Blink Twice, recensione. Zoe Kravitz parte con il botto
Blink Twice segna l'ottimo esordio di Zoe Kravitz con questo ottimo thriller che nasconde delle sottotrame sociali davvero ben costruite
Quella del 2024 è l’estate dei debutti delle “figlie d’arte”. Iniziata con The Watchers di Ishana Shyamalan, proseguita con la sorella, Saleka, che firma la colonna sonora di Trap e che si chiude con il debutto dietro la macchina da presa di Zoe Kravitz, che con Blink Twice, firma un thriller che nasconde intricate metafore sulla natura femminile.
Frida (Naomi Ackie) è una squattrinata cameriera che si infila assieme alla sua amica Jess all’esclusivo party di Slater King (Channing Tatum). Slater, un imprenditore di successo che sta cercando di rilanciare la sua immagine dopo una battuta d’arresto per alcuni fatti poco chiari che ne hanno minato la credibilità, invita Frida e Jessie a trascorrere una indimenticabile vacanza nella sua isola privata (un riferimento a Jeffrey Epstein?) assieme ad un ristretto giro di persone vicine al magnate della tecnologia.
Troppo bello per essere vero? Decisamente, perché se i primi giorni di vacanza trascorrono nel divertimento più totale, tra cibo, alcol e droghe (assunte responsabilmente, sia chiaro), ecco che le stranezze iniziano ad emergere. Si, perchè Frida si accorge di iniziare a dimenticare le cose, e addirittura le persone, e sono sempre di più i flashback a cui non riesce a dare una spiegazione.
Non solo, sembra che il personale dell’isola, in qualche modo, la conoscano e c’è una donna che continua a chiamarla “coniglio rosso”. E anche se inizialmente Frida sembra non porre troppa attenzione a quanto le accade attorno, le cose iniziano ad avere una connotazione sempre più inquietante. Soprattutto quando si rende conto che solo le donne del gruppo sembrano soffrire di queste strane amnesie, e decide quindi di approfondire per capire cosa stia realmente accadendo. E la verità è a dir poco sconvolgente.
Oltre alla bravissima Naomi Ackie e a Channing Tatum, Blink Twice si avvale anche di altri ottimi nomi che ha inserito nel cast, tra cui Geena Davis, Adria Arjona (appena vista nell’ottimo Hitman), Christian Slater e Kyle McLachlan.
Zoe Kravitz si è dimostrata bravissima nel saper gestire il ritmo del film, dosando in modo sapiente l’inserimento degli elementi di tensione, in un continuo crescendo che sfocia poi in un finale forse telefonato, ma comunque ben costruito. Il tutto senza mai perdere il filo logico della trama, ma costruendo un tessuto narrativo capace di evidenziare una particolare condizione femminile e una misoginia imperante, che trova purtroppo ampio riscontro nella realtà quotidiana.