Arthur the King: la commovente storia vera dell’amicizia fra un uomo e un cane randagio
Scopriamo insieme l'incredibile storia vera del cane Arthur
Su Prime Video è disponibile - e già in testa alla classifica italiana dei film più visti - Arthur the King, la commovente storia vera in cui Mark Wahlberg interpretata Michael Light, racer americano che durante il campionato di RAID Avventura nella Repubblica Dominicana impara tutto sulla lealtà, l’amicizia e la resilienza da… Un cane randagio a cui mette nome Arthur.
E non è difficile capire perché: chiunque abbia mai avuto un cane, in particolare un cane salvato dalla violenza e dall’abbandono, sa bene quanto fedele, devoto e leale possa essere la creatura che ci regala la più pura forma d’amicizia.
Questa incredibile storia vera è stata raccontata nel bestseller del New York Times: Il cane che attraversò la giungla per tornare a casa (Arthur the King: The dog who crossed the jungle to find a home).
Il libro è firmato da Mikael Lindnord con Val Hudson e racconta la storia di Mikael, leader del team svedese che gareggiò nel campionato dell’Ecuador.
Nel film, Mikael è diventato americano e l’Ecuador è stato sostituito dalla Repubblica Dominicana, ma il resto è fedele alla reale esperienza di Mikael, come mostrano le foto del vero Mikael con il vero Arthur alla fine del film.
La trama di Arthur the King
RAID: una durissima disciplina sportiva a squadre che sfida gli atleti a superare i propri limiti.
Nel 2015, il team RAID guidato dal racer americano Michael Light si trova per l’ennesima volta in grande difficoltà. Come ci racconta il commentatore sportivo dell’evento, Light è l’unico grande campione a non aver mai vinto un campionato. Perché è testardo, irrazionale, fissato con la gara tanto da prendere continuamente decisioni sbagliate, ignorando le richieste e i consigli degli altri membri del team.
Tre anni dopo quella gara che l’ha reso virale immortalato con il kayak nel fango, in secca, Michael - incoraggiato dalla moglie, ex racer anche lei, mette insieme un team per il campionato del mondo nella Repubblica Dominicana.
Ed è durante quel viaggio, attraverso 10 giorni e 435 miglia, che un incontro cambia per sempre la sua vita.
L’incontro con un cane randagio che salva la vita al team e diventa il loro inseparabile compagno di viaggio, attraversando la giungla per oltre 200 miglia per seguirli.
Una grande amicizia, una lotta per la sopravvivenza
Il messaggio di questo film, così come il messaggio della vera storia di Arthur, che ha toccato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo, è tanto semplice quanto potente: ogni vita è importante. E quando si ha qualcosa per cui vivere, i miracolo accadono.
Arthur era un cane randagio sottoposto a maltrattamenti, come ogni giorno accade a centinaia di migliaia di cani randagi, nati senza colpa, in cerca di cibo e acqua. Anche nel nostro Paese.
È di due giorni fa la notizia che quest’anno in Italia il numero degli abbandoni di cani, già altissimo, è cresciuto di quasi il 9%. E questa storia, la storia di Arthur, fa riflettere.
Nei canili e per le strade ci sono centinaia di migliaia di Arthur. Cani che possono “salvare” - anche metaforicamente - tante vite. Le nostre.
Mikael nella realtà e Michael nel film hanno lottato per portare a casa Arthur e dargli le migliori cure, che gli permettessero di sopravvivere alla cattiveria che la specie dominante del pianeta, rea di definirsi “umana”, aveva inflitto a lui e a tantissimi altri invisibili come lui.
Quella di Arthur e Michael è una storia di resilienza, nel vero senso del termine. E non è un caso che sia stato uno sportivo a combattere per salvare il cane che, a sua volta, aveva salvato lui.
Lo sport è pieno di storie come questa. E solo pochi giorni fa, alle Olimpiadi di Parigi, l’atleta Sharon Van Rouwendaal è uscita dall’acqua in lacrime dopo aver vinto l’oro nella 10 km di nuoto, indicando il tatuaggio a forma di zampa che si è fatta sul polso e dedicando la medaglia al suo adorato cane Rio, morto poco prima dell’inizio delle Olimpiadi.
Arthur the King è stato costruito attorno a questo spirito. Lo spirito sportivo di chi sa cosa significhi fare tanti sacrifici, lottare fino all’ultimo briciolo di forza.
Il film ci regala immagini splendide, emozionanti, commoventi. Sequenze immerse nel verde e nella natura, continue dimostrazioni di quanto la solidarietà, perfino nei confronti di un cane randagio di cui nessuno s’interessava, possa far muovere il mondo.
Toccare le coscienze e dar vita a storie con un seguito come quella di Arthur, in onore del quale è stata creata una fondazione che si occupa del benessere animale.
Arthur and the King è arrivato su Prime Video poco prima della fine delle Olimpiadi, massima celebrazione dello sport in tutti i sensi, e in un’estate torrida come poche altre. Per ricordarci che alla base del nostro benessere c’è il benessere di tutte le creature di questo pianeta. Creature come Arthur.