Boston: Caccia all'Uomo

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Ci sono ferite che fanno sanguinare gli americani più di molte altre. Si tratta di quelle ferite che arrivano dall’esterno, che penetrano l’apparente corazza del paese, si insinuano nelle strade tra la gente comune, e deflagrano con brutalità, colpendo innocenti di tutte le età.

Si percepisce proprio questo all’interno di Boston: Caccia All’Uomo, pellicola diretta da Peter Berg (Deepwater:Horizon e Lone Survivor) che racconta i tragici eventi del 15 aprile 2013 quando due bombe sono deflagrate sulla linea di arrivo della tradizionale maratona di Boston.

Boston: Caccia all'Uomo

La forza di una città

Il film in oltre due ore racconta quello che è accaduto prima, durante e dopo l’esplosione, con la caccia ai due attentatori di origine musulmana. Si potrebbe parlare di facile retorica, di strumentalizzazione e, volendo, di esaltazione del concetto dell’essere uno statunitense. Si potrebbeper l’appunto (gli strumenti ci sono tutti!), ma preferiamo non farlo; al di là di queste cose, sotto la scorza della superficialità si nasconde un film tecnicamente incredibile, con un piccolo capolavoro sotto l’aspetto della narrazione e dell’intreccio.

Peter Berg mette in scena un film estremamente corale, in cui tanti personaggi, attraverso la loro quotidianità, raccontano una storia non ordinaria, in cui è la città stessa a diventare protagonista della pellicola. Un cast composto da attori come Mark Whalberg, J.K. Simmons, John Goodman, Michelle Monaghan e Kevin Bacon - giusto per citarne qualcuno - che si mettono a servizio della storia.

A colpire di questo Boston: Caccia all’Uomo è infatti l’equilibrio narrativo che il regista è riuscito a trovare. Un modo intelligente per raccontare una storia che tristemente è ancora nella memoria di moltissime persone che hanno vissuto quei momenti. Tanti piccoli elementi che pian piano trovano l’incastro perfetto e portano lo spettatore a tessere le fila di una vicenda che ancora fa sanguinare gli Stati Uniti.

Boston: Caccia all'Uomo

Inoltre, bisogna sottolineare un altro grande pregio di questo film, e riguarda il modo in cui sono stati trattati questi momenti di terrore. Berg infatti ad una narrativa per nulla spicciola e a tratti quasi complessa, associa una regia asciutta e diretta, quasi documentaristica, in grado di arrivare a qualsiasi tipologia di spettatore. Non un compito semplice quello di raccontare storie di questo tipo, ma allo stesso tempo in grado di intrattenere, e proprio per questo si tratta di un elemento che merita di essere sottolineato.

Se quindi amate un certo genere di cinema, ed in particolare il taglio che Berg riesce spesso a dare ai suoi film, non rimarrete delusi nemmeno da Boston: Caccia all’Uomo. Come dicevamo in apertura purtroppo il regista fa lo stesso errore di altri cadendo, in parte, nella tipica auto celebrazione statunitense; questo porta a dei piccoli momenti riempiti da luoghi comuni che onestamente potrebbero essere tranquillamente superati da Hollywood. Detto questo però Boston riesce nel più difficile dei compiti: intrattenere senza svilire le vicende raccontate. Un elemento più che sufficiente per consigliare la visione del film.

Boston: Caccia all'Uomo

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