Ant-Man and the Wasp: Quantumania: il divertimento cannibale Marvel rimanda la resa dei conti

AntMan and the Wasp Quantumania il divertimento cannibale Marvel rimanda la resa dei conti

Non è un momento facile quello che sta attraversando Marvel Studio, alle prese con una fase delicata della sua esistenza. Sembra strano dirlo alla luce degli incassi ragguardevoli degli ultimi anni, ma la strategia Disney per colonizzare il nostro tempo libero e i nostri portafogli non si misura nel presente, ma in anni. Come ogni bravo statista sa, come ci piacerebbe che la nostra classe politica eternamente ancorata al presente ricordasse, al futuro bisogna cominciare a lavorare nel presente, con un’attenta pianificazione.

I rivali di casa DC sono allo sbando proprio per la cattiva pianificazione del loro universo supereroistico espanso, tenuto in vita a suo d’iniezioni di reboot e director’s cut. Marvel può dormire sonni relativamente tranquilli, avendo già impostato il prossimo triennio di uscite MCU in sala e in TV all’insegna di una visione coerente, unitaria, globale, che costruisca pian piano l’aspettativa del pubblico verso il doppio film degli Avengers che culminerà la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania: il divertimento cannibale Marvel rimanda la resa dei conti

Ant-Man and the Wasp: Quantumania apre una nuova fase MCU e, rispetto al passato di questo supereroe, è più responsabilizzato. Nato come uscita sbarazzatina estiva riempitiva in attesa dei film Marvel “seri” dell’autunno e dell’inverno, Ant-Man ha saputo garantirsi la sopravvivenza puntando su un approccio lieve e poche responsabilità. Più divertimento, più spensieratezza, meno umanità da salvare. Perfetto per fidelizzare il pubblico dei curiosi non così appassionati di vicende di continuity e multiversi.

La direzione è la medesima anche per questo terzo capitolo, diretto come il primo da Peyton Reed: azione, divertimento e un’atmosfera familiare e amichevole tra tre generazioni di Ant-Man e Wasp.

Sotto la lievità però c’è un test da affrontare e superare: quello sulla tenuta del genere cinecomics al cinema. La stanchezza comincia a sentirsi. Magari non ancora negli impressionanti risultati di botteghino, ma la qualità delle pellicole che hanno chiuso la quarta fase del MCU era assai altalenante e tra gli spettatori meno appassionati cresce un po’ di scetticismo.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania è un test importante per Kevin Feige (il super capo dei Marvel Studios) e i suoi colleghi. Servirà a valutare quando l’approccio cannibale degli ultimi film Marvel possa contribuire a ritardare la curva calante della popolarità del genere cinecomics.

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Ant-Man continua l’esperimento cannibale di Marvel

Benvenuti nel Regno Quantico, la soluzione strategica adottata da Marvel per permettere a Ant-Man di non complicare ulteriormente la situazione terrestre, fatta di decine di eroi stoppati da qualche parte nello spazio e nella continuity, in attesa di un maxi-film che armonizzi la situazione. Scott Lang (Paul Radd) e famiglia finiscono invece nel Regno dei Quanti dove era rimasta incastrata per 30 anni Janet (Michelle Pfeiffer), trovandosi ad affrontare un Kang esiliato, in un universo che funge da spazio detentivo per tutti.

Il Regno Quantico è una gran trovata: permette di dare a Scott Lang un mondo da salvare, evitando però i toni drammatici assunti quando l’Universo o la Terra sono sotto scacco, oltre all’inevitabile domanda: cosa stanno facendo gli altri Avengers nel frattempo?

Non solo: una volta spiegato al pubblico che il Regno è un’universo a sé stante, fatto d’infiniti mondi e popolato da creature autoctone, si ha per le mani l’occasione di propinare agli spettatori un film di fantascienza basato sull’esplorazione spaziale (una space opera), spacciandolo per un cinecomic.

È esattamente quello che è Ant-Man and the Wasp: Quantumania: una space opera. Dopo le note horror spinte di Doctor Strange 2, Feige preme l’acceleratore sulla strategia cannibale di Marvel. Per variare una formula così assodata da essere corrosa, i film Marvel stanno incorporando trame, linguaggi e temi propri di altri generi d’intrattenimento. Il cinema d’azione, l’horror, la fantascienza.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania: il divertimento cannibale Marvel rimanda la resa dei conti

È molto più di un’ispirazione o un’atmosfera, tant’è che i riferimenti di successo a cui guarda questo film sono precisissimi. Le prime reazioni hanno correttamente individuato Star Wars, la space opera per antonomasia, come fonte d'ispirazione.

Quando Ant-Man si concentra sul fronte ribelle degli abitanti del Regno Quantico che lottano contro Kang il Conquistatore, non si può che pensare ad altri ribelli e altri pianeti di una galassia lontana lontana. Il credo dei ribelli, la loro organizzazione, la loro ispirazione politica: tutto rimanda a Star Wars. Non solo ai film, ma anche all’universo animato (in particolare Clone Wars e il personaggio di Ahsoka Tano).

C’è in realtà un altro film palesemente razziato da Ant-Man and the Wasp: Quantumania, un furto interno alla stessa Disney. È impressionante come il team creativo di questo film si sia appoggiato a John Carter, una pellicola la cui fama di flop è direttamente proporzionale al suo grado di qualità artistica, ampiamente sottovalutato e dimenticato. In casa Disney lo sanno (il film lo affossano loro per vicende di potere interne d’altronde) e ne approfittano ancora una volta.

C’è una scena in particolare in cui gli eroi “imparano a parlare” la lingua dei ribelli, che è presa di peso da quella storia e inserita in questa. Ant-Man 3 riprende design di velivoli, arredi, gadget tecnologici di vaga ispirazione steampunk del film del 2012. A onor di cronaca, lo stesso George Lucas con Star Wars razziò ampiamente i libri di Borrough, per cui l’effetto dejavù è continuo.

Cosa funziona e cosa no in Quantumania

Questa strategia di cannibalizzazione di altri generi funziona? Sicuramente Ant-Man and the Wasp: Quantumania riesce a divertire e stupire con la sua space opera supereroizzata, lieve e ad alto ritmo. La presenza di un cattivo come Kang - potenziale infinito, tante carte coperte ancora da giocare, unito ad un ottimo interprete - aiuta il film a decollare.

Quello che torna a non convincere è l’incapacità di puntare su ciò che funziona nella storia, facendo a meno di personaggi e situazioni che hanno fatto il loro corso. È impressionante (e deleteria) la pretesa di Ant-Man di muovere tre generazioni di super contemporaneamente, senza rinunciare o mettere in panchina nessuno, condannando il film a un certo immobilismo di fondo. Le parti migliori, che potrebbero svilupparsi in un film più memorabile, hanno lo stesso spazio di quelle funzionali a portare avanti linee narrative e personaggi che hanno fatto ampiamente il loro corso.

Ant-Man 3 poi condivide con i suoi predecessori il medesimo limite: è un film accessorio, in cui le cose interessanti succedono giusto sul finale e nelle scene extra. Pochissimo cambia tra inizio e fine film e quel poco ci viene rivelato su multiverso e linee temporali dalla presenza di Kang è così confuso da non rassicurare del tutto.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania: il divertimento cannibale Marvel rimanda la resa dei conti

Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Rating: Tutti

Nazione: USA

6.5

Voto

Redazione

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Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Pur con parecchi limiti, Ant-Man 3 ha saputo razziare un genere popolare al cinema per offrire intrattenimento ritmato e divertente il giusto. È un film accessorio, ma che si lascia vedere con un certo gusto. I fan della Marvel più appassionati non si aspettino troppe rivelazioni.

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