Automata
di
Nel 2044, le radiazioni solari hanno sterminato oltre il 99% della popolazione umana. I sopravvissuti vivono in città buie e anguste, ma che rappresentano l'unica via di fuga alla desertificazione che avanza.
La ROC, nota compagnia di robotica, ha progettato alcuni androidi in grado di aiutare l'umanità a ripopolare la Terra. Questi robot, chiamati Pilgrims (letteralmente “pellegrini”) sostituiscono l'uomo nei lavori manuali e sono controllati da due protocolli inalterabili: non possono fare del male a nessuna forma di vita e non possono modificare sé stessi o altri androidi.
In questo scenario post-apocalittico, che allo spettatore amante della fantascienza non potrà non ricordare quello di Blade Runner, conosciamo Jacq Vaucan, un Antonio Banderas completamente calvo.
Agente assicurativo della ROC, Vaucan ha il compito di individuare gli androidi difettosi, indagando su malfunzionamenti veri o presunti. Fra le nebbie di questa città senza nome, perennemente minacciata da piogge radioattive, la Roc Corporation sembra davvero padrona di tutto. E se Vaucan deve prendersi cura di sua moglie Rachel (Brigitte Hjort S rensen), incinta, sa anche di non poter sfuggire al suo dovere.
Mentre in Jacq si fa strada il desiderio di scappare dalla città senza nome, le indagini lo portano a scoprire qualcosa che non piacerà ai vertici della compagnia. I protocolli, inalterabili nelle intenzioni della ROC, forse sono stati aggirati. Il comportamento degli androidi sta diventando sempre più imprevedibile…
Diretto dallo spagnolo Gabe Ib ez, Automata si avventura nello spinoso sentiero del rapporto fra umani e macchine. Un sentiero che, pur essendo già stato percorso da altri, resta fra i più controversi da raccontare. Quello dell'intelligenza artificiale é infatti un tema abbondantemente affrontato dagli autori cinematografici, forse perché in grado di fornire sempre nuovi spunti e nuove teorie.
Dopo A.I. – Intelligenza artificiale e dopo il già citato Blade Runner (solo per fare due esempi noti a tutti), Ib ez propone un confronto fra esseri umani e androidi, qui caratterizzato da una netta opposizione fra bene e male. Un confronto/scontro dal quale, spiace dirlo, la specie umana ne esce in modo poco dignitoso.
Violenti, brutali, ingiustamente crudeli non solo verso i robot ma anche verso i propri simili, gli esseri umani di Automata sono puro istinto, un istinto di sopravvivenza che non tiene conto dell'altro e delle sue esigenze, oltre che dei suoi sentimenti. Più che vivere, infatti, questi uomini sopravvivono alla Terra e a loro stessi, strappandosi l'un l'altro risorse e spazi vitali.
Anche se in questa pellicola troverete immagini e tematiche rintracciabili in precedenti produzioni di genere fantascientifico, bisogna riconoscere al regista spagnolo una buona dose di coraggio. Nonostante gli androidi non abbiano sembianze propriamente umane, essi sono animati da una sete di conoscenza e di progresso tecnologico tali da renderli molto simili ai loro creatori.
Cleo e gli altri androidi non hanno capelli, carne ed occhi simili ai nostri, é vero. Ma ciò non esclude che possano avere una coscienza che permette loro di evolversi, di imparare, di migliorarsi giorno dopo giorno.
Non soddisfatto, Ib ez si spinge ancora più in là, affidando a uno degli androidi un'interessante riflessione sul destino della specie umana e sul suo ruolo come abitante del pianeta. Il tempo degli umani sta per finire, sembra ripetere il robot. E' ora che una nuova specie si affermi e si espanda sulla Terra, seguendo così il ciclo naturale delle cose.
In conclusione, Automata poggia su solide basi. Ha la fortuna di arrivare dopo numerose pellicole incentrate sulla convivenza fra umani e robot, oltre che su un intero genere letterario, quello fantascientifico, capace di fornire non pochi spunti.
Ib ez é però in grado di raccontare la sua storia con soluzioni visive e narrative affascinanti, oltre che di mostrare con crudo realismo le bassezze di cui é capace l'animo umano.
La ROC, nota compagnia di robotica, ha progettato alcuni androidi in grado di aiutare l'umanità a ripopolare la Terra. Questi robot, chiamati Pilgrims (letteralmente “pellegrini”) sostituiscono l'uomo nei lavori manuali e sono controllati da due protocolli inalterabili: non possono fare del male a nessuna forma di vita e non possono modificare sé stessi o altri androidi.
Sei solo una macchina.
Solo una macchina? E tu sei solo una scimmia. Una scimmia violenta
Solo una macchina? E tu sei solo una scimmia. Una scimmia violenta
In questo scenario post-apocalittico, che allo spettatore amante della fantascienza non potrà non ricordare quello di Blade Runner, conosciamo Jacq Vaucan, un Antonio Banderas completamente calvo.
Agente assicurativo della ROC, Vaucan ha il compito di individuare gli androidi difettosi, indagando su malfunzionamenti veri o presunti. Fra le nebbie di questa città senza nome, perennemente minacciata da piogge radioattive, la Roc Corporation sembra davvero padrona di tutto. E se Vaucan deve prendersi cura di sua moglie Rachel (Brigitte Hjort S rensen), incinta, sa anche di non poter sfuggire al suo dovere.
Mentre in Jacq si fa strada il desiderio di scappare dalla città senza nome, le indagini lo portano a scoprire qualcosa che non piacerà ai vertici della compagnia. I protocolli, inalterabili nelle intenzioni della ROC, forse sono stati aggirati. Il comportamento degli androidi sta diventando sempre più imprevedibile…
Diretto dallo spagnolo Gabe Ib ez, Automata si avventura nello spinoso sentiero del rapporto fra umani e macchine. Un sentiero che, pur essendo già stato percorso da altri, resta fra i più controversi da raccontare. Quello dell'intelligenza artificiale é infatti un tema abbondantemente affrontato dagli autori cinematografici, forse perché in grado di fornire sempre nuovi spunti e nuove teorie.
Dopo A.I. – Intelligenza artificiale e dopo il già citato Blade Runner (solo per fare due esempi noti a tutti), Ib ez propone un confronto fra esseri umani e androidi, qui caratterizzato da una netta opposizione fra bene e male. Un confronto/scontro dal quale, spiace dirlo, la specie umana ne esce in modo poco dignitoso.
Violenti, brutali, ingiustamente crudeli non solo verso i robot ma anche verso i propri simili, gli esseri umani di Automata sono puro istinto, un istinto di sopravvivenza che non tiene conto dell'altro e delle sue esigenze, oltre che dei suoi sentimenti. Più che vivere, infatti, questi uomini sopravvivono alla Terra e a loro stessi, strappandosi l'un l'altro risorse e spazi vitali.
Anche se in questa pellicola troverete immagini e tematiche rintracciabili in precedenti produzioni di genere fantascientifico, bisogna riconoscere al regista spagnolo una buona dose di coraggio. Nonostante gli androidi non abbiano sembianze propriamente umane, essi sono animati da una sete di conoscenza e di progresso tecnologico tali da renderli molto simili ai loro creatori.
Cleo e gli altri androidi non hanno capelli, carne ed occhi simili ai nostri, é vero. Ma ciò non esclude che possano avere una coscienza che permette loro di evolversi, di imparare, di migliorarsi giorno dopo giorno.
Non soddisfatto, Ib ez si spinge ancora più in là, affidando a uno degli androidi un'interessante riflessione sul destino della specie umana e sul suo ruolo come abitante del pianeta. Il tempo degli umani sta per finire, sembra ripetere il robot. E' ora che una nuova specie si affermi e si espanda sulla Terra, seguendo così il ciclo naturale delle cose.
In conclusione, Automata poggia su solide basi. Ha la fortuna di arrivare dopo numerose pellicole incentrate sulla convivenza fra umani e robot, oltre che su un intero genere letterario, quello fantascientifico, capace di fornire non pochi spunti.
Ib ez é però in grado di raccontare la sua storia con soluzioni visive e narrative affascinanti, oltre che di mostrare con crudo realismo le bassezze di cui é capace l'animo umano.