Amici come prima

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Dopo aver diretto per anni un prestigioso hotel di Milano, Cesare viene improvvisamente licenziato dalla nuova dirigenza. Senza soldi e senza il coraggio di dirlo alla moglie, decide di camuffarsi da donna per diventare la nuova badante (ben pagata) del presidente del gruppo in pensione. È solo l’inizio di una serie di peripezie per non essere scoperto...

A tredici anni dalla sua ultima regia cinematografica (The Clan, del 2005) e dalla sua ultima apparizione insieme a Massimo Boldi (Natale a Miami, sempre 2005), Christian De Sica torna dietro la macchina da presa, chiamando proprio l’ex compagno di cinepanettoni a interpretare una commedia degli equivoci che strizza l’occhio, da un lato a Mrs. Doubtfire e A qualcuno piace caldo e dall’altro a Quasi amici.

Smart and Resourceful

I modelli sono elevati e le intenzioni decisamente buone: raccontare – utilizzando una struttura da pochade – una strampalata amicizia che nasce da un escamotage dovuto a necessità. E qua e là, a dire il vero, la pellicola di De Sica riesce pure a indovinare qualche momento azzeccato, specie quando evidenzia la complicità tra i due protagonisti, che si tratti di momenti comici (le numerose gag allusive di Boldi) o di quelli più agrodolci (l’alleanza fra i due a danno dei ‘cattivi’).

Quello che manca, però, è una corretta amalgama fra le varie componenti della sceneggiatura: la storia – scritta a otto mani – sembra essere sempre indecisa sulla strada da prendere, e quando tenta di innestarsi sui binari della commedia sofisticata, puntualmente vira in direzione della farsa natalizia, lasciando nello spettatore la delusione per quello che il film poteva essere e invece non sarà.

Amici come prima

Tutti i temi sfiorati nel film (la confusione dei sessi, la disoccupazione in età avanzata, l’amicizia tra persone di differenti classi sociali, l’inaspettata avidità dei familiari) rimangono sempre sullo sfondo, senza un vero approfondimento. Christian De Sica, che pure a livello di regia e interpretazione non sfigura, cerca disperatamente di accontentare tutti i tipi di pubblico: da quello del cinepanettone a quello dei suoi musical teatrali, ma esita a compiere una scelta precisa, finendo per scontentare tutti. Massimo Boldi ormai va col pilota automatico e in un certo senso il suo personaggio risulta quasi un malinconico alter-ego.

Non è però tutto da buttare: De Sica, quando cerca l’effetto nostalgia, centra quasi sempre il bersaglio e tutto il film è permeato da una atmosfera di rimpatriata che impedisce alla pellicola di farsi detestare. L’ultima, emblematica, sequenza (il film nel film) conferma l’impressione: chissà che alla sua prossima prova, il regista di Ricky & Barabba non decida di compiere scelte più coraggiose. Per il momento, siamo appena un gradino sopra Natale in India.

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