Arrival

di Roberto Vicario
Denis Villeneuve si é dimostrato un uomo coraggioso; pochi altri registi avrebbero osato come lui, ne siamo certi. Prendere un film di fantascienza, rivoltarlo completamente e applicare un filtro da film d'autore, ma in grado di intrattenere come un vero blockbuster, non é tutti; tutto questo a poco meno di un anno dall'uscita del seguito di Blade Runner (diretto sempre da lui), e con gli occhi di milioni di appassionati che lo fissano costantemente .



Azzardo totale? Probabilmente si, ma come leggerete tra poco, l'azzardo ha pagato e Arrival si candida a mani basse come uno dei migliori film del 2017 (guardando ovviamente le uscite italiane e non quelle statunitensi). Vi spieghiamo perché.

Un incontro, per evitare uno scontro



Dodici navi aliene sono approdate sulla terra. Gli umani cercano un contatto con la nuova razza per capire se ci sono intenti benevoli o malevoli. Gli Stati Uniti ingaggiano due figure di alto profilo scientifico la linguista Louise Banks (Amy Adams) e il fisico teorico Ian Donnelly(Jeremy Renner). I due saranno la chiave per comprendere le intenzioni di questa nuova razza extraterrestre.

Gli alieni sono un tema che nel mondo del cinema ha affascinato un sacco di registi. Ne abbiamo visti di tutti i tipi: buoni, cattivi, sadici (Mars Attack vi ricorda qualcosa?) e così via. Molti di questi film si sono concentrati, quasi sempre, sugli effetti del “contatto”, su quello che succede dopo aver scatenato l'ira benevola o maligna della razza in questione; Villeneuve invece si focalizza proprio su quella che per molti può sembrare una fase preliminare e scontata del contatto: decifrare le intenzioni.



Il film gioca con lo spettatore e regala equilibri particolari, che oscillano costantemente tra l'ansia che porta a pensare “adesso succederà sicuramente qualcosa”, e l'essere smentiti un secondo dopo. L'artefice principale di questa sensazione é ovviamente il montaggio: ispirato, diretto, che lascia ai dettagli la funzione di spiegare molte cose che non vengono dette. Il montaggio stesso (insieme alle espressioni della Adams) é proprio la chiave di volta che permette di capire la vicenda per intero, costringendo lo spettatore ad una attenzione costante, ma sempre alimentata dalla curiosità. Proprio per questo vi parliamo di cinema d'autore.

Gli equilibri vengono anche gestiti dalla forte diversità che si percepisce tra le immagini che scorrono sul grande schermo e le parole che vengono pronunciate all'interno dei vari dialoghi. Proprio in questi dettagli si coglie la magnificenza del lavoro svolto dal regista canadese: veicolare messaggi altamente scientifici e - passateci il termini - “pesanti”, con una naturalezza incredibile, lasciando alla potenza delle inquadrature e alla splendida fotografia la dolcezza della comprensione.

Sotto questo aspetto sono di grande aiuto i tre attori principali: Amy Adams, Jeremy Renner e Forest Whitaker; espressioni e gestualità aiutano fortemnte lo spettatore ad interpretare il momento e a viverlo in maniera ancora più passionale. Un plauso fa però fatto in maniera personale all'attrice nata a Vicenza: bravissima e ispirata.


Erano anni, onestamente, che non si vedeva unconnubio così forte tra la potenza visiva di uno film fantascientifico ad alto budget, e la mano di un regista che non punta all'esagerazione per coinvolgere. Tutto scorre in maniera incredibilmente fluida e appassionante, fino ad un finale con un validissimo colpo di scena.

Insomma, Arrival é un film incredibile, ma badate bene, non aspettatevi un prodotto che punta al puro intrattenimento. L'ultima pellicola di Villeneuve e come un ottimo vino: va assaporato, lasciato decantare e apprezzato in tutte le sue sfumature, aromi e tonalità. Inoltre abbiamo un'altra certezza, probabilmente la più importate di tutte: il seguito di Blade Runner sembra davvero essere in ottime mani.