Ave, Cesare!
di
Roberto Vicario
I fratelli Coen sono stati influenzati tantissimo dal periodo Hollywodiano degli anni '50. Un carrozzone composto da un sacco di generi proposti uno dietro l'altro in maniera incessante, sempre alla ricerca di quello che doveva essere l'interesse del pubblico. Il cinema, soprattutto, é sempre stato uno strumento in grado di sprigionare magia e passione.
Con Ave, Cesare! i due fratelli distruggono ed esaltano questo mondo, destrutturando e mettendo a nudo tutta la machiavellica gestione di progetti e persone, ma inserendo allo stesso tempo una quantità impressionante di citazioni, utili a saziare la loro loro passione per questo mondo.
La storia é ambientata all'interno degli studi della Capitol Pictures. Una grande major degli anni '50 che produce film a tutto spiano, cercando di sfruttare al meglio sia i generi ma soprattutto gli attori/attrici a loro disposizione. Gran parte di questo lavoro spetta ad Eddie Mannix (Josh Brolin) supervisore assoluto di tutte le produzioni.
Gestione ordinaria di budget, giornalisti, immagine pubblica degli attori e capricci di registi sin troppo pieni di sé. La pressione su Mannix é ancora più forte visto che la Capitol sta lavorando ad un kolossal chiamato Ave, Cesare! (da qui il nome del film) che parlerà di Gesù Cristo. Peccato però che la stella del film, l'attore Baird Whitlock (George Clooney) viene rapito da un gruppo di sceneggiatori filo comunisti e la produzione del film si blocca. Una grana ulteriore per Mannix da dover sbrogliare…
La commedia dei Coen riprende a chiarissime lettere una filosofia già vista in altri film della loro filmografia: credere. Il film, raccontando e sconsacrando tutti i retroscena che stanno dietro ogni singolo passaggio della produzione di un film di Hollywood, chiede allo spettatore un atto di fede, ancora più importante, nei confronti di un mondo del cinema che viene costantemente smascherato.
Per attuare questo “diabolico” piano, i Coen si affidano ad una commedia brillante sotto l'aspetto narrativo, ma che mette tantissima carne sul fuoco, raccontando storie differente che si mescolano a quella principale portando in scena un sacco di attori: Channing Tatum, Scarlett Johansson, Alden Ehrenreich e Tilda Swinton; per non parlare poi di alcuni cammeo che portano in scena Ralph Fiennes, Frances McDormand, Christopher Lambert e persino Dolph Lundgren.
Una presenza costante di nomi importanti, che interpretano a loro volta attori all'interno di produzioni più o meno blasonate che si stanno realizzando all'interno degli studi, e composte da musical, western, drammi e ovviamente commedie. Questa scelta dei Coen, come dicevamo, da una parte dimostra una grandissima voglia di raccontare la vera Hollywood, dall'altra però rende estremamente confusionario il progetto. Il montaggio porta lo spettatore da una storia all'altra con estremamente disinvoltura, ma creando allo stesso tempo una confusione percepibile e che lascia quasi l'amaro in bocca per alcune storie che, forse, meritavano di essere approfondite meglio.
Croce e delizia di questo Ave, Cesare! é proprio la voglia di inserire all'interno del film tantissimi elementi che però non sempre sono amalgamati benissimo. Quando una storia sta per decollare si passa subito ad un'altra; questa scelta va a compromettere in parte un incedere che rimane quasi sempre su ritmi piuttosto blandi. Ovviamente per molti questo elemento non sarà sicuramente un difetto, e si divertirà a notare citazioni e ripercorrere un sacco di momenti che hanno fatto la storia del cinema. Il tip tap di Tatum, i momenti western e molto altro ancora sono passaggi che fanno sorride riempiendo anche il cuore, e portando alla memoria un modo di fare cinema che ha segnato in maniera indelebile questa arte.
I Coen, inoltre, giocano alla grande con questi elementi farcendoli con un black humor dissacrante e all'altezza dei loro precedenti lavori. Ave, Cesare! ha la bravura di far riflette passando attraverso una battuta, una gag, o un dialogo frivolo. In questo i registi e sceneggiatori si sono dimostrati brillanti e come sempre, lo ripetiamo, abilmente dissacranti. E' già memorabile la scena di quattro esponenti religiosi che dibattono con Mannix sulla presenza di "coerenza religiosa" all'interno del film che sta producendo.
Ottimo anche il lavoro dei già citati attori. Clooney ricopre perfettamente il ruolo della star con talento ma manipolata dalla major, il personaggio di Alden Ehrenreich é spassosissimo e la presenza di Fiennes e della Swinton rendono ancora più valide alcune scene. Menzione d'onore per Josh Brolin, il suo Eddie Mannix é un personaggio affascinante: ossessionato dal tempo, ma in grado di accettare la realtà e trovare sempre una soluzione…come buona parte dei personaggi dei Coen.
Se con A Serious Man si era cercato di raccontare la storia di Giobbe in forma metaforica, in Ave, Cesare! il mondo di Hollywood é preso di petto, e con uno scontro frontale e quasi paradossale (gli stessi Coen lavorano per Hollywood) messo a nudo e in più di una occasione deriso. Proprio per questo motivo, nonostante una sceneggiatura forse troppo carica e poco approfondita in alcuni punti, merita di essere vista e apprezzata nella sua assurdit…soprattutto da coloro che vivono di pane e cinema.
Con Ave, Cesare! i due fratelli distruggono ed esaltano questo mondo, destrutturando e mettendo a nudo tutta la machiavellica gestione di progetti e persone, ma inserendo allo stesso tempo una quantità impressionante di citazioni, utili a saziare la loro loro passione per questo mondo.
Confusione hollywoodiana
La storia é ambientata all'interno degli studi della Capitol Pictures. Una grande major degli anni '50 che produce film a tutto spiano, cercando di sfruttare al meglio sia i generi ma soprattutto gli attori/attrici a loro disposizione. Gran parte di questo lavoro spetta ad Eddie Mannix (Josh Brolin) supervisore assoluto di tutte le produzioni.
Gestione ordinaria di budget, giornalisti, immagine pubblica degli attori e capricci di registi sin troppo pieni di sé. La pressione su Mannix é ancora più forte visto che la Capitol sta lavorando ad un kolossal chiamato Ave, Cesare! (da qui il nome del film) che parlerà di Gesù Cristo. Peccato però che la stella del film, l'attore Baird Whitlock (George Clooney) viene rapito da un gruppo di sceneggiatori filo comunisti e la produzione del film si blocca. Una grana ulteriore per Mannix da dover sbrogliare…
La commedia dei Coen riprende a chiarissime lettere una filosofia già vista in altri film della loro filmografia: credere. Il film, raccontando e sconsacrando tutti i retroscena che stanno dietro ogni singolo passaggio della produzione di un film di Hollywood, chiede allo spettatore un atto di fede, ancora più importante, nei confronti di un mondo del cinema che viene costantemente smascherato.
Per attuare questo “diabolico” piano, i Coen si affidano ad una commedia brillante sotto l'aspetto narrativo, ma che mette tantissima carne sul fuoco, raccontando storie differente che si mescolano a quella principale portando in scena un sacco di attori: Channing Tatum, Scarlett Johansson, Alden Ehrenreich e Tilda Swinton; per non parlare poi di alcuni cammeo che portano in scena Ralph Fiennes, Frances McDormand, Christopher Lambert e persino Dolph Lundgren.
Una presenza costante di nomi importanti, che interpretano a loro volta attori all'interno di produzioni più o meno blasonate che si stanno realizzando all'interno degli studi, e composte da musical, western, drammi e ovviamente commedie. Questa scelta dei Coen, come dicevamo, da una parte dimostra una grandissima voglia di raccontare la vera Hollywood, dall'altra però rende estremamente confusionario il progetto. Il montaggio porta lo spettatore da una storia all'altra con estremamente disinvoltura, ma creando allo stesso tempo una confusione percepibile e che lascia quasi l'amaro in bocca per alcune storie che, forse, meritavano di essere approfondite meglio.
Croce e delizia di questo Ave, Cesare! é proprio la voglia di inserire all'interno del film tantissimi elementi che però non sempre sono amalgamati benissimo. Quando una storia sta per decollare si passa subito ad un'altra; questa scelta va a compromettere in parte un incedere che rimane quasi sempre su ritmi piuttosto blandi. Ovviamente per molti questo elemento non sarà sicuramente un difetto, e si divertirà a notare citazioni e ripercorrere un sacco di momenti che hanno fatto la storia del cinema. Il tip tap di Tatum, i momenti western e molto altro ancora sono passaggi che fanno sorride riempiendo anche il cuore, e portando alla memoria un modo di fare cinema che ha segnato in maniera indelebile questa arte.
I Coen, inoltre, giocano alla grande con questi elementi farcendoli con un black humor dissacrante e all'altezza dei loro precedenti lavori. Ave, Cesare! ha la bravura di far riflette passando attraverso una battuta, una gag, o un dialogo frivolo. In questo i registi e sceneggiatori si sono dimostrati brillanti e come sempre, lo ripetiamo, abilmente dissacranti. E' già memorabile la scena di quattro esponenti religiosi che dibattono con Mannix sulla presenza di "coerenza religiosa" all'interno del film che sta producendo.
Ottimo anche il lavoro dei già citati attori. Clooney ricopre perfettamente il ruolo della star con talento ma manipolata dalla major, il personaggio di Alden Ehrenreich é spassosissimo e la presenza di Fiennes e della Swinton rendono ancora più valide alcune scene. Menzione d'onore per Josh Brolin, il suo Eddie Mannix é un personaggio affascinante: ossessionato dal tempo, ma in grado di accettare la realtà e trovare sempre una soluzione…come buona parte dei personaggi dei Coen.
Se con A Serious Man si era cercato di raccontare la storia di Giobbe in forma metaforica, in Ave, Cesare! il mondo di Hollywood é preso di petto, e con uno scontro frontale e quasi paradossale (gli stessi Coen lavorano per Hollywood) messo a nudo e in più di una occasione deriso. Proprio per questo motivo, nonostante una sceneggiatura forse troppo carica e poco approfondita in alcuni punti, merita di essere vista e apprezzata nella sua assurdit…soprattutto da coloro che vivono di pane e cinema.