Bob Marley: One Love, recensione: una guida al reggae per principianti
Bob Marley per principianti: introduttivo, ingentilito, forse un po' ripulito. Marley qui viene introdotto e spiegato, ma forse mai davvero capito da un film che fatica a lasciarsi dietro le convenzioni. La recensione di Bob Marley: One Love.
Nell’ultimo decennio sono arrivati in sala e in streaming così tanti film biografici su icone della musica presenti, passate e trapassate che ormai si potrebbe creare una tier list dedicata. Avete presente quella sorta di grafico diviso in più righe - dalla S di super alla F di gravemente insufficiente nel sistema di votazione tipico delle scuole statunitensi - che usano streamer e YouTuber per fare graduatorie su ogni argomento esistente, dai più seri e faceti? Ecco: una tier list, appunto.
Il film biografico su un cantautore o un'icona pop è quel porto sicuro che coniuga necessità di fare un film anche quando si hanno poche idee originali con la segreta speranza di attirare in sala gli appassionati di quell’artista musicale. Spesso all’equazione si aggiunge anche il coinvolgimento umano e finanziario di qualcuno di vicino all’artista: una variabile che tende a far sconfinare ancora di più buona parte di queste operazioni nell’agiografia dura e pura. Purtroppo Bob Marley: One Love tende decisamente in questa direzione, per molti motivi. In sintesi è un film abbastanza convenzionale, che dimostra di aver imparato la lezione del biopic contemporaneo, declinandola in una forma elogiativa. Ad ogni modo, se volete conoscere la vera storia di Bob Marley, abbiamo realizzato questo speciale
Lo fa in modo così rispettoso da mancare di raccontare in maniera incisiva il suo protagonista musicale e umano, preferendo ricordarne ed elogiarne i meriti. Un risultato che, a voler essere maliziosi, era già scritto dal principio, considerando la produzione del figlio Ziggy Marley e la regia di Reinaldo Marcus Green. Nel curriculum di quest’ultimo spicca - in negativo - Una famiglia vincente - King Richard, il film biografico sportivo sul padre delle sorelle Williams che ha portato Will Smith ad agguantare un Oscar desideratissimo, ma oscurato da un singolo gesto che ne ha gravemente danneggiato la carriera.
Bob Marley per principianti
Stavolta Reinaldo Marcus Green si trova a raccontare un’artista ricco di sfaccettature, inscindibile dalla sua dimensione politica e spirituale, ma quantomeno senza la necessità di trasformare i suoi lati più oscuri in un enfatica esaltazione. Gli basta glissare. Richard Williams è stato un padre più che discutibile per le figlie e, su richiesta delle stesse, King Richard doveva celebrarlo. Per questioni lavorative e indole personale Marley è stato un padre poco presente: One Love accenna a questo suo limite genitoriale e poi glissa.
Quindi, in buona sostanza, Bob Marley: One Love è sicuramente migliore del precedente film di Green e più riuscito di altri biopic musicali impegnatissimi a riscrivere la storia che raccontano per far fare bella figura ai proprio protagonisti (sto guardando te Bohemian Rhapsody). Dalle tendenze dei film biografici contemporanei Green ha imparato ha contenere il minutaggio e a concentrarsi su una parentesi temporale limitata e rappresentativa della vita dell’artista che racconta, piuttosto che ripercorrerne l’intera biografia.
One Love si consuma in poco meno di un decennio. Il film infatti decide di raccontare l’esilio più o meno volontario di Marley a Londra negli anni ‘70 fino al ritorno di Marley in una Giamaica uscita da una gravissima crisi politica. Una scelta che si rivela ideale per un pubblico internazionale. Calando il proprio protagonista nei panni dello straniero che conquista il mercato discografico anglofono, Bob Marley: One Love può spiegare Marley a un pubblico poco avvezzo alle questioni politiche e storiche giamaicane e africane degli anni ‘70, centrali per capire la musica e l’essenza del musicista.
La beatificazione di Marley, da Exodus alla pacificazione della Giamaica
In breve: la Giamaica è sull’orlo della guerra civile, Marley è un musicista molto famoso e discusso per vista del suo credo spirituale: il rastafarianesimo. Credo a cui il film fa molto spesso riferimento, mancando però completamente di fornire allo spettatore gli strumenti e le informazioni necessarie a capirlo davvero. In avvio di pellicola Marley sta organizzando un concerto gratuito per la popolazione, sperando di calmare una situazione politica che ha portato la sua Giamaica sull'orlo della guerra civile. Questo lo rende un personaggio scomodo, tanto che due uomini armati s'introducono a casa sua con l'obiettivo di ucciderlo e fermare il concerto.
Dopo l'attentato che ferisce lui, la moglie e un membro del suo staff, Marley si trasferisce a Londra con il suo gruppo di lavoro, sostenuto da un discografico. Qui si mette al lavoro su un disco che vuole portare la sua visione del mondo alle persone e che catapulta il reggae giamaicano tra le sonorità internazionali. One Love racconta la nascita di uno dei suoi album più popolari e rappresentativi, Exodus, e quelli che poi si riveleranno essere i suoi ultimi anni di vita. Colpito da una malattia rara e molto insidiosa, Marley fa appena in tempo a vedere il suo paese pacificato, ad affrontare un tour africano molto desiderato.
A interpretare questo Marley pensieroso e ironico c’è Kingsley Ben-Adir. L'attore sembra proprio la versione hollywoodiana e pulita di Marley musicista e uomo: più bello, più giovane, più cosmopolita. Il protagonista è puntuale nell’interpretazione ma manchevole di quel carisma un po’ sciamanico, un po’ ironico, molto radicale proprio dell’originale.
Il film gli ruota attorno, cedendo a torto alla voglia di flashback che illustrino il passato del personaggio, che ne spieghino genesi e inizi. Ne esce una pellicola riuscita a metà. One Love è un racconto troppo timoroso per rinunciare completamente a un discorso introduttivo e didascalico rispetto al personaggio che racconta, ma al contempo lontano dal coglierne l'essenza. Il rastafarianesimo, la sua complessa vita sentimentale, l'equilbrio tra figura politica e personale pubblica: tutto risulta più accennato, mostrato in maniera tentennante.
Il problema principale è che Marley è una vera icona degli anni ‘70, legata imprescindibilmente a un messaggio politico e spirituale radicale, a tratti anarchico. Per certi versi gli anni ‘70 sono ciò che di più lontano c’è dal sentire presente, che si avvicina molto di più a decenni conservatori come gli anni ‘50 o sbarazzini e omologati come gli anni ‘80. Un'epoca le cui icone, nel sentito odierno, sono più aliene che mai, forse ancor più che allora.
Rating: V.M. 14
Nazione: Stati Uniti d'America
Voto
Redazione
Bob Marley - One Love
Per raccontare l’essenza di musicista, pensatore e uomo Bob Marley senza sentimentalismi e in tutta la sua complessità servirebbero nomi in grado di restituire un ritratto all’altezza della sfida posta da un film ambientato negli anni ‘70. Green, Ben-Adir e gli altri non sono professionisti in grado di farlo, anche se non manca da parte loro l'impegno. Da questo gruppo di lavoro cii si può augurare un gradevole film biografico, un po’ didascalico, tutto sommato rassicurante, impegnato soprattutto a certificare lo status d’icona al personaggio raccontato.
In questo senso il film funziona, ma non è particolarmente interessato né a spiegare davvero la visione del mondo di Marley né a raccontare in maniera incisiva la sua musica, un passando in rassegna una decina delle sue hit più famose. Può bastare: alle volte la chiave è accontentarsi e sperare che chi intercetti questo film finisca per incuriosirsi e proseguire la ricerca per conto suo.