American Ultra
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Uscito nei nostri cinema qualche giorno fa, American Ultra vuole essere una fusione fra tanti generi. Spy-story, film sentimentale, commedia brillante e forse diverse altre cose che ci riesce anche difficile definire. Il problema é, che in questo pot-pourri psichedelico fatto di visioni, allucinazioni e splatter, non é sempre facile capire quale sia la vera direzione del film.
Ma partiamo dall'inizio. Prendiamo Max Landis, sceneggiatore e figlio (sì, é proprio lui) di John Landis. Aggiungiamo Jesse Eisenberg, uno degli attori più eclettici della sua generazione, accompagnato, suo malgrado, dall'ormai onnipresente Kristen Stewart.
Mike vive in una cittadina di provincia nel West Virginia, dove lavora come cassiere in un supermarket. Innamorato della fidanzata, Phoebe, Mike fa un uso molto disinvolto di varie droghe, tanto da essere amico del suo pusher. Nei numerosi momenti morti sul lavoro si diverte a disegnare la avventure di una scimmia, Apollo Ape, probabilmente una delle creazioni più felici del film. Affetto da numerose crisi di panico e fobie inspiegabili, Mike si trova a fronteggiare la CIA e a fare i conti con un passato che aveva dimenticato…
American Ultra aveva le carte in regola (se non tutte, almeno molte), per conquistare il pubblico. Non vogliamo usare l'espressione, forse un po' abusata, di "film di culto", ma sicuramente c'erano delle buone potenzialità. E invece il film inciampa più volte, si rialza, poi sbaglia di nuovo strada. Il goffo e ingenuo Mike, un ottimo Jesse Eisenberg, non può contare sull'aiuto della sua coprotagonista, la cui mimica facciale non gioca a favore del personaggio di Phoebe. Non che ci si aspetti molto, da Bella-Kristen Stewart, ma un personaggio femminile come quello di Phoebe avrebbe avuto tutto un altro spessore, con un'interprete di buon livello.
La vita del giovane cassiere viene sconvolta, dicevamo, nientemeno che dalla CIA. Topher Grace, la cui vena comica ci é nota dai tempi di That '70s Show, da' vita a un agente della CIA arrivista e senza scrupoli, che per arrivare ai piani alti non si é mai fatto troppi problemi. Grace punta tutto sull'ironia, esasperando al massimo le caratteristiche del suo personaggio e regalandoci uno dei pochi spiragli di luce in questa pellicola così confusionaria.
Il sangue scorre a fiumi, ci verrebbe da dire senza interruzione, almeno da un certo punto in poi. A colpi di pistola, coltello e persino di cucchiaio, il nostro Mike fa di tutto per rimanere vivo e per sfuggire alle grinfie di chi lo vuole eliminare in ogni modo. Citazioni dai film d'azione e di fantascienza, scene splatter degne di Rodriguez e Tarantino, ma anche dialoghi salaci e scelte di regia non banali.
Cosa manca, vi starete chiedendo, per fare di American Ultra un film da "cinque testoni"? Dovremmo forse dire "di cosa si potrebbe fare a meno". Si potrebbe fare a meno, ad esempio, di alcune battute eccessivamente smielate fra i due protagonisti, battute che smorzano la tensione e fanno precipitare il film nel cliché.
Si potrebbe fare a meno anche delle tante, quasi infinite effusioni d'affetto fra i soliti Mike e Phoebe, giusto perché lo spettatore l'ha già capito, che i due si amano alla follia. Non c'é bisogno di ripeterlo altre duemila volte.
Il lato creativo del film é sicuramente l'elemento che lo rende più interessante e, probabilmente, quello che avrebbe potuto risollevare le sorti di questa pellicola così indecisa. Le musiche, a cura del compositore brasiliano Marcelo Zarvos, fanno da contrappunto perfetto alle sequenze della storia, specialmente quelle che vedono Mike in stato confusionale. Altro punto a favore sono le animazioni e i disegni ad opera di John Martel, l'artista che ha realizzato i fumetti di Apollo Ape e che é il responsabile dei titoli di coda.
Davvero un peccato, dover liquidare così American Ultra, le cui locandine e il cui titolo non rendono del tutto giustizia alla trama. Un'occasione un forse sprecata, per Landis e compagni, dalla quale speriamo possa nascere qualcosa di più deciso, senza perdere gli spunti già offerti da questa pellicola.
Ma partiamo dall'inizio. Prendiamo Max Landis, sceneggiatore e figlio (sì, é proprio lui) di John Landis. Aggiungiamo Jesse Eisenberg, uno degli attori più eclettici della sua generazione, accompagnato, suo malgrado, dall'ormai onnipresente Kristen Stewart.
Mike vive in una cittadina di provincia nel West Virginia, dove lavora come cassiere in un supermarket. Innamorato della fidanzata, Phoebe, Mike fa un uso molto disinvolto di varie droghe, tanto da essere amico del suo pusher. Nei numerosi momenti morti sul lavoro si diverte a disegnare la avventure di una scimmia, Apollo Ape, probabilmente una delle creazioni più felici del film. Affetto da numerose crisi di panico e fobie inspiegabili, Mike si trova a fronteggiare la CIA e a fare i conti con un passato che aveva dimenticato…
American Ultra aveva le carte in regola (se non tutte, almeno molte), per conquistare il pubblico. Non vogliamo usare l'espressione, forse un po' abusata, di "film di culto", ma sicuramente c'erano delle buone potenzialità. E invece il film inciampa più volte, si rialza, poi sbaglia di nuovo strada. Il goffo e ingenuo Mike, un ottimo Jesse Eisenberg, non può contare sull'aiuto della sua coprotagonista, la cui mimica facciale non gioca a favore del personaggio di Phoebe. Non che ci si aspetti molto, da Bella-Kristen Stewart, ma un personaggio femminile come quello di Phoebe avrebbe avuto tutto un altro spessore, con un'interprete di buon livello.
La vita del giovane cassiere viene sconvolta, dicevamo, nientemeno che dalla CIA. Topher Grace, la cui vena comica ci é nota dai tempi di That '70s Show, da' vita a un agente della CIA arrivista e senza scrupoli, che per arrivare ai piani alti non si é mai fatto troppi problemi. Grace punta tutto sull'ironia, esasperando al massimo le caratteristiche del suo personaggio e regalandoci uno dei pochi spiragli di luce in questa pellicola così confusionaria.
Il sangue scorre a fiumi, ci verrebbe da dire senza interruzione, almeno da un certo punto in poi. A colpi di pistola, coltello e persino di cucchiaio, il nostro Mike fa di tutto per rimanere vivo e per sfuggire alle grinfie di chi lo vuole eliminare in ogni modo. Citazioni dai film d'azione e di fantascienza, scene splatter degne di Rodriguez e Tarantino, ma anche dialoghi salaci e scelte di regia non banali.
Cosa manca, vi starete chiedendo, per fare di American Ultra un film da "cinque testoni"? Dovremmo forse dire "di cosa si potrebbe fare a meno". Si potrebbe fare a meno, ad esempio, di alcune battute eccessivamente smielate fra i due protagonisti, battute che smorzano la tensione e fanno precipitare il film nel cliché.
Si potrebbe fare a meno anche delle tante, quasi infinite effusioni d'affetto fra i soliti Mike e Phoebe, giusto perché lo spettatore l'ha già capito, che i due si amano alla follia. Non c'é bisogno di ripeterlo altre duemila volte.
Il lato creativo del film é sicuramente l'elemento che lo rende più interessante e, probabilmente, quello che avrebbe potuto risollevare le sorti di questa pellicola così indecisa. Le musiche, a cura del compositore brasiliano Marcelo Zarvos, fanno da contrappunto perfetto alle sequenze della storia, specialmente quelle che vedono Mike in stato confusionale. Altro punto a favore sono le animazioni e i disegni ad opera di John Martel, l'artista che ha realizzato i fumetti di Apollo Ape e che é il responsabile dei titoli di coda.
Davvero un peccato, dover liquidare così American Ultra, le cui locandine e il cui titolo non rendono del tutto giustizia alla trama. Un'occasione un forse sprecata, per Landis e compagni, dalla quale speriamo possa nascere qualcosa di più deciso, senza perdere gli spunti già offerti da questa pellicola.