American Sniper
di
Valerio De Vittorio
Clint Eastwood sembra seguire un percorso di invecchiamento inverso rispetto alla normalità. Più candeline spegne e più energie pare avere a disposizione da spendere, tanto che nel 2014 é riuscito a portare nei cinema ben due pellicole. Dopo Jersey Boys, arriva nelle sale americane il 25 dicembre e da noi il primo gennaio del 2015 American Sniper, film che racconta la storia vera di Chris Kyle, il cecchino più letale della storia militare americana. Un personaggio molto noto negli Stati Uniti, dove durante la guerra in Iraq é diventato un eroe per aver salvato moltissimi militari ma anche per le proprie azioni tornato a casa.
"Esistono tre tipi di persone, ci sono le pecore, i lupi ed i pastori. Le pecore sono vittime, non sanno bene dove vanno e non sanno difendersi dai lupi, che sono cattivi e violenti. E poi ci sono i pastori, i veri uomini, che sentono il dovere di difendere le pecore". Con queste parole il padre di Chris Kyle si rivolge ai propri figli, dando loro una lezione di vita che rimane impressa nel più grande, definendo per sempre il suo stile di vita.
Forse alcuni di voi conosceranno già la storia di Chris Kyle, personaggio ad ogni modo ben più noto in patria. Un trentenne che vedendo in televisione gli attacchi terroristici all'ambasciata americana prima e l'assalto alle Torri Gemelli dopo, decide di arruolarsi. Il suo talento per il fucile lo rende un cecchino di primo livello, parte del corpo speciale dei Navy Seals. E non é un caso se sono proprio i cecchini a proteggere gli altri militari, con un occhio sempre attento sulla situazione. Il film ci racconta la sua vita, con brevi flashback prima ma poi concentrandosi sulle sue quattro missioni in Iraq. Nel frattempo conosce Taya, donna con la quale mette su famiglia, spaccando letteralmente in due la vita di Chris, diviso tra la sua dedizione per la propria patria e soprattutto i propri compagni Seals, e la propria vita che lo attende a casa.
Gli spunti proposti da questa storia, che ricordiamo essere vera, tratta dal libro autobiografico omonimo, sono molto e potenzialmente interessanti. Abbiamo le vicende di un eroe americano, un personaggio molto interessante, completamente votato al sacrificio per gli altri, che vede il mondo attraverso il proprio mirino, senza farsi troppe domande. Una sorta di Captain America ideale. Le uccisioni non lo fanno sentire a proprio agio, a partire dalla prima drammatica vittima del suo precisissimo fucile. I colpi a segno si moltiplicano, tanto che i commilitoni lo chiamano leggenda, ma Chris non é mai a proprio agio con questo soprannome. Lo vediamo valutare sempre molto attentamente ogni uccisione, riluttante nel premere il grilletto contro gli iracheni. Sul campo da guerra vede cose terribili, e quando torna a casa tra una missione e l'altra non riesce realmente a staccare, portandosi dentro i rumori e le orrende visioni dall'Iraq.
vimager1, 2, 3
Bradley Cooper é bravissimo nel immedesimarsi in un personaggio non facile. Si é trasformato fisicamente, mettendo su chili di muscoli, ma anche nella voce. Ha infatti seguito un corso di dizione per assimilare l'accento texano. Conosciuto Chris Kyle di persona, poi, ne ha imitato le movenze, completando una trasformazione completa. La moglie di Chris é rimasta molto colpita dal risultato. Ma lo spettatore rimane colpito più dal lato umano di questo eroe involontario, spinto da istinti molto semplici, come il desiderio di aiutare l'altro. Bradley Cooper e la sua interpretazione sono la cosa che più convince di una pellicola che altrimenti rimane un po' fine a se stessa.
I vari spunti tematici, molto interessanti sulla carta, non vengono esplorati, e ci rimane un affresco un po' appannato di una storia raccontata a pezzetti senza che lo sguardo del regista indugi abbastanza sui dettagli. Non si approfondisce l'ansia di Chris quando torna a casa, il rapporto con la moglie, altro personaggio interpretato molto bene, cresce ma non viene seguito quanto meriterebbe. E poi ci sarebbe un intero paragrafo da aprire sulla guerra in Iraq, nel film vista solamente dal telescopio di Chris Kyle, che non si interroga sulle ragioni, ma esegue semplicemente gli ordini, la priorità é sempre vigilare sui suoi compagni e se necessario terminare i bersagli. Cento sessanta sono le uccisioni confermate di questo letale cecchino, e non c'é quasi riflessione su un fatto di per se in realtà sconcertante. La stessa superficialità é riservata al popolo iracheno, che nel film ha rappresentanze quasi solo tra i terroristi, alcuni dei quali dipinti come spietati macellai. Nascerà una rivalità con un cecchino siriano, campione olimpico prestato alla causa terrorista, una figura potenzialmente interessante per imbastire un contraddittorio, ma ancora una volta solo accennata.
Quello che rimane in American Sniper é un racconto efficace e coinvolgente di una storia sicuramente affascinante, ma dal potenziale tristemente sprecato. Si racconta la vita di Chris Kyle, ma non c'é molto di più.
E' un peccato che un bravissimo regista come Clint Eastwood, abile come pochi altri nell'entrare dentro la vita delle persone con estrema delicatezza, di mostrarci mondi sfaccettati con una semplicità ed accessibilità disarmante, non abbia approfittato delle proprie doti per confezionare un film più personale. Le musiche sono un altro esempio di scelte meno in linea con i suoi precedenti lavori. Eastwood é infatti abituato a comporre le melodie che accompagnano le sue storie, spesso fatte di poche note. Qui troviamo un accompagnamento più roboante, in linea con produzioni maggiormente mainstream.
Bisogna dare atto comunque ad American Sniper di una messa in scena esemplare, la cinepresa si muove con molta intelligenza, capace di sottolineare le fasi emotive di Chris Kyle, così come di inscenare sequenze d'azione crude e realistiche.
Siete lupi, pecore o pastori?
"Esistono tre tipi di persone, ci sono le pecore, i lupi ed i pastori. Le pecore sono vittime, non sanno bene dove vanno e non sanno difendersi dai lupi, che sono cattivi e violenti. E poi ci sono i pastori, i veri uomini, che sentono il dovere di difendere le pecore". Con queste parole il padre di Chris Kyle si rivolge ai propri figli, dando loro una lezione di vita che rimane impressa nel più grande, definendo per sempre il suo stile di vita.
Forse alcuni di voi conosceranno già la storia di Chris Kyle, personaggio ad ogni modo ben più noto in patria. Un trentenne che vedendo in televisione gli attacchi terroristici all'ambasciata americana prima e l'assalto alle Torri Gemelli dopo, decide di arruolarsi. Il suo talento per il fucile lo rende un cecchino di primo livello, parte del corpo speciale dei Navy Seals. E non é un caso se sono proprio i cecchini a proteggere gli altri militari, con un occhio sempre attento sulla situazione. Il film ci racconta la sua vita, con brevi flashback prima ma poi concentrandosi sulle sue quattro missioni in Iraq. Nel frattempo conosce Taya, donna con la quale mette su famiglia, spaccando letteralmente in due la vita di Chris, diviso tra la sua dedizione per la propria patria e soprattutto i propri compagni Seals, e la propria vita che lo attende a casa.
Gli spunti proposti da questa storia, che ricordiamo essere vera, tratta dal libro autobiografico omonimo, sono molto e potenzialmente interessanti. Abbiamo le vicende di un eroe americano, un personaggio molto interessante, completamente votato al sacrificio per gli altri, che vede il mondo attraverso il proprio mirino, senza farsi troppe domande. Una sorta di Captain America ideale. Le uccisioni non lo fanno sentire a proprio agio, a partire dalla prima drammatica vittima del suo precisissimo fucile. I colpi a segno si moltiplicano, tanto che i commilitoni lo chiamano leggenda, ma Chris non é mai a proprio agio con questo soprannome. Lo vediamo valutare sempre molto attentamente ogni uccisione, riluttante nel premere il grilletto contro gli iracheni. Sul campo da guerra vede cose terribili, e quando torna a casa tra una missione e l'altra non riesce realmente a staccare, portandosi dentro i rumori e le orrende visioni dall'Iraq.
Un Clint meno intimista
vimager1, 2, 3
Bradley Cooper é bravissimo nel immedesimarsi in un personaggio non facile. Si é trasformato fisicamente, mettendo su chili di muscoli, ma anche nella voce. Ha infatti seguito un corso di dizione per assimilare l'accento texano. Conosciuto Chris Kyle di persona, poi, ne ha imitato le movenze, completando una trasformazione completa. La moglie di Chris é rimasta molto colpita dal risultato. Ma lo spettatore rimane colpito più dal lato umano di questo eroe involontario, spinto da istinti molto semplici, come il desiderio di aiutare l'altro. Bradley Cooper e la sua interpretazione sono la cosa che più convince di una pellicola che altrimenti rimane un po' fine a se stessa.
I vari spunti tematici, molto interessanti sulla carta, non vengono esplorati, e ci rimane un affresco un po' appannato di una storia raccontata a pezzetti senza che lo sguardo del regista indugi abbastanza sui dettagli. Non si approfondisce l'ansia di Chris quando torna a casa, il rapporto con la moglie, altro personaggio interpretato molto bene, cresce ma non viene seguito quanto meriterebbe. E poi ci sarebbe un intero paragrafo da aprire sulla guerra in Iraq, nel film vista solamente dal telescopio di Chris Kyle, che non si interroga sulle ragioni, ma esegue semplicemente gli ordini, la priorità é sempre vigilare sui suoi compagni e se necessario terminare i bersagli. Cento sessanta sono le uccisioni confermate di questo letale cecchino, e non c'é quasi riflessione su un fatto di per se in realtà sconcertante. La stessa superficialità é riservata al popolo iracheno, che nel film ha rappresentanze quasi solo tra i terroristi, alcuni dei quali dipinti come spietati macellai. Nascerà una rivalità con un cecchino siriano, campione olimpico prestato alla causa terrorista, una figura potenzialmente interessante per imbastire un contraddittorio, ma ancora una volta solo accennata.
Quello che rimane in American Sniper é un racconto efficace e coinvolgente di una storia sicuramente affascinante, ma dal potenziale tristemente sprecato. Si racconta la vita di Chris Kyle, ma non c'é molto di più.
E' un peccato che un bravissimo regista come Clint Eastwood, abile come pochi altri nell'entrare dentro la vita delle persone con estrema delicatezza, di mostrarci mondi sfaccettati con una semplicità ed accessibilità disarmante, non abbia approfittato delle proprie doti per confezionare un film più personale. Le musiche sono un altro esempio di scelte meno in linea con i suoi precedenti lavori. Eastwood é infatti abituato a comporre le melodie che accompagnano le sue storie, spesso fatte di poche note. Qui troviamo un accompagnamento più roboante, in linea con produzioni maggiormente mainstream.
Bisogna dare atto comunque ad American Sniper di una messa in scena esemplare, la cinepresa si muove con molta intelligenza, capace di sottolineare le fasi emotive di Chris Kyle, così come di inscenare sequenze d'azione crude e realistiche.