Armand amplifica l’orrore delle chat di gruppo tra genitori e insegnanti: la recensione del film norvegese in lizza per gli Oscar

Una Renate Reinsve ancora una volta stellare nella sua ruvida ambiguità conduce un film d’esordio che torna a narrarci le tensioni sotterranee del sistema scolastico: la recensione di Armand.

di Elisa Giudici

Dopo la candidatura all’Oscar come Miglior film internazionale del film tedesco La sala professori nel 2024, l’Academy sembra averci preso gusto. Nella già annunciata lista di quindici film da cui a breve verranno selezionati i cinque finalisti di categoria per la prossima edizione degli Academy Award c’è anche il norvegese Armand di Halfdan Ullmann Tøndel. Anche questa pellicola è ambientata nel contesto scolastico e punta a guardare oltre la facciata civile e composta degli adulti che popolano questo mondo, rivelando le tensioni che scorrono sotto traccia tra i responsabili dell’educazione e della crescita dei più piccoli.

Armand è un thriller ambientato in una scuola sinistra

Armand è il nome del bambino di 6 anni protagonista fuori campo della storia. La sua mamma, un’ex attrice di nome Elisabeth (Renate Reinsve) viene convocata a scuola a causa del comportamento del piccolo. Il film si apre con una fredda descrizione dell’incidente, così come riportato dal piccolo Jon, la vittima di Armand, al padre. Si apre così un dramma ricchissimo di tensione, che si consuma dall’inizio alla fine dentro l’edificio scolastico e che prende il via dall’impossibilità di capire quanto sia grave ciò che è avvenuto.

I due protagonisti dell’incidente hanno infatti appena 6 anni, ma quanto successo è descritto con parole e arricchito da sottotesti che fanno presagire la mano e il filtro di uno sguardo adulto. Il piccolo Armand è al contempo accusato di un comportamento deviante, forse anche di natura sessuale eppure ritenuto non colpevole per la sua giovane età e per il fatto che “i bambini quando si comportano in un certo modo alludono sempre ad altro”. A cosa allude Armand, la cui vita è complicata dalla sua complessa situazione familiare? Cosa è davvero successo tra lui e Jon?

La risposta del film - interamente ambientato in questo edificio scolastico sinistro dopo l’orario di lezione - più che la mondo dei piccoli guarda a quello dei grandi. Pian piano che mettiamo insieme i tanti pezzi della complicata vicenda capiamo che alcune delle parti in gioco ritengono responsabile dell’accaduto la madre Elisabeth, la cui posizione è ulteriormente complicata dal suo lavoro e dalla situazione personale. Elisabeth infatti è un’attrice di fama, una celebritàdi cui presto o tardi vengono presi in considerazione e giudicati i comportamenti pubblici e privati. In più lei stessa è in una posizione ambigua (forse vittima, forse persecutrice) nel rapporto di coppia da cui è nato Armand.

Il conflitto d'interesse maggiore è il suo, ma più il film avanza tra i corridoi, i bagni e le aule di una scuola in cui gli echi dei giochi dei bambini e delle frecciate velenose di insegnanti e genitori sembrano voci di fantasmi, più emergono gli interessi e le mancanze degli altri adulti coinvolti. Tra gli insegnanti diventa chiaro come tutti parteggino per una delle due parti, mentre i genitori dei due bambini sono legati da una ragnatela di relazioni e trascorsi che rende ancora più complicato credere nella buona fede di ciò che fanno e dicono. 

Armand esiste grazie a Renate Reinsve

Oltre che a essere il cuore pulsante del film e ha regalare l’ennesimo grande ritratto di un personaggio femminile travolgente (anche nel suo essere egoista e manipolatore), Renate Reinsve è anche il motivo per cui esiste la pellicola. Scritta nel 2016 a partire da un caso di cronaca che lo aveva incuriosito, la pellicola d’esordio di Halfdan Ullmann Tøndel è rimasta per anni allo stadio di sceneggiatura, a causa della decisione del Norway Film Institute di non concedere al giovane regista fondi per la realizzazione del progetto. Figlio d’arte dei nomi più grandi del cinema norvegese dello scorso secolo (sua madre è Linn Ullmann, perciò è nipote di Liv Ullmann e Ingmar Bergman) ha visto la lavorazione sbloccarsi proprio quando la carriera di Renate ha preso il volo a Cannes nel 2021, con l’acclamazione ricevuta per il suo ruolo in La persona peggiore del mondo di Joaquim Trier.

Dal canto suo l’attrice ha fortemente spinto il progetto. Una mossa lungimirante, considerando che le fornisce l’ennesimo ruolo femminile sfaccettato, in cui gioca un ruolo di rilievo anche la danza contemporanea. Ullmann Tøndel infatti è più interessato a esplorare la lotta interpretativa sullo scontro tra Armand e Jon tra gli adulti in gioco che a cercare la verità su quanto accaduto, così il film pian piano abbandona lo stretto realismo e si concede un paio di scene espressive, come quella in cui Elisabeth balla una coreografia alla Pina Bausch, mentre delle mani la ghermiscono, simbolo dell’ossessione della nostra società per le celebrità e della pretesa di inchiodarle a un codice morale loro imposto.

Armand è un debutto interessante, anche se manca del carisma necessario per trovare una sua voce e identità. Si sente dentro lo stesso la fascinazione verso tanti altri colleghi e altri film, con qualche sbalzo tonale eccessivo e un paio di scene in cui il regista concede un po’ troppo a una certa teatralità della storia. Anche la narrazione, dopo il suo intrigante avvio, è indebolita da qualche passaggio forzato o ripetitivo, che rende evidente quanto ripeta a modo suo concetti e denunce sentite spesso altrove in maniera più efficace. Oltre al già citato La sala professori, vedendo Armand è difficile non pensare a The Hunt con Mads Mikkelsen ma anche a Madre! dI Darren Aronofsky.