Black Sea
di
Luca Gambino
Black Sea, arriva in Italia con quasi un anno di ritardo rispetto al mercato americano, ennesima anomalia di una programmazione che spesso tende ad ignorare anche titoli di buona fattura come questo. Diretto da Kevin McDonald (State of Play), Black Sea racconta la storia di un esperto pilota di sommergibili (Jude Law), che dopo aver perso il lavoro di una vita, viene coinvolto in una missione al limite dell'impossibile che potrebbe sistemarlo per il resto della vita.
Durante la seconda guerra mondiale, un sommergibile trasportante un imponente carico d'oro, affondò nel Mar Nero, rimanendo nascosto e sepolto dal mare. Valore attuale, oltre 40 milioni di dollari da spartire tra lo sparuto equipaggio di un sommergibile di fortuna e il finanziatore dello scassatissimo progetto.
Ma cosa potrà mai accadere all'interno di uno spazio così angusto, con una tecnologia ormai retrograda e un equipaggio assemblato come peggio non si potrebbe, misto di americani e russi che spesso manco riescono a capirsi? McDonald cerca di esplorare queste dinamiche da “sindrome da caserma”, riuscendo a confezionare un prodotto che riesce ad andare oltre il semplice film “di rivincita” ed ad essere avvincente per larghi tratti, pur concedendo diversi momenti di banalità.
Pur non mancando alcuni (prevedibili) colpi di scena, il film presenta diversi stereotipi che permettono allo spettatore di anticipare alcuni dei passi cruciali. Insomma, una discreta pellicola che galleggia (perdonateci il gioco di parole) nella normale amministrazione pur risultando comunque come un buon film d'intrattenimento, senza velleità artistiche di alcun tipo.
Rimangono comunque alcune buone interpretazioni dei protagonisti e delle ottime riprese, sia in profondità che all'interno del sottomarino, che riescono a trasmettere quel senso di angoscia e insicurezza che fanno da giusto sottofondo per i momenti più cruciali della pellicola.
Durante la seconda guerra mondiale, un sommergibile trasportante un imponente carico d'oro, affondò nel Mar Nero, rimanendo nascosto e sepolto dal mare. Valore attuale, oltre 40 milioni di dollari da spartire tra lo sparuto equipaggio di un sommergibile di fortuna e il finanziatore dello scassatissimo progetto.
Ma cosa potrà mai accadere all'interno di uno spazio così angusto, con una tecnologia ormai retrograda e un equipaggio assemblato come peggio non si potrebbe, misto di americani e russi che spesso manco riescono a capirsi? McDonald cerca di esplorare queste dinamiche da “sindrome da caserma”, riuscendo a confezionare un prodotto che riesce ad andare oltre il semplice film “di rivincita” ed ad essere avvincente per larghi tratti, pur concedendo diversi momenti di banalità.
Pur non mancando alcuni (prevedibili) colpi di scena, il film presenta diversi stereotipi che permettono allo spettatore di anticipare alcuni dei passi cruciali. Insomma, una discreta pellicola che galleggia (perdonateci il gioco di parole) nella normale amministrazione pur risultando comunque come un buon film d'intrattenimento, senza velleità artistiche di alcun tipo.
Rimangono comunque alcune buone interpretazioni dei protagonisti e delle ottime riprese, sia in profondità che all'interno del sottomarino, che riescono a trasmettere quel senso di angoscia e insicurezza che fanno da giusto sottofondo per i momenti più cruciali della pellicola.