Birdman o (L'inaspettata Virtù dell'Ignoranza)

di Roberto Vicario
Dopo Biutiful, un viaggio affascinante ma poco “commerciale” nel dolore che può provare un uomo, il talentuoso cineasta messicano Alejandro Gonzalez Inarritu si cimenta con un ibrido. Birdman o (L'inaspettata virtù dell'ignoranza) é senza ombra di dubbio il film più "leggero" di Inarritu. Un prodotto che amalgamato da un virtuosismo registico dinamico e a tratti ridondante, racconta l'uomo dietro la star, attraverso momenti che alternano la risata alla riflessione.

Cosa bisogna fare per sentirsi amanti?



Riggan Thompson é un attore che ha raggiunto l'apice del successo attraverso l'interpretazione di Birdman, un supereroe alato. Dopo il terzo film su questo fantomatico superhero, l'attore, decide di voler dimostrare al pubblico di essere in grado di recitare per essere ricordato come attore e non come l'interprete di quell'uomo mascherato.

Per farlo decide di portare in scena a Broadway, un racconto di di Raymond Carver intitolato “Di Cosa Parliamo Quando Parliamo d'Amore”, con sceneggiatura, regia e ruolo di attore protagonista a suo carico.



Per farlo si contornerà di una serie di personaggi particolari e al limite del grottesco, in grado di portare all'esasperazione diverse figure che quotidianamente vivono lo star system. Avremo così Sam, la figlia disintossicata e cinica di Carver, interpretata da una splendida e odiosa Emma Stone. L'amico/produttore Jake, con uno Zack Galifianakis quasi irriconoscibile, un brillantissimo Edward Norton nei panni di un attore invasato in bilico tra saggezza spicciola e patetismo. La disillusa e sognatrice Naomi Watts alla sua prima interpretazione importante in un teatro, e così molti altri.

Il film é immaginato come un lunghissimo piano sequenza che segue gli attori attraverso il palco, le quinte, i camerini, la strada e il tetto del teatro in cui Riggan/Keaton sta provando a realizzare la piéce teatrale . Tra porte che si chiudono, passaggi veloci da un ambiente all'altro e virtuosi cambi di inquadratura, le battute dei vari attori si susseguono in una serie di dialoghi dinamici, irriverenti e sempre incalzanti.

Non c'é un attimo di riflessione in Birdman, Inarritu ha la neanche troppo velata presunzione di buttare in faccia allo spettare una miriade di riflessioni da elaborare, non lasciandogli un attimo di respiro. Se tutto gira attorno alla necessità di sentirsi amati e apprezzati, e a quanto un uomo é disposto a mettersi in gioco per raggiungere il prestigio e l'amore di un oggetto così virtuale come il pubblico, il regista aggiunge molta altra carne sul fuoco.



Attraverso il carattere ben delineato di ogni attore su schermo vengono toccati molti altri argomenti. I social network e la necessità di dover essere “virali” per poter diventare qualcuno, il ruolo della critica (in questo caso teatrale) al giorno d'oggi, e ancora più importante il sempre maggiore peso specifico che il cinema legato a blockbuster e comic movie (citati spesso nei dialoghi) sta guadagnando a discapito del cinema d'autore.

Tutti punti di riflessione che non trovano una vera e propria risposta all'interno della pellicola, ma che vengono dati in pasto allo spettatore lasciandogli la possibilità di elaborare una digressione che inevitabilmente porterà ad una conclusione differenza da quella pensata dal personaggio di Keaton (o magari no?).

Ci sono tantissimi rimandi - forse neanche troppo voluti - a registi come Altman, Truffaut, Bogdanovich e altri ancora, ma Inarritu riesce nell'impresa di realizzare un film volutamente esagerato ma in grado di scavare - nonostante il tono da black commedy - nella fragilità umana.

Per farlo si serve della fotografia di Emmanel Lubezki (davvero impeccabile!), di una colonna sonora che vive di un costante e quasi fastidioso drum beat, e di un Michael Keaton che riesce a trasmettere tutto quel senso di insicurezza che solamente un attore “etichettato” ad un suo personaggio può riuscire a trasmettere (vi ricordate il suo momento di super popolarità durante l'interpretazione di Batman nei film di Tim Burton? ecco, la scelta non pare sia stata casuale).

Le voci nella testa di Keaton, i dialoghi, i finti superpoteri le fragilità dei personaggi nascoste dal palcoscenico, sono tutti elementi che trasformano Birdman o(L'inaspettata virtù dell'ignoranza) in un prodotto particolare, affascinante, diretto ma sicuramente difficile da digerire se non lo si approccia con la giusta mentalità.

Un'epopea sulla ricerca della popolarità, macchiata di un nero intenso e che trasuda per tutta la sua durata. Ma come dice Norton in una battuta del film, “la popolarità é la cugina zoccola del prestigio”. A voi lasciamo il piacere e l'onere di interpretare questa frase.