto riescono a fare i riccioli di Cooper, l'improbabile ciuffo di Renner o il finto riporto del personaggio di Bale. Una vera e proprio allegoria di quel finto perbenismo di cui tutto il film é cosparso.
Senza contare una colonna sonora che riesce a regalare il sottofondo musicale giusto per ogni momento del film.
Ecco, se proprio volessimo trovare qualche difetto al lavoro di Russell, dobbiamo ammettere che la regia é molto arzigogolata. Molti buchi narrativi vengono riempiti da flashback che potrebbero mandare in confusione lo spettatore, chiedendogli, costantemente, il massimo della concentrazione.
American Hustle é un film complesso che basandosi costantemente su bugie e lunghissimi dialoghi, chiedo allo spettatore di tenere il cervello sempre all'erta in quella che, man mano che si prosegue nella visione, diventa una storia contorta ma peccaminosamente stuzzicante.
Insomma, non troviamo davvero nessuno motivo per non consigliarvi questo American Hustle. La colonna portante di tutti i film di David O. Russell -la voglia di riscatto - in questa sua nuova realizzazione trova la massima espressione raggiungibile, con personaggi che per amore sono disposti a qualsiasi cosa. Un film che arriva allo spettatore, e che regala momenti di Cinema con la C maiuscola.
Il 2014 non poteva quindi iniziare meglio, il nuovo film firmato dal regista di New York, intitolato American Hustle - L'apparenza Inganna, sfruttando un reale operazione dell'FBI degli anni '70, chiamata Abscam, inscena una vera e propria epopea di sentimenti subdoli, riscatti e paure, in quello che per oltre due ore é un vero e proprio turbinio di bugie.
L'inganno come strumento di piacere...per il pubblico.
Irving Rosenfeld (Christian Bale) é il classico truffatore finanziario che ti chiede 5 promettendoti 50. La sua attività procede in maniera lineare sino a quando la sua vita non incrocia quella di Sydney Prosser (Amy Adams), donna dal carisma ben delineato ed in grado di far perdere la testa al personaggio di Bale, tanto da diventare sua “socia” oltre che amante.
La vita di entrambi subirà un cambiamento netto, quando l'agente FBI Richie DiMaso (Bradley Cooper) scoperchiando l'attività illecita, metterà i due truffatori nei guai. La scappatoia viene però offerta dall'agente stesso, che chiede ai due di collaborare ad un'operazione sotto copertura che mira a incastrare noti personaggi corrotti del mondo politico, come il sindaco Carmine Polito (Jeremy Renner). Un facile sentiero verso la redenzione che diventerà invece una strada sin troppo tortuosa per tutti i protagonisti, con sfaccettature molto pericolose.
Quello che potrebbe essere agli occhi di tutti un classico thiriller poliziesco diventa in realtà, grazie all'abile mano del talentuoso regista, un vero e proprio trattato sulla psicologia umana. Quello che avevamo già avuto modo di intravede ed apprezzare nei suoi precedenti lavori, in American Hustle risalta in maniera maggiore, diventando probabilmente la massima espressione di quello che il regista é in grado di trasmettere.
Non esistono buoni in American Hustle, non ci sono personaggi in cui immedesimarsi o antagonisti da temere, quello che troviamo sono semplicemente uomini, e come tali fatti di paure e ambizioni. In oltre due ore di pellicola, sfruttando le strabilianti capacità recitative di tutti gli attori coinvolti, Russell trasmette fotogramma dopo fotogramma un vero e proprio turbino di emozioni. L'arrivismo sfacciato e la voglia di riscatto di DiMaso, la subdola furbizia della Prosser e l'ostenta sicurezza nelle proprie capacità di Rosenfeld, sono posizioni che nel susseguirsi di eventi di cui il film é pregno, mutano costantemente, contorcendosi tra di loro, mischiandosi in un guazzabuglio intricato estremamente affascinante, in grado di far risaltare quello che poi é il messaggio che il regista vuole sbattere in faccia al pubblico e che viene esplicato anche all'interno di un dialogo: "viviamo in mondo in cui non esistono bianco e nero, ma solo tante scale di grigio."
In tutto questo c'é lei: Jennifer Lawrence e la sua Rosalyn (moglie di Irving) una vera e propria bomba ad orologeria all'interno della pellicola. La classica figura che riesce a tenere ancora di più lo spettatore con il fiato sospeso, con un ruolo che nonostante la sua totale fragilità ha il potere di distruggere in qualsiasi momento il fragile equilibrio su cui si basano tutti gli avvenimenti. Isterismo, depressione, furbizia, ingenuità, e tanto altro ancora in quello che é sicuramente il miglior ruolo che la Lawrence ha interpretato all'interno della sua carriera, e che siamo sicuri, le varrà un altro oscar.
La vulnerabilità di tutto il cast é forse l'elemento più accattivante della sceneggiatura di Eric Singer, con il regista che sembra trovarsi perfettamente a suo agio nella disastrata ma affascinate vita di queste persone, che fondamentalmente lottano per un sentimento quasi romantico, ma che li porta a compiere azioni non sempre razionali.
Gran merito va ovviamente dato agli attori che mossi dalla sapiente mano di Russell portano in scena il meglio delle loro capacità attoriali. Oltre alla scoppiettante Jennifer Lawrence che nonostante il minutaggio a sua disposizione riesce a rubare la scena, troviamo davvero un sacco di qualità che torna utile nel trasmettere a chi sta guardando tutta al fragilità su cui sono basati i personaggi. In questo affresco quasi perfetto, c'é anche spazio per un cameo di Robert De Niro che torna a fare quello che sa fare meglio. A voi il piacere di scoprirlo.
Il tutto all'interno di quei ruggenti anni '70 che abbandonano ad ogni tipo di velleitario realismo, lasciando che lo sfarzo e gli eccessi di quell'epoca inondino ogni singolo fotogramma della pellicola. Tutto questo grazie ad una fotografia praticamente perfetta dell'ottimo Linus Sandgren, in cui l'eccesso dei colori e dei costumi rapisce gli occhi dello spettatore tanto quanto riescono a fare i riccioli di Cooper, l'improbabile ciuffo di Renner o il finto riporto del personaggio di Bale. Una vera e proprio allegoria di quel finto perbenismo di cui tutto il film é cosparso.
Senza contare una colonna sonora che riesce a regalare il sottofondo musicale giusto per ogni momento del film.
Ecco, se proprio volessimo trovare qualche difetto al lavoro di Russell, dobbiamo ammettere che la regia é molto arzigogolata. Molti buchi narrativi vengono riempiti da flashback che potrebbero mandare in confusione lo spettatore, chiedendogli, costantemente, il massimo della concentrazione.
American Hustle é un film complesso che basandosi costantemente su bugie e lunghissimi dialoghi, chiedo allo spettatore di tenere il cervello sempre all'erta in quella che, man mano che si prosegue nella visione, diventa una storia contorta ma peccaminosamente stuzzicante.
Insomma, non troviamo davvero nessuno motivo per non consigliarvi questo American Hustle. La colonna portante di tutti i film di David O. Russell -la voglia di riscatto - in questa sua nuova realizzazione trova la massima espressione raggiungibile, con personaggi che per amore sono disposti a qualsiasi cosa. Un film che arriva allo spettatore, e che regala momenti di Cinema con la C maiuscola.