Assassinio sull'Orient Express
Assassino sull’Oriente Express, è indubbiamente il capolavoro di Agatha Christie targato 1933. Un libro incredibilmente affascinante che ha potuto godere nel 1974 di una stupenda trasposizione cinematografica ad opera di Sidney Lumet, con Albert Finney nei panni dell’investigatore Poirot.
A distanza di più di quarant’anni Hollywood decide di rispolverare questo grande classico, dandolo in mano ad un regista che nelle sue corde ha una parola che si sposa perfettamente con il tono della pellicola: teatralità.
Chi è stato?
Assassinio sull’Oriente Express è un film che tendenzialmente ci è piaciuto. Nei suoi 120 minuti di durata la pellicola scorre con efficace sui binari di una storia scritta in maniera perfetta dalla stessa Christie. Un plot adattato da Michael Green e diretto da un buonissimo Kenneth Branagh che sfrutta tutta la sua teatralità, per l’appunto, così da mettere in scena non solo un Poirot convincente (interpretato dallo stesso Branagh) ma una storia che, nelle sua ricerca meticolosa di immagini, inquadrature e pose, offre un viaggio audio visivo di altri tempi.
In fondo, prima di arrivare alla grande obiezione che si può muovere a questo lungometraggio, quello che abbiamo tra le mani è un film pensato e realizzato per chi ama il cinema; a partire da quella scelta di voler girare il tutto su pellicola da 70mm, per rendere ancora più calde, intense e profonde le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi. Ad avvalorare una tesi sempre più concreta ci pensa anche un cast perfettamente bilanciato tra grandi nomi e stelle emergenti; impossibile aspettarsi del brutto da gente come Judi Dench, William Defoe, Daisy Ridley, Michelle Pfeiffer e Penelope Cruz. Lo stesso Johnny Depp riesce a tornare ai livelli che gli competono in fatto di recitazione. Un cast stellare e corposo che, talvolta, darà quasi la sensazione di sembrare sprecato, visto il poco minutaggio a schermo di cui godono molti attori.
A convincere con ancora più decisione è poi L’Hercule Poirot messo in scena da Branagh. Un investigatore più moderno ma che non dimentica le buone maniera e l’educazione, oltre ad una serie di ossessioni che traspaiono in maniera precisa all’interno della pellicola, profonde e meno profonde.
Il film scorre quindi senza particolari problemi - eccezione fatta per una parte centrale forse un po’ troppo lenta - e la sensazione che riesce trasmettere è quella di un lungometraggio fatto per il cinema, per far apprezzare agli spettatori il grande schermo; offrendo una storia appassionante, conosciuta e appagante dall’inizio alla fine nel suo essere volutamente classica.
Certo - ed ecco l’obiezione -, molti di voi si staranno domandando: ma se si è scelta una impostazione così classica e che segue pedissequamente la storia, quanto è utile questo remake? Difficile dirlo, lo ammettiamo. Quello che possiamo però affermare è che ci troviamo davanti ad un film che si lascia guardare, che coinvolge nel calore della sua pellicola e che lascia un pizzico di nostalgia nel suo voler assecondare quella teatralità che ormai manca a troppi film moderni, dettagli compresi.
Se siete amanti del romanzo (o magari del primo film) potrebbe essere solo la curiosità di vedere un adattamento fatto nel 2017 a spingervi nuovamente al cinema, ma tutti coloro che non conoscono “Assassinio sull’Oriente Express” potrebbero, iniziando da questa visione, ad appassionarsi a personaggi e storia che a distanza di più di 80 anni riesce ad essere ancora così viva e coinvolgente.